IULIUS SCHEGEL:MONTECASSINO 1943
Data: Marted́, 30 dicembre 2008 ore 09:53:28 CET
Argomento: Rassegna stampa


Titolo : Montecassino 1943 

Sottotitolo : Come salvai i tesori dell’Abbazia

Autore : Julius Schlegel

A cura di : Giovanni Biadene

Casa editrice : Edizioni Arktos

Pagine : 51

Prezzo : 6,00€

Anno : 2008

 

Recensione

di Paolo Cianfarani

 

Al fine Nell’autunno 1943, le armate tedesche avevano interrotto l’avanzata degli Alleati nei pressi del fiume Volturno. Era tuttavia evidente che le truppe badogliane, insieme ad un’ipotizzabile mobilitazione partigiana, avrebbero reso necessaria un’ulteriore ritirata nazista. di sviluppare tale azione nel pieno ordine, il Generale Conrath - al vertice della divisione «Hermann Goering» - aveva chiamato a rapporto i comandanti di reggimento e di settore. Le operazioni militari si sarebbero quindi dipanate in attinenza a direttive belliche che comprendevano il trinceramento delle unità germaniche sulla «Linea Gustav»; presupposto geo-strategico che avrebbe accentuato l’importanza del colle della città di Cassino sul quale sorgeva una secolare Abbazia.

 

Gli scontri erano ancora piuttosto lontani, la distruzione dell’Abbazia solamente un’illazione di qualche esperto, che avrebbe intuito come, da parte degli Alleati, Montecassino fosse considerato incluso nel dispositivo difensivo tedesco. Fu quello il momento in cui un Tenente Colonnello della Luftwaffe responsabile del Servizio Logistico antepose la sua passione per l’arte e la cultura all’inderogabile gerarchia militare, conscio dei rischi connessi a siffatto gesto arbitrario. Chino sulle carte illustrate da Conrath quest’uomo prese la decisione di evacuare i tesori contenuti nell’Abbazia, per assicurarli da un eventuale bombardamento alleato. Da parte sua, il regime nazista si sarebbe reso presto conto dell’utilità propagandistica di questo intraprendente Colonnello austriaco, autorizzando ex-post una febbrile operazione che – nell’economia globale del conflitto – avrebbe contribuito a presentare gli anglo-americani alla stregua di irriverenti devastatori. Il nome di quel soldato viennese era Julius Schlegel, ricordato pertanto dalla storia come colui che, impavido ad una possibile sanzione del tribunale militare, mise in salvo i tesori dell’Abbazia di Montecassino.

Immerso nelle necessità di uno scontro totale impermeabile al fascino di un patrimonio artistico, il testo in oggetto vuole rendere fruibile al pubblico nostrano il contenuto di cinque articoli di Julius Schlegel comparsi sul giornale austriaco «Die Furche». Un elaborato che narra di una vicenda al tempo medesimo storica e introspettiva, la cui traduzione italiana è stata curata per l’occasione da Giovanni Biadene.

Nel suo titolo originale «Mein Wagnis in Montecassino», il volume si apre con una biografia atta a ripercorrere le principali tappe della vita dell’autore. Nato nel 1895, Schlegel aveva ricoperto, nel periodo antecedente al primo conflitto mondiale, un impiego presso la Banca Anglo-austriaca. In seguito nel 1915, fu iniziato alla carriera militare, arruolandosi dapprima nel Reggimento dell’Imperiale Regia Artiglieria Pesante; per poi passare alle truppe di aviazione, dove espletò il servizio di osservatore di artiglieria. Durante il turbolento periodo tra le due guerre Schlegel tornò a coprire il suo incarico di dirigenza bancaria, rimanendo tuttavia nel suo animo un soldato in licenza. Invero, alla prima occasione - presentatasi nel febbraio 1938 - avrebbe messo di nuovo le sue competenze a disposizione delle autorità militari, indossando quell’uniforme che lo vede protagonista di questo personale racconto. Un’impresa sentita, emotivamente partecipata, tuttavia misconosciuta almeno fino al ridosso dei primi anni cinquanta.

 

In questa breve raccolta di articoli, con chiarezza e lucidità il Tenente Colonnello Julius Schlegel racconta la propria esperienza, argomenta la sue tormentate scelte. Ecco prendere forma i dialoghi con l’Arciabate, le strategie atte a preservare il segreto di un operazione militare, la pressione di un fronte in avvicinamento, le attente astuzie volte ad ottenere un risultato senza stimolare le sensibilità dei personaggi con i quali si interagisce, le responsabilità, le preoccupazioni, fino all’epilogo nella solenne cerimonia davanti Castel Sant’Angelo. Il tutto narrato con un registro quasi confidenziale, in un testo da leggere d’un fiato, in maniera intima, come se fosse un diario di ricordi serbati con cura al passare dei decenni. La vicenda di un uomo e di un soldato questa, che nella sua attitudine sembrerebbe molto attenta nel tenersi parimenti lontana sia da visioni propagandistiche che sottolineino la scelleratezza di un’operazione alleata, sia dalla vulgata che vorrebbe vedere nella vicenda una distruzione segnata apriori dalla stessa demarcazione della «Linea Gustav» ad opera dei tedeschi.

 

 

 

 

 

 

 

 







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