TRA TAGLI E PENSIONI
Data: Luned́, 05 gennaio 2009 ore 19:44:32 CET
Argomento: Rassegna stampa


Nel 2007 i pensionati della scuola furono in tutto 54.663; numero che si dimezzò a 27 mila circa nell’anno appena trascorso, mentre per il 2009 si prevede una sfornata non inferiore a oltre 40 mila unità e su base soprattutto volontaria: insegnanti cioè che sono arrivati al limite della sopportazione.
A rendere più raccapriccianti queste previsioni di esodo contribuisce una inusitata richiesta del ministero con cui invita i docenti, nati tra il 1944 e il 1951, a produrre entro l’8 gennaio una dichiarazione dei servizi e un’altra con cui devono notificare se hanno inoltrato "istanza all’Inpdap di valutazione, ai fini della quiescenza, di servizi o periodi computabili e/o riscattabili o ricongiungibili".

Ma c’è un ulteriore motivo di ansia che è lo spostamento al 26 gennaio del termine ultimo per la presentazione della domanda di pensionamento che da sempre è stato fissato al 10: che sta succedendo?
Con ogni probabilità il giallo si spiega tenendo conto del piano programmatico dei tagli (87 mila cattedre in tre anni) che il Governo ha deciso con la finanziaria estiva, per poi conteggiare i posti lasciati liberi dai pensionamenti e ridefinire la mappa completa del fabbisogno: una sottrazione insomma che toglie senza aggiungere.
Per questo sembra difficile che le speranze di sistemazione dei precari si possano esaudire, mentre si prevedono addirittura esuberi di personale di ruolo per la cui ulteriore collocazione si fanno tante ipotesi e tutte non tranquillizzanti visto pure i precedenti decreti adottati per mettere fuori gioco la contrattazione sindacale che ha dato sempre garanzie di stabilità del diritto.

E allora che succederà ai docenti di ruolo in sovrappiù? I sindacati tranquillizzano, ma senza convinzione, mentre i professori sono sempre in attesa di sapere, nonostante anche il presidente Napolitano chieda a gran voce un "confronto aperto e costruttivo" con tutte le forze, compresi gli studenti, per fare "scelte di razionalizzazione e di riforma" della scuola.
Perché in effetti le incertezze generano affanni e allora di fronte all’ignoto imponderabile chi può lascia la scuola e chi rimane spera sempre che il famoso tavolo di concertazione si costituisca: per parlare almeno. All’inizio fu il verbo, è detto dalle scritture, ma dalle parti della scuola siamo già alla conclusione e della attesa parola non c’è suono.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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