UNIVERSITA' DI MESSINA E CATANIA: AVREMO LAUREATI IGNORANTI?
Data: Mercoledì, 24 dicembre 2008 ore 08:35:22 CET
Argomento: Opinioni


La Catena di San Libero n. 378
23 dicembre 2008
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Università

A Messina, tanto per cambiare, hanno rinviato a giudizio il rettore. In margine all'inchiesta telefonate minatorie del tipo "Sono soltanto un messaggero del Magnifico e con questo concorso sta scoppiando una bomba. Questo concorso lo deve vincere Macrì". A Catania, una vittima, o forse due, o forse dieci, o forse anche di più, per le terrificanti condizioni di inquinamento dei laboratori di Farmacia. Ma stiamo parlando ancora di Università? E' giusto dare ancora lo status di istituto scientifico a luoghi in cui si perpetrano delitti così gravi?

Sui giornali ufficiali sia di Messina che di Catania è già uscita (sempre con grande evidenza) più d'una lettera di studenti e studentesse che dichiarano di sentirsi vittime della stampa del nord. “Ci criminalizzano perché siamo siciliani”, “Cercano lo scoop a tutti i costi”, “Perché non parlano delle cose buone che facciamo qui?”. Lettere vittimistiche, giustificazionistiche, omertose.
Ecco: la lunga agonia delle università di Messina e Catania sta producendo effetti gravissimi non solo materialmente, ma anche in quello che dovrebbe essere il principale terreno dell'università, la formazione umana. Avremo laureati bestie (avendo studiato con professori raccomandati), irresponsabili, queruli, omertosi. Certamente non tutti (ci mancherebbe!) ma una parte sì, sul modello preciso della classe dirigente attuale.

Forse sarebbe il caso di dare un segnale forte, di sospendere i corsi per un anno. Oppure di avere, per un intero anno accademico, una presenza fortissima della contestazione studentesca nelle facoltà. Nell'uno e nell'altro caso, non sarebbe - e non dovrebbe essere - un anno accademico normale. Perché “normale”, qua al sud, oramai vuol dire un'altra cosa.






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