A fronte di un disorientamento generalizzato della scuola,
certificato dal Censis, e del decadimento della qualità della
istruzione qualora venisse eliminata una generazione di insegnanti
precari, certificato dalla Fondazione Agnelli, il ministro
Gelmini rimanda all’anno scolastico 2010/11 la riforma delle
scuole superiori. Decisione più saggia non si poteva prendere
benché il termine per le preiscrizioni venga comunque confermato
per il 28 febbraio prossimo.
Saggia perché ogni riforma
che voglia assumere questo titolo ha bisogno sia di dialogo e sia
di chiarezza, nonostante una rivoluzione della istruzione secondaria
superiore sia ormai improcrastinabile. Resta tuttavia
un dubbio: come farà il tesoro a tappare il buco di 450 milioni
circa che il rinvio della riforma col previsto taglio delle cattedre
ha aperto? Vedremo, però resta anche un altro dato fondamentale:
l’istruzione ha bisogno non di tagli ma di investimenti,
di docenti "scienziati" e di strutture moderne, di organismi
di valutazione ma pure di ispezioni e controlli: non si
scappa se si vuole veramente una scuola di alto profilo.
Nello stesso tempo però, e per smorzare i canti di vittoria dei
sindacati, la ministra Gelmini fa spere che il maestro unico resterà
comunque per 22 ore a settimana e che le famiglie possono
scegliere non più il modulo, con due maestri su tre classi,
ma un orario: o di 24 ore, con le due ore da dividere a religione
e inglese (tranne che il docente non si abiliti per l’insegnamento
di inglese, con un corso di 150 ore, e opti pure per
avere le ore di religione, diventando dunque "unico"), o di 27,
30 o 40 ore, durante le quali ciascuno docente per proprio conto
svolgerà le sue lezioni. Niente compresenze dunque ma
maestro unico o prevalente a seconda dell’orario che si sceglie.
Nelle superiori invece si smorza l’ansia che le mille bozze dei
nuovi quadri orari in internet avevano innescato. Certamente
passare dalle 36 ore a settimana a soli 32 nei tecnici e dalle 32
a 30 nei licei aveva fatto temere licenziamenti di precari mentre
in molti istituti s’era aperto il dibattito per capire perché si
tagliassero certi insegnamenti e non altri. L’auspicio è allora
che si apra nel corso di quest’anno un tavolo di confronto che
non abbia però le solite tre gambe per materializzare un ectoplasma
antipatico e senza anima.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)