DA GENTILE ALLA GELMINI NEI LICEI CLASSICI LA STORIA DELL'ARTE RIMANE UN'OSPITE
Data: Luned́, 22 dicembre 2008 ore 09:35:05 CET
Argomento: Opinioni


Da Gentile alla Gelmini
 nei Licei Classici la Storia dell'arte
 rimane un'ospite

A.R. dal   Gruppo di Firenze, 20.12.2008.
 Scriveva Matteo Marangoni nel 1932: “È un fatto che quanta importanza si dà nelle scuole alla storia della letteratura, tanto poca se ne riconosce alla storia dell'arte, a quell'arte che è certo la più grande gloria artistica d'Italia”.
È una considerazione che Marangoni si troverebbe a dover fare ancora oggi di fronte ai piani studio dei licei che il Ministro Gelmini ha presentato il 18 dicembre scorso in Consiglio dei Ministri. Nei nuovi piani di studio sono diversi gli aspetti criticabili e molte le discipline ridimensionate, o potenziate, secondo criteri poco chiari.
Ma il caso della storia dell’arte è indubbiamente il più peculiare, anche perché è in assoluto l’unica materia in tutto il sistema dei licei (ma anche dei tecnici), per la quale si preveda una sola ora di insegnamento settimanale in ben tre indirizzi di studio: classico, linguistico, delle scienze umane.
In particolare nel Liceo Classico, scuola umanistica per eccellenza, dove si pensava che andasse a regime il piano di studi delle sezioni sperimentali attivate negli ultimi anni (2 ore in tutto il quinquennio), la storia dell'arte, che è parte essenziale del patrimonio culturale europeo, verrebbe riconsegnata alla tradizionale funzione ancillare prevista dalla Riforma Gentile, che pure ebbe il merito di introdurre per la prima volta questo insegnamento.
 All’intento-base di ridurre all’essenziale il numero oggi sterminato di indirizzi si dovrebbe affiancare quello di valorizzare le materie che li caratterizzano; e da questo punto di vista, per fare un esempio, ci si chiede se sia logico prevedere nel classico, in luogo di un potenziamento della storia dell’arte, l’aumento di un’ora di matematica.
La nostra classe politica vanta continuamente il primato quantitativo e qualitativo del nostro patrimonio artistico e il prestigio che per questo l’Italia ha nel mondo, proclamandone il ruolo fondamentale anche per le nostre prospettive economiche. Ma simili scelte in materia di istruzione non sembrano troppo coerenti con tali affermazioni.
 






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