“ A SCUOLA NON NE POSSO PIU’”

Nel lontano 1993 una cantante di nome Laura Pausini, appena diciottenne, si presentò a Sanremo con una canzone memorabile: La solitudine. Una canzone puerile, a dire il vero che, però,  con quell’icastico incipit “Marco se n’é andato e non ritorna più” fece sognare tantissimi adolescenti. Ora, direte voi, che c’entra la Pausini con la scuola? C’entra, c’entra. Perché in quella canzone c’era una frase cult, che la ragazza, afflitta per l’allontanamento dell’amato,  pronunciava a voce spiegata: “A scuola non ne posso più.”
Ora, mutatis mutandis, quale insegnante in questo momento non sta avendo almeno un po’questo pensiero stupendo? Dopo le levatacce alle sei di mattina, mentre fuori piove e a dirotto e pensi che dovrai metterti su una pericolosa strada per arrivare in una pericolosa scuola; dopo tre mesi di faticose spiegazioni a classi distratte, i primi, naturali, giudizi negativi, l’arrivo inevitabile dei genitori, ricevuti in lunghissime riunioni pomeridiane; e ancora le classi indisciplinate, quelle che ti fai il segno della croce prima di entrarci e tiri un sospiro di sollievo quando ne esci indenne; e i ragazzi difficili, quelli dalle parole facili e dalle mani pronte a reagire malamente; e poi gli spettacolini di Natale, l’organizzazione faticosa di recite, canti e balli, pregando a destra e a manca gli alunni di venire alle prove; e le beghe con presidi e colleghi, l’inutile gara a chi è più bravo, mentre nessuno capisce che a scuola è solo una triste guerra tra poveri.
Dopo tutto questo, e quei quattro spiccioli di tredicesima in tasca, appena sufficienti a pagare spese varie, senza lussi e divertimenti, quale pensiero sfiora la mente dei tanti avviliti docenti italiani alle soglie del fatidico 20 dicembre?
A scuola non ne posso più. C’è da scommetterci, That's enough of school. Suona meglio? O è meglio tornare al buon italiano: a scuola non ne posso più e voglio riposarmi. A scuola non ne possiamo più e vogliamo riposarci. Buone vacanze a tutti.

SILVANA LA PORTA