LA SCUOLA IN ITALIA: TESTIMONIANZA DI UN'ALUNNA TURCA
Data: Sabato, 22 novembre 2008 ore 15:55:32 CET
Argomento: Rassegna stampa


Nella figura retorica della deissi che, inconsapevolmente, Perin Özant (studentessa proveniente da Istanbul e frequentante la III H) ha scelto come titolo del suo articolo per raccontare la sua esperienza di studentessa turca in Italia, c'è racchiuso il senso profondo dell'esperienza esistenziale veicolata dal Progetto Intercultura. La testimonianza semplice, ma efficacissima dello scambio culturale che è arricchimento, ma anche lacerazione, che è gioia ma anche sofferenza, appagamento ma anche nostalgia. Chi viene da fuori ci guarda e coglie dettagli che ci sfuggono. A Perin non è sfuggito l'odore di libertà del nostro paese, nè le sono sfuggite le contraddizioni e le distorsioni che esso comporta. Le parole semplici e chiare con cui Perin racconta la sua complessa esperienza nel nostro liceo sono una splendida lezione di storia e di educazione civica, forse perché hanno il sapore fresco della storia ancora da scrivere.

Qua e Là
 Tutto è cominciato già quando ero sull’aereo. Non sapevo che questo anno sarebbe stato un anno molto diverso per me pieno di sorprese. Ho sentito i miei amici che stavano parlando della scuola in Italia. Quando hanno detto che c’è la scuola anche il sabato non ci potevo credere perché non ho mai sentito dire di una nazione in cui c’è scuola anche il sabato. Questo significava non poter dormire fino a tardi il sabato mattina. E significava pure avere solamente un giorno di libertà. Non mi è piaciuto per niente, ma ero già sull’aereo e non c’era niente da fare, sapevo che dovevo abituarmi.
Il primo giorno di scuola è andato bene, ero un po’ da sola ma le persone mi parlavano sempre perciò mi sentivo diversa ma anche accolta. Dopo mi sono abituata alla scuola, ho cominciato a vedere, a notare le differenze fra la scuola in Turchia e la mia scuola qua. Mi sembra che il sistema scolastico funzioni diversamente. La scuola in Turchia, con le regole necessarie insegna anche l’educazione morale. Per esempio, nella mia scuola là, tutti i bagni sono chiusi a chiave. Non si può uscire durante la lezione per andare al bagno. I bagni sono disponibili solamente quando siamo in ricreazione. Secondo me, questo è utile per imparare a controllarsi, perché nella vita non si può fare quello che si desidera quando lo si desidera. Nella vita bisogna aspettare per fare qualcosa. Inoltre là, in Turchia, abbiamo tre pause, una dura 20 minuti, una un’ora – questa è per mangiare -, l’altra 10 minuti. Perché abbiamo così tante pause? Credo che uno studente, giovane, attivo, che è nel pieno della vita, non possa concentrarsi per un lungo periodo di tempo. Perciò abbiamo due lezioni che durano 80 minuti, seguite da una pausa. In questo modo possiamo anche vedere i nostri amici durante la pausa. Perché qua, con una pausa di 20 minuti non si può né vedere gli amici, né mangiare, né fare quello di cui si ha bisogno. Sì, certo, qua gli studenti sono molto più liberi, possono truccarsi, vestirsi come vogliono, portare gli orecchini, gli anelli, i piercing. Tutte queste cose sono molto interessanti e rilassanti per me. Non perché mi piaccia portare anelli od orecchini, non perché mi trucchi sempre, ma per la libertà e la possibilità di farlo se lo voglio. L’essere privati della libertà, avere imposto di non fare, ci spinge proprio a fare ciò che ci viene negato. Invece non aver detto niente, avere tutto il controllo di se stessi, ci mette in una posizione in cui proviamo tutto quello che vogliamo e pensiamo. Non so cosa sia meglio: se essere così libero, di dire “devo andare al bagno” e restare là 20 minuti o se essere così controllato che quando qualcuno si sente male deve chiedere un permesso scritto al preside prima di andare solamente in infermeria. Ma mi sono abituata a tutte e due le situazioni, perché voglio divertirmi e imparare la lingua e pure la cultura. Ma quando torno in Turchia voglio essere pronta. Non voglio essere troppo rilassata, perché dopo il sistema mi sembrerà troppo restrittivo, negativo, e ciò mi rende triste. Quest’anno sono qua, completamente qua. Significa non pensare a come sarà là. Sono qua, in Italia, in Sicilia. E soprattutto mi piace essere qua, anche perché vivo un periodo che non è facile da vivere sempre.
C’è autogestione a scuola, c’è sciopero alcune volte. È affascinante, è affascinante come le persone qui resistono a coloro cui sono contrari. Con una forza calma e fortissima. Invece di essere volgari sono civili. Dicono cosa pensano semplicemente. Loro non sono arrabbiati, impazienti, sono calmi e forti. Questo per me è affascinante. Non è che in Turchia le persone che scioperano sono volgari, ma è raro che loro vengano presi in considerazione. Mi sa che in Turchia ci siano certe regole e tutti hanno paura di fare qualcosa contro queste regole o sono abituati ad avere tante regole da seguire. Ma qua è differente perché anche qui ci sono tante regole. Eppure le persone resistono e provano a piegarle come loro credono sia più giusto.
Una volta la mia professoressa mi ha detto che “volere è potere”. Credo che qua tutti credano possibile questo detto. E questo è ciò che mi piace di più.
 
Perin Özant III H






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