Màrquez l'autore di Cent'anni di solitudine sta scrivendo un nuovo romanzo
Data: Lunedì, 12 gennaio 2009 ore 18:13:13 CET
Argomento: Rassegna stampa


E questo per mancanza di entusiasmo, non d’ispirazione. "Con la pratica che ho, non ho problemi a scrivere un libro - aveva spiegato - ma la gente si accorge se non ci hai messo passione".
Ma, se l’amico annuncia un nuovo romanzo - l’ultimo risale a quattro anni fa e s’intitola 'Memoria delle mie puttane tristi' - l’agenzia letteraria Carmen Balcells, che ne cura i diritti, ha dichiarato che al momento Gabriel García Márquez non prevede la pubblicazione di nessun libro. Naturalmente tutti gli estimatori dell’autore di Cent’anni di solitudine, il romanzo che gli valse il Nobel letterario nel 1982, si augurano la nascita di un nuovo Aureliano Buendia, lo straordinario protagonista di quel capolavoro (ricordate l’attacco?: "Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. …") e dell’immaginario villaggio di Macondo, così ‘reale’ rispetto alle vere città latinoamericane e dell’universo mondo. Se lo augurano perché ricordano che cosa diceva, quando insegnava agli allievi della Scuola internazionale di cinema e televisione, a Cuba: "Non cominciate mai a scrivere, se non siete convinti di essere migliori di Cervantes".
Se comunque questo romanzo annunciato non dovesse mai apparire nella forma definitiva, Gabo un altro ce lo deve: il seguito di 'Vivere per raccontarla', il romanzo della sua vita - pubblicato nel 2002 - che si ferma a metà degli anni Cinquanta. Un libro che assomiglia a un’autobiografia ma non lo è: "Potrebbero - ha detto - chiamarsi ‘memorie’ se non fosse che i miei romanzi sono già le mie memorie. In realtà è il mio gran libro di narrativa, il romanzo che ho cercato per tutta la vita".
Che ci siano scrittori i quali, giunti agli ottant’anni e felicemente superatili, continuino a scrivere, per sé stessi e per noi, in tempi di crisi come questo serve ad alimentare l’ottimismo della speranza. Si potrebbe annoverare tra gli altri Alvaro Mutis, classe 1923, il ‘fratellino’ di Gabo, nato anche lui in Colombia e inventore di Maqroll il gabbiere, proseguire via via con altri ‘anziani giovinetti’. Nell’America del Nord c’è Gore Vidal, nato nel 1925, che alterna romanzi a saggi nei quali la storia del suo Paese è trattata senza alcun compiacimento. In Europa continua a vivere e scrivere l’ottantaseienne José Saramago, un portoghese geniale e iconoclasta, insignito del Nobel letterario nel 1998, che ci ha recentemente deliziato raccontandoci di uno sciopero della morte.

In Germania c’è Günter Grass, nato a Danzica nel 1927, anche lui premio Nobel (nel 1999). Con il suo 'Tamburo di latta', uscito alla fine degli anni 50, ha rappresentato con perversa efficacia del mondo piccolo borghese della sua città e dell’intera Germania, e ha poi continuato a essere coscienza critica del suo Paese, nonostante l’infortunio di essere stato nazista da giovanissimo. Infine, ci sia permesso di annoverare tra i vecchi fanciulli anche il nostro Andrea Camilleri, nato ad Agrigento nel 1925. Non lo hanno (ancora) insignito del Nobel; ma ci ha portato in regalo il commissario Montalbano (che non è poco).

Ricordiamo Cent’anni di solitudine il romanzo che gli valse ilNobel
Le vicende del romanzo si svolgono nell’immaginario paese di Macondo, immerso nella foresta colombiana. E’ la storia della famiglia Buendia; sei generazioni narrate, vite che si intrecciano in questo luogo mitico, in una dimensione alternativa, in un luogo fuori dal mondo. Dal capostipite della famiglia e fondatore di Macondo, Josè Arcadio Buendia fino all’ultimo bambino su cui si chiude il romanzo trascorre un secolo, un secolo di magia e misticismo. Avendo Josè Arcadio sposato la cugina Ursula, tutte e sei le generazioni vivono oppresse dalla superstizione, dalla paura di generare un figlio con la coda di maiale. Ben pochi sono i momenti di gioia e di felicità nella vita di Macondo spesso martoriato dalle guerre civili, dallo sfruttamento, dal sottosviluppo e infine da un clima infausto. I personaggi che compaiono sono numerosissimi e variegati: nipoti, figli, fratelli con le loro avventure e gli incredibili episodi di cui sono protagonisti. Spesso hanno gli stessi nomi e il rischio di fare confusione è alto. Munitevi perciò di carta e penna. Vi assicuro che ne avrete bisogno per avere chiaro tutto l’albero genealogico della famiglia Buendia. Non è un libro semplice. È invece piuttosto complesso; richiede attenzione e impegno. Sembra dirci che la solitudine è la condizione dell’uomo: un uomo che combatte, si agita per non arrivare da nessuna parte, per ritrovarsi sempre nello stesso punto. Il tempo si ripete, i fatti si ripetono dando vita a interminabili cicli uguali a se stessi in cui oppressione e desolazione, nonché solitudine sono i sentimenti più comuni.
Macondo, questo luogo fuori dal mondo, tra reale e fantastico, tra verità e leggenda, tra mistero ed esoterismo vi coinvolgerà in un vortice lento e ammaliante. E Marquez con il suo stile inimitabile e imprevedibile renderà indimenticabile questa lettura.


 







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-13792.html