Gelosa di Majakovskij
Data: Sabato, 10 gennaio 2009 ore 17:13:01 CET
Argomento: Rassegna stampa



 

Se c'è qualcuno che ha attraversato la scena della poesia degli inizi del Novecento con la prepotenza e la vulnerabilità di una meteora, questi è sicuramente Vladimir Majakovskij, nato nel 1893, morto suicida nel 1930. Condusse una vita breve, irrequieta e vorace. Fisicamente imponente, quasi un divo di quel cinema che cominciava a diffondersi proprio allora, Majakovskij diventa famoso come il più grande cantore del partito e della intellighentsija rivoluzionaria sovietica, celebrando l'industrializzazione, le macchine e il futuro. Nei suoi componimenti la dimensione privata si unisce all'esperienza politica. In ogni suo verso esplode una vitalità straordinaria e una capacità di sguardo sul mondo che dalla dimensione politica evolve verso la grande visionarietà.
"L’AMORE E’ IL CUORE DI TUTTE LE COSE"
Non bisogna farsi trarre in inganno dal titolo: L’amore è il cuore di tutte le cose per essendo il verso di una lirica che Majakovskij scrisse pensando a Lili, è il simbolo di un determinato periodo della complessa produzione poetica dell’avanguardista russo. Corrisponde al momento più solare della sua poetica, quando, rapito dall’amore per Lila, riesce a vedere con occhi ‘solari’ il mondo che lo circonda. Chiarito che non si tratta di un volume di sdolcinate lettere d’amore, è necessario ricordare che un po’ di sentimentalismo c’è, ma che assume le caratteristiche dell’amour fou e una tenerezza che sfiora l’ingenuità. I due amanti si incontrano per caso, si regalano soprannomi dolci, ma si concedono ad una passionalità priva di freni inibitori.

Majakovskij e la Brik rappresentano il più singolare sodalizio amoroso che la poesia russa può annoverare in età contemporanea. Vladimir incontrò Lili nel 1915 e se ne innamorò di un sentimento profondo, immediato e spregiudicato. La Lili, che lo ricambiò anche se con un trasporto più contenuto, era già sposata a Osip e Vladimir finì per amare anche il marito della sua musa. Un rapporto complesso, che vide Lili rimanere legata al marito per tutta la vita, mentre il rapporto con Vladimir seguiva l’andamento capriccioso della vena creativa del poeta. Metterà fine al loro legame il suicidio di Majakovskij nel 1930. Nei quindici anni di rapporto, i due si lasciano, ritornano insieme, ma soprattutto animano i salotti della Russia avanguardista. Majakovskij cerca una nuovo linguaggio poetico e, proprio grazie all’esperienza amorosa con Lili e Osip, lo trova. Le lettere diventano così non solo una biografia fondamentale per gli amanti della letteratura sovietica, ma anche un documento vero della situazione culturale dell’epoca.


Nato a Bagdadi [Georgia] nel 1893, dopo la morte del padre ispettore forestale, nel 1906 si trasferì a Mosca dove continuò gli studi ginnasiali fino al 1908. Iscritto al partito bolscevi co, subì tre arresti. Nel 1911 entrò nella scuola di pittura scultura e architettura di mosca. Qui conobbe il pittore D. Burljuk che lo incoraggiò alla poesia e lo mise in contatto con il gruppo dei futuristi, insieme ai quali, nel 1913-14 compì una lunga turnè nella Russia meridionale. Con i suoi atteggiamenti provocatori e la prepotente personalità, divenne presto, insieme a V. Chlebnikov, la figura centrale del gruppo. Dopo la rivoluzione, da lui accolta con entusiasmo, fu membro dell'IZO, sezione delle arti figurative del commissariato per l'educazione pubblica; nel 1919-1923 lavorò alla ROSTA, l'agenzia telegrafica russa, per la quale realizzò oltre 3000 "finestre", manifesti di propaganda con immagini e slogan. Nel 1923 è direttore della rivista LEF organo del fronte di sinistra delle arti. In questo periodo di intensa attività organizzativa, compì numerosi viaggi all'estero. Nel 1925 fu in america. Nel 1928 il LEF cessò in pratica di esistere: alla sua chiusura non furono estranei gli attacchi della RAPP, in cui Majakovskij entrò agli inizi del 1930. Il 14 aprile 1930 Majakovskij, a Mosca, si tolse la vita con un colpo di pistol
a al cuore.







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