''COME SEI BELLA, AMICA MIA, COME SEI BELLA'' dal CANTICO DEI CANTICI
Data: Domenica, 21 dicembre 2008 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Come sei bella, amica mia, come sei bella!
 Gli occhi tuoi sono colombe,
 dietro il tuo velo.
 Le tue chiome sono un gregge di capre,
 che scendono dalle pendici del Gàlaad.
I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
 che risalgono dal bagno;
 tutte procedono appaiate,
 e nessuna è senza compagna.
Come un nastro di porpora le tue labbra
 e la tua bocca è soffusa di grazia;
 come spicchio di melagrana la tua gota
 attraverso il tuo velo.
Come la torre di Davide il tuo collo,
 costruita a guisa di fortezza.
 Mille scudi vi sono appesi,
 tutte armature di prodi.
I tuoi seni sono come due cerbiatti,
 gemelli di una gazzella,
 che pascolano fra i gigli.
Prima che spiri la brezza del giorno
 e si allunghino le ombre,
 me ne andrò al monte della mirra
 e alla collina dell'incenso.
Tutta bella tu sei, amica mia,
 in te nessuna macchia.

DALLA BIBBIA  (CANTICO DEI CANTICI)

 

Il titolo del libro è una forma di superlativo ebraico, come a dire: “Il Cantico sublime”. Di tratta di un testo per più ragioni singolare nella Bibbia. E’ un poema lirico, o forse una raccolta di poemi, che nel suo senso ovvio canta l’amore di due giovani, a volte con un’arditezza di linguaggio che sconcerta chi non conosce la mentalità e i modi di esprimersi degli Orientali. La questione più importante è l’interpretazione di fondo del Cantico come libro sacro. C’è chi pensa che molto opportunamente il libro di Dio celebra l’amore umano che, se è spesso degradato e profanato, ha una sua sacralità, che risale all’opera della creazione divina; altri ritiene che, sebbene il materiale originario del poema riguardi l’amore umano, il redattore ispirato lo ha inteso come simbolo dell’amore di Dio per il suo popolo. La tradizione ebraica e cristiana sostiene l’interpretazione allegorica: il Cantico tratta direttamente, in senso letterario traslato, una realtà superiore. I profeti presentano l’alleanza di Dio con Israele come un matrimonio d’amore (cfr. Os c. 2; Ger 3, 1-3; Ez c. 23, ecc.) che il Cantico traduce in ardenti espressioni. Lo sposo del poema è dunque Dio e la sposa Israele; e poiché l’amore di Dio per il suo popolo eletto si prolunga nell’amore di Cristo per la sua Chiesa, lo sposo è Cristo e la sposa è la Chiesa. Per altri, la sposa è la Vergine Maria o l’anima cristiana. Il bellissimo poema è attribuito a Salomone (sec. X a.C.); sebbene ciò non sia del tutto impossibile, si pensa che l’attribuzione sia dovuta a un artificio letterario (cfr. introd. a Qo e Sap) e che l’autore sia piuttosto un ignoto poeta, che scriveva tra il sec. VI e IV a.C., forse utilizzando materiale molto antico, che potrebbe risalire ai tempi di Salomone.







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