''RICREAZIONE'': QUEI RIMPROVERI A SCUOLA CHE AIUTAVANO A CRESCERE
Data: Sabato, 22 novembre 2008 ore 16:08:23 CET
Argomento: Opinioni


IL PROF: “HO CAPITO…CHE NON HAI CAPITO NIENTE”

Nella scuola italiana, da qualche anno a questa parte ormai, sta succedendo qualcosa di veramente strano, in barba a qualunque sbandierata legge della par condicio: in sostanza gli alunni possono dire tutto quello che vogliono ai malcapitati insegnanti, dall’insulto alla mala parola fino ad accompagnare la colorita espressione verbale con l'uso delle mani, mentre, chissà perché, i docenti sono sempre più inermi e indifesi dinanzi ai ragazzi.
Per una perversa pedagogia, che affonda le sue radici in antichi fraintendimenti, si tende, anzi si deve evitare di scioccare il discente: il giovane è fragile, incapace di affrontare sconfitte o rimproveri aspri. O almeno: è così o così lo abbiamo reso.  Facciamolo navigare in acque chete, dove tutto è armonioso e soave: niente rampogne, niente critiche, sempre bene e bravo, guai a dire il contrario. Si offende lui, si offendono i genitori, si offende il mondo intero. Non è vero, naturalmente. Lo sappiamo tutti che il miglioramento passa attraverso l’errore, dichiarato, corretto, introiettato, digerito e metabolizzato una volta per tutte. Ma l’andazzo è questo. Niente rimproveri, niente correzioni. Tutto bene, tutto perfetto a scuola.
Almeno nella scuola di oggi, un’istituzione che forse non riesce più, con tutta la buona volontà, a educare compiutamente. Mentre un tempo lontano, ma forse nemmeno tanto, al liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, c’era un professore bravo, bravissimo, di nome Cavicchi, che, quando interrogava, fissava tra il serio e il divertito, il suo alunno, impegnato a ripetere con foga qualche argomento, e poi pacatamente affermava: “Ho capito.” E l’alunno, contento in cuor suo, esultava: il professore ha capito, quindi ho fatto bene, ho ripetuto bene, ho mostrato piena padronanza dell’argomento. Ma era solo un attimo. Poi, sornione, soggiungeva: “Ho capito che non hai capito niente.”
Chiaro, semplice, diretto. Niente drammi. Niente pianti. E si guadagnò così il ricordo perenne dei suoi cari alunni. Lei, sì, caro professore d’antan, che li voleva davvero bene…


Silvana La Porta






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