''PRIMA DI TUTTO I FIGLI'' DI ANNA RUCHAT
Data: Domenica, 11 gennaio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


PRIMA DI TUTTO I FIGLI

Prima di tutto i figli
con le loro ciotole di latte azzurro
con la loro saggezza fragile
i figli che hanno bisogno di scarpe
e di mani di monotonia
che sognano il nostro passato
e vedere
quante cose già sanno
e ascoltare
le loro storie di domani

prima di tutto i figli
imbandire per loro ogni sera il firmamento
rimboccare il vento della notte
e ancora ascoltare ascoltare

prima i figli
e poi
ai margini dell'universo
nel doppiofondo della giornata
angeli terribili e amore
senza ritorno

ANNA RUCHAT

Intervista con...
Anna Ruchat





di Damiano Realini



“ Mi sveglio, l’orecchio che appoggia sul cuscino è umido e caldo, mi rigiro mossa da una vaga inquietudine, la notte è iniziata...”.
Inizia così il primo dei quattro racconti che fanno la carne e lo spirito di In questa vita (Casagrande, Bellinzona 2004), il libro che ha vinto domenica a Varese, in una corsa all’ultimo voto ( immaginatevi: 66 preferenze contro 65), l’edizione 2005 del Premio Chiara, dedicato alle raccolte di racconti. Anna Ruchat, la scrittrice ticinese dei 66 voti: "Non me lo aspettavo – commenta la vincitrice – sono molto contenta e soprattutto sono contenta di aver concorso con Fabrizia Ramondino (quella dei 65 voti con Arcangelo, Einaudi, ndr), perché è una scrittrice bravissima. Bravo, indubbiamente, anche Giorgio Falco (Pausa caffè, Sironi, 48 voti, ndr)" .

Un testa a testa sfibrante con la Ramondino durante lo spoglio delle schede?
" Direi proprio di sì: a un certo punto avevo tre punti di vantaggio poi è passata in testa lei e infine ho vinto per un punto solo. Che patema! Sembrava una partita di bocce" .

I libri concorrenti sono buoni?
"Io ho letto il libro della Ramondino, e l’ho trovato molto bello, il che fa onore alla Giuria. Sono state tre scelte coraggiose, anche per quanto riguarda il mio libro che presenta un tema che non tutti osano mettere in evidenza".

In questa vita, edito l’anno scorso, sta andando bene nelle vendite?
" Lo deve chiedere all’editore. Certo che, in questo senso, i premi ricevuti fra cui il Schiller 2005, ndr) sicuramente contribuiscono".

Un contributo forse utile soprattutto ai libri di racconti, libri che spesso il mercato editoriale non vede di buon occhio...
"I miei racconti sono stati rifiutati da alcune case editrici proprio per questo motivo. È un peccato perché le cose più interessanti che stanno uscendo in Italia sono racconti".

Lei traduce dal tedesco
"e ormai da 20 anni".

Quanto è funzionale la traduzione per la sua scrittura?
"Ne è la base. Tradurre significa imparare a scrivere, e questo per me è stato fondamentale per creare una lingua finalmente adeguata e provvista di strumenti che a 20 anni mi mancavano. Proprio con il tempo e con il tradurre ho acquisito una sicurezza sconosciuta all’epoca della scrittura autonoma ".

Riuscirà mai a scrivere in tedesco?
"No. Assolutamente no. E poi la vera e bella sfida è proprio quella di usare il tedesco all’interno dell’italiano. Che vuol dire allestire una lingua con un ritmo e una cadenza particolare, diversa da quella di altri scrittori che non possono contare su questa doppia ‘ cifra’" .

Lei sta continuando a scrivere?
"Sto continuando sia a scrivere che a tradurre. E a scrivere, indipendentemente dai premi, perché mi sembra che sia un’operazione che mi riesce" .

Un’operazione che raccoglie consensi popolari.
"Sono felice, per ritornare al Chiara, del successo venuto dalla Giuria popolare. Un conto sono i critici letterari e un conto è la genuinità della gente comune. Per me la gratificazione maggiore scaturisce quando un non addetto ai lavori mi dice: il tuo libro mi è piaciuto molto, mi ha dato qualcosa. Sì, questo è il massimo".

Perché?
"Perché sono complimenti che provengono da chi probabilmente non ha un metro di giudizio, ma da chi si basa su una immediata reazione emotiva al libro. E un libro deve passare qualcosa di autentico. Troppi sono gli esercizi letterari fini a se stessi, i cosiddetti libri di plastica, troppe le scritture solo tecniche".

Lei pubblica racconti: perché adesso non provare con il romanzo?
"Non lo so. È una cosa che deve venire da sé. E da sé a me invece sembra che arrivi il racconto. Il romanzo necessita di più costruzione precedente. Io invece costruisco scrivendo e non vado, in modo naturale, oltre le dieci o venti pagine. Per ora questo è il mio passo, quello che sento" .


Brevi note biografiche sull’autrice
Anna Ruchat è nata a Zurigo nel 1959 ed è domiciliata a Riva S. Vitale; ha studiato filosofia e letteratura tedesca.
Vive tra Italia e Svizzera ed insegna alla Scuola europea di traduzione di Milano








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