«Cervello di ritorno» contro il cancro
Data: Giovedì, 01 gennaio 2009 ore 00:00:00 CET
Argomento: Comunicati


ROMA (29 dicembre) - «Pur amando il mio paese e pur credendo che la ricerca italiana svolga tuttora un ruolo di primissimo livello, senza questo finanziamento stanziato dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc) avrei sicuramente deciso di vivere all’estero». Per Alberto Del Rio, scienziato 30enne di origini modenesi, aver ottenuto 750 mila euro dall’Airc significa aver ricevuto un’assicurazione per 5 anni per sé, per la sua famiglia e per il suo laboratorio di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
Del Rio è il classico «cervello in fuga», emigrato nel 2002, dopo aver conseguito la laurea in Chimica all’Università degli studi di Modena e Reggio. Ha iniziato un periodo di formazione all’estero ottenendo un master in chimica teorica e informatica dall’Università di Rennes I in Francia, paese in cui nel 2005 ha completato gli studi di dottorato di ricerca all’Università «Paul Cézanne» di Aix-Marsiglia III e che, successivamente, a quella esperienza se ne è andato in Germania all’Università di Erlangen-Norimberga, dove ha portato avanti apprezzate ricerche nell’ambito della chimica computazionale.

«Le motivazioni che mi hanno spinto maggiormente verso le mie esperienze all’estero - racconta Del Rio - sono molteplici. Sicuramente la prima è la consapevolezza che il lavoro di ricerca scientifica debba andare al di là dei confini territoriali e che trovi la sua giusta dimensione a livello mondiale. La ricerca basata sulla transnazionalità e mobilità non solo la ritengo necessaria, ma mi ha sempre affascinato. Gli altri motivi certamente riguardano anche la retribuzione e le potenziali prospettive per il futuro di un ricercatore. Nelle realtà da me vissute, Francia e Germania, e grazie ad altri finanziamenti ottenuti rispettivamente dalla Comunità Europea e dalla fondazione tedesca ‘Alexander von Humboldt’ ho potuto portare avanti le mie ricerche con una retribuzione migliore rispetto ad una posizione analoga in Italia».

Del Rio ama l'Italia, ma ama anche la sua vocazione di scienziato e ancora di più la sua famiglia. Quindi, ha dovuto fare una scelta: andare a vivere fuori dal suo paese, svolgere al meglio le sue ricerche e guadagnare di più per la sua famiglia o accontentarsi di un posto precario in Italia con basse prospettive di sviluppo. Del Rio ha le idee molto chiare sul fenomeno dei «cervelli in fuga» anche se lui ha trovato un approdo nel suo paese per almeno 5 anni, ovvero la durata dello stanziamento dell'Airc.

«Il fenomeno dei cervelli in fuga rappresenta una vera propria piaga per la comunità scientifica italiana», dice. «Dal mio punto di vista il più grave danno per il paese - continua - è il fatto che nel momento in cui uno studente che vale si laurea o ottiene il dottorato, e quindi diventa produttivo, non trova spazio nel mondo della ricerca. Chi vale e produce deve essere trattenuto! Questo è quello che succede in molti altri paesi e questo, a mio avviso, è quello cui deve tendere l’Italia».

Non si tratta però soltanto di trattenere gli scienziati italiani all’interno dei confini nazionali – «anche perché per uno scienziato è importante fare esperienza all’estero», precisa Del Rio - ma anche di riuscire ad attirare menti eccelse dall’estero. Tutto all’insegna della meritocrazia.

«La meritocrazia e la produzione scientifica - sottolinea Del Rio - devono avere il loro ruolo preponderante nella scelta degli organici. Nel contempo questa meritocrazia deve
definitivamente infrangere le barriere nazionali creando spazio anche per ricercatori di valore esteri che vogliano proseguire in Italia i loro lavori».

Per i prossimi 5 anni, lo scienziato modenese avrà la possibilità di lavorare in Italia, nella sua città Modena e nel suo laboratorio. Il suo progetto di ricerca finanziato dall’Airc si intitola «Approcci multidisciplinari per la progettazione di molecole con attività antitumorale». In parole semplici, Del Rio coordinerà un gruppo di giovani ricercatori, con lo scopo di riuscire a mettere a punto un farmaco efficace contro il cancro. I 750 mila euro stanziati dall’Airc non solo favoriranno gli studi nel settore dei farmaci antitumorali ma potenzieranno anche l’interazione tra gruppi di ricercatori a livello locale, valorizzando le risorse della Regione Emilia Romagna nell’ambito della ricerca. Il fondo è destinato proprio a quei giovani ricercatori, cosiddetti «cervelli in fuga», che hanno raggiunto importanti risultati scientifici durante la loro permanenza all’estero e che desiderano ristabilire in Italia il loro luogo di ricerca con la creazione di un proprio laboratorio.

Il progetto di ricerca presentato da Del Rio è stato valutato per conto dell’Airc da cinque revisori stranieri di assoluto livello internazionale in grado di analizzare a fondo tutte le tematiche in questione e di esaminare e confrontare competitivamente i progetti proposti per scegliere il più originale e innovativo. «Il finanziamento ottenuto da Alberto Del Rio - commenta Giulio Rastelli del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’ateneo modenese reggiano, che collaborerà con il gruppo di lavoro di Del Rio - costituirà certamente un’occasione unica per lui di ottenere una posizione indipendente in Italia. Essendo anche il mio laboratorio impegnato nella ricerca farmaceutica nel campo degli antitumorali sarà un piacere incoraggiare e accompagnare questa nuova unità con la certezza che essa produrrà importanti contributi scientifici».

Gli Start-up dell’Airc sono finanziamenti regionali quinquennali destinati a giovani scienziati per dar loro la possibilità di formare in Italia un gruppo di ricerca indipendente così da poter esprimere al meglio le proprie potenzialità e sviluppare il proprio progetto di ricerca.

«Il mio progetto - spiega Del Re - è destinato alla realizzazione di nuove molecole con attività antitumorale. Una particolarità del progetto risiede nella sua multidisciplinarietà che coinvolgerà in primis simulazioni teoriche svolte con grossi calcolatori che permetteranno di ottenere importanti informazioni riguardo alle potenziali attività delle nuove molecole. Queste molecole concepite con il computer verranno successivamente testate dal punto di vista pratico in laboratorio».

v.arc.

da il mattino.it







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