PERCHE' LA GELMINI NON PENSA A UNA MIGLIORE SELEZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI?
Data: Lunedì, 29 dicembre 2008 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Ecco i veri problemi della scuola italiana

Paolo Claudio Girolami, Il Gazzettino 28.12.2008
Ora che la politica dei tagli è stata ridimensionata il ministro Gelmini potrebbe dedicarsi ad altri aspetti, per esempio perfezionare i meccanismi per la selezione dei dirigenti scolastici, ruolo importante e delicato che richiede cultura e sensibilità. Eppure nel 2009 sono in servizio anche dei presidi un po’ rozzi il cui italiano scritto lascia a desiderare. Qualcuno ha un lessico molto povero, sbaglia le doppie e confonde l’apostrofo con l’accento. Per un testo da affiggere in bacheca ricorre alle docenti di lettere che in cambio della consulenza ottengono l’orario di servizio e il giorno libero che preferiscono. Do ut des.
Forse il ministro non sa che in passato il sistema ha consentito situazioni di questo tipo: un diciannovenne perito industriale ottiene una cattedra di applicazioni tecniche. Dopo svariate bocciature riesce a superare il concorso per docenti ed entrare di ruolo. Tuttavia trapano e seghetto costituiscono una dimensione professionale ristretta.
Perché non aspirare a un posto come preside? E’ gratificante raggiungere il potere e lo stipendio come minimo raddoppia! Un insegnante ambizioso inizia proponendosi come vicepreside, ma per fare il gran salto ci vuole il fatidico pezzo di carta. Nessun problema: esistono lauree facili che si possono conseguire anche a 40 anni senza frequentare le aule universitarie. Finalmente, dopo avere maturato il servizio richiesto, si partecipa a un concorso riservato. Classificarsi penultimo non è grave se tutti i candidati sono assunti. Ma il neo–preside non è uno stupido e sa che da solo avrà qualche difficoltà. Su chi può fare affidamento senza svelare i suoi lati deboli?
Eureka! Aggrega sua moglie al personale di segreteria, cosicché una scuola statale diventa il feudo di un nucleo famigliare che comprende un paio di docenti, vecchi amici fidati. Insieme instaurano una gestione dispotica unilaterale: chi non fa parte del clan è spiato dal buco della serratura. Alcuni insegnanti, impiegati e bidelli non appaiono abbastanza efficienti, altri risultano sgraditi perché non allineati e sussiegosi. C’è perfino chi pretende di avere e mantenere delle opinioni personali quindi “non va bene per la nostra scuola”. Bisogna far piazza pulita. Esistono strumenti più o meno legittimi: umiliarli e intimidirli in assenza di testimoni, negare dei permessi di studio, minacciarli di sanzioni disciplinari (ma spesso è solo un bluff perché non ci sono gli estremi), alimentare pettegolezzi sulla sfera personale.
Chi può, per sopravvivere, chiede il trasferimento mentre i coniugi sono trascinati in tribunale per interminabili cause civili e sindacali. Niente paura, insieme guadagnano 5.000 euro al mese e possono permettersi le parcelle di ottimi avvocati. Inoltre hanno protezioni politiche e conoscenze al posto giusto quindi si sentono in una botte di ferro. Esistono istituti d’istruzione pubblica che funzionano in questo modo. Cosa ne pensano i lettori? E il ministro Gelmini?






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