L’Italia saluta il Faber
Data: Luned́, 12 gennaio 2009 ore 13:23:35 CET
Argomento: Rassegna stampa


Presto Wim Wenders, geniale regista tedesco, porterà il nome di De Andrè in tutto il mondo, organizzando a New York  un evento internazionale dedicato al cantautore genovese. Per ora è invece l’Italia a ricordarlo, e a porgere l’estremo saluto, dieci anni dopo, a un mito che non muore. Ma chi era De Andrè, e cosa è diventato nella considerazione delle nuove generazioni che lo riscoprono entusiaste e ne fanno il simbolo di un’arte “fuori dal branco” e tuttavia in grado di schierarsi?  Genova tenta una risposta, ricostruendo attraverso un’ampia esposizione  la vita artistica e privata del Faber: quindici album in quarant’anni di attività musicale, l’appassionato lirismo poetico che raggiunge il suo culmine nel riscattare “le anime fragili” e le minoranze ingombranti o invisibili, le collaborazioni artistiche realizzate in tanti anni di carriera. Palazzo Ducale  è dunque già teatro del ricordo. La mostra, che avrà di certo risonanza mondiale, è organizzata da Vittorio Bo, Guido Harari, Vincenzo Mollica e Pepi Morgia. Visitabile dal 31 dicembre fino al 3 maggio ha già registrato 10.000 presenze. Altre iniziative culturali sono previste nel corso del 2009. La televisione ha già dato ampio spazio (e ancora ne darà)  alla commemorazione dell’autore delle celebri “Bocca di rosa”, “La guerra di Piero”, “La canzone di Marinella”, poesie in musica non a caso inserite, ormai da anni, nelle antologie scolastiche. L’anno delle celebrazioni televisive è stato inaugurato da Rai Due che il 9 gennaio ha riproposto per l’appuntamento “Palcoscenico” in seconda serata le immagini dell’ultimo concerto del cantautore, registrato al teatro Brancaccio di Roma pochi mesi prima della morte. Nell’ambito della trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, dedicata alla memoria del cantante, un centinaio di radio nazionali hanno lanciato in contemporanea la canzone “Amore che vieni amore che vai”, scelta, in quanto simbolo di un amore universale, da Dori Ghezzi, moglie di Fabrizio per venticinque anni. Nel corso della trasmissione molti gli artisti italiani legati alla musica di De Andrè che hanno portato la loro testimonianza o il loro omaggio esibendosi con canzoni tratte dal vasto repertorio dell’amato protagonista della musica popolare, e d’autore. Tra le più toccanti raccolte che hanno rivestito un ruolo centrale nella storia della musica e della cultura del Novecento,  e che sono state ricordate nel corso della trasmissione, svettano per importanza “La buona novella” album del 1970, ispirato ai vangeli apocrifi, che ricostruisce il ritratto di un Cristo fortemente umano, spogliato dalla sacralità del divino e capace di rivoluzionare la storia in favore degli emarginati, dei poveri e degli ultimi della società, veri protagonisti della musica del “Faber”; ancora “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, lavoro del 1971 realizzato con la collaborazione di Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani, opera liberamente ispirata all’antologia di Spoon River, capolavoro dei primi del Novecento di Edgar Lee Masters, tradotto in Italia da Fernanda Pivano nel 1943.  

 

 

 

Irene Giuffrida

 

 

 







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