Tutti insieme appassionatamente. Sindacati,
Flc Cgil e Uil settore università e
ricerca, studenti universitari, precari
della ricerca, docenti e studenti liceali. Il
movimento contro i tagli della Gelmini,
prosegue la sua protesta. L’onda partita
da Roma trova area fertile anche a Catania.
Circa 5000 i manifestanti che ieri
hanno preso parte alla protesta per gli
organizzatori; solo 2000, invece, per le
forze dell’ordine che hanno scortato i
partecipanti nel rumoroso ma pacifico
corteo.
Partenza da piazza Dante e arrivo in
piazza Università. Tra la folla, gli universitari
delle facoltà di Fisica, Medicina e
Giurisprudenza, i ricercatori precari dell’Ingv
e del Cnr, gli studenti del Polivalente
di San Giovanni la Punta e di diversi
licei cittadini, insieme ai rappresentanti
dei sindacati di categoria.
«Abbiamo
voluto raccogliere l’idea che a Catania
si ripetesse quanto è accaduto lo
scorso 30 ottobre - afferma soddisfatto
Lillo Fasciana, segretario generale Flc
Cgil Catania - una bella manifestazione
gioiosa finalizzata ricordare all’attuale
Governo che la conoscenza deve essere
centrale nelle politiche di questo Paese,
perché lo sviluppo economico, culturale
e civile si misura investendo nella
conoscenza e non scommettendo sull’ignoranza». Sui tagli agli insegnanti di
sostegno, Fasciana aggiunge: «Staremo
ancora in campo per riaprire anche la
questione dei tagli ai docenti di sostegno
perché non bisogna abbandonare
gli alunni e l’offerta formativa deve essere
per tutti alta e inclusiva».
«Nessun compromesso sul nostro futuro
» gridano i giovani del movimento
studentesco di Giurisprudenza. Poi le
note di "Figli della stessa rabbia" della
Banda Bassotti, diffusa da due altoparlanti
posti sopra un furgone bianco da
dove gli appartenenti al movimento
(che poi hanno occupato la sede del
Rettorato) incitano i colleghi per strada
cantando a squarciagola le parole della
canzone, a chiaro sfondo politico: «Chi
cammina sopra i corpi violenta le culture,
cancella i ricordi…».
«Nessun compromesso
sul nostro futuro - ripete Matteo Iannito, rappresentante del movimento
studentesco universitario - lo
slogan ha un doppio significato: non
accettiamo i tagli concordati né i provvedimenti
del Governo che sono creati
per spaccare il movimento. Questa è
una battaglia per l’istruzione pubblica
ma non solo, è una battaglia per riprenderci
in mano il nostro futuro. Finiamola
di approvare finanziamenti alle
banche e di stanziare milioni di euro
per gli armamenti e poi risolvere tagliando
i fondi per l’istruzione».
Numerosi i cartelli e gli striscioni ironici
come per esempio: "Gelmini, Berlusconi
avete rotto i... Maroni". Altri, invece,
esprimono solo preoccupazione:
"Non tagliate il futuro"; "No alla legge
133, vogliamo una riforma vera per
un’università meritocratica"; "Non tagliateci
le gambe, salviamo la ricerca";
"Questo paese non ha futuro, con la ricerca
messa al muro".
«La Legge 133 farà sì, che da luglio
molti precari resteranno disoccupati»
dichiara Salvatore D’Amico, sismologo
ricercatore all’Ingv di Catania. «All’Ing
(l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia),
molti ricercatori assolvono a
compiti istituzionali, quali la sorveglianza
sismica e quella vulcanologica: per
cui si registrerà una diminuzione del
personale e tanti servizi rischiano di
non esseregarantiti al meglio».
«Su 126 dipendenti, 52 saranno licenziati
a partire da luglio 2009, una data
capestro», aggiunge Marco Neri, ricercatore
e noto vulcanologo, che ieri ha
sfilato a sostegno dei colleghi.
«Siamo tutti nella stessa situazione»
ripete Massimo Camarda, 29 anni, ricercatore
al Cnr. «Sono assegnista di ricerca
da due anni e mezzo, il contratto scadrà
fra un anno, poi si vedrà...».
Patrick
Firenze del Cnr Mn di Catania, si è attaccato
addosso un cartello con sla scritta
"Aspirante ricercatore privato della speranza
di un futuro". «Già, ormai il futuro
non si sa che cosa sia. I precari portano
avanti la ricerca e adesso al termine
del contratto vedranno sfumare la riconferma;
non possono licenziare, perché
non ci hanno mai assunto. Siamo i
famosi cervelli in fuga che andranno a
cercare lavoro all’estero...».
LUCY GULLOTTA (da www.lasicilia.it)