Scorre anche a Catania il fiume della protesta
Data: Domenica, 16 novembre 2008 ore 10:24:47 CET
Argomento: Rassegna stampa


Tutti insieme appassionatamente. Sindacati, Flc Cgil e Uil settore università e ricerca, studenti universitari, precari della ricerca, docenti e studenti liceali. Il movimento contro i tagli della Gelmini, prosegue la sua protesta. L’onda partita da Roma trova area fertile anche a Catania.

Circa 5000 i manifestanti che ieri hanno preso parte alla protesta per gli organizzatori; solo 2000, invece, per le forze dell’ordine che hanno scortato i partecipanti nel rumoroso ma pacifico corteo.

Partenza da piazza Dante e arrivo in piazza Università. Tra la folla, gli universitari delle facoltà di Fisica, Medicina e Giurisprudenza, i ricercatori precari dell’Ingv e del Cnr, gli studenti del Polivalente di San Giovanni la Punta e di diversi licei cittadini, insieme ai rappresentanti dei sindacati di categoria.

«Abbiamo voluto raccogliere l’idea che a Catania si ripetesse quanto è accaduto lo scorso 30 ottobre - afferma soddisfatto Lillo Fasciana, segretario generale Flc Cgil Catania - una bella manifestazione gioiosa finalizzata ricordare all’attuale Governo che la conoscenza deve essere centrale nelle politiche di questo Paese, perché lo sviluppo economico, culturale e civile si misura investendo nella conoscenza e non scommettendo sull’ignoranza». Sui tagli agli insegnanti di sostegno, Fasciana aggiunge: «Staremo ancora in campo per riaprire anche la questione dei tagli ai docenti di sostegno perché non bisogna abbandonare gli alunni e l’offerta formativa deve essere per tutti alta e inclusiva».

«Nessun compromesso sul nostro futuro » gridano i giovani del movimento studentesco di Giurisprudenza. Poi le note di "Figli della stessa rabbia" della Banda Bassotti, diffusa da due altoparlanti posti sopra un furgone bianco da dove gli appartenenti al movimento (che poi hanno occupato la sede del Rettorato) incitano i colleghi per strada cantando a squarciagola le parole della canzone, a chiaro sfondo politico: «Chi cammina sopra i corpi violenta le culture, cancella i ricordi…».

«Nessun compromesso sul nostro futuro - ripete Matteo Iannito, rappresentante del movimento studentesco universitario - lo slogan ha un doppio significato: non accettiamo i tagli concordati né i provvedimenti del Governo che sono creati per spaccare il movimento. Questa è una battaglia per l’istruzione pubblica ma non solo, è una battaglia per riprenderci in mano il nostro futuro. Finiamola di approvare finanziamenti alle banche e di stanziare milioni di euro per gli armamenti e poi risolvere tagliando i fondi per l’istruzione».

Numerosi i cartelli e gli striscioni ironici come per esempio: "Gelmini, Berlusconi avete rotto i... Maroni". Altri, invece, esprimono solo preoccupazione: "Non tagliate il futuro"; "No alla legge 133, vogliamo una riforma vera per un’università meritocratica"; "Non tagliateci le gambe, salviamo la ricerca"; "Questo paese non ha futuro, con la ricerca messa al muro".

«La Legge 133 farà sì, che da luglio molti precari resteranno disoccupati» dichiara Salvatore D’Amico, sismologo ricercatore all’Ingv di Catania. «All’Ing (l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), molti ricercatori assolvono a compiti istituzionali, quali la sorveglianza sismica e quella vulcanologica: per cui si registrerà una diminuzione del personale e tanti servizi rischiano di non esseregarantiti al meglio».

«Su 126 dipendenti, 52 saranno licenziati a partire da luglio 2009, una data capestro», aggiunge Marco Neri, ricercatore e noto vulcanologo, che ieri ha sfilato a sostegno dei colleghi. «Siamo tutti nella stessa situazione» ripete Massimo Camarda, 29 anni, ricercatore al Cnr. «Sono assegnista di ricerca da due anni e mezzo, il contratto scadrà fra un anno, poi si vedrà...».

Patrick Firenze del Cnr Mn di Catania, si è attaccato addosso un cartello con sla scritta "Aspirante ricercatore privato della speranza di un futuro". «Già, ormai il futuro non si sa che cosa sia. I precari portano avanti la ricerca e adesso al termine del contratto vedranno sfumare la riconferma; non possono licenziare, perché non ci hanno mai assunto. Siamo i famosi cervelli in fuga che andranno a cercare lavoro all’estero...».

LUCY GULLOTTA (da www.lasicilia.it)







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