PRECARI, pregate…
Data: Martedì, 17 giugno 2003 ore 17:20:44 CEST
Argomento: Opinioni


Precario: parola derivata dal latino precarium che significa…sentite un po’…ottenuto con preghiere!

Ebbene sì:l’origine della parola è proprio prex, l’inutile preghiera di tantissimi docenti che, pur avendo diritto, dopo anni e anni di  incertezze, a un’occupazione stabile nel mondo della scuola, sono costretti a mendicare, a elemosinare una cattedra, di anno in anno diversa, in sedi disagiate, senza garanzia di continuità e decoro professionale.

Il Ministero dell’istruzione ha i suoi servi della gleba annuali, altri addirittura mensili e settimanali: migliaia di insegnanti che vivono il primo giorno di scuola come un incubo, fissano il telefono angosciati, attendono, ansiosi, quotidianamente, l’arrivo del postino con un telegramma, la loro speranza, una piccola convocazione,anche all’altro capo della provincia, purchè qualcosa si muova e la scuola inizi anche per loro…

E, nella migliore delle ipotesi, ottengono un incarico annuale, magari su una classe di concorso che poco li interessa…ma si sa, l’importante è lavorare…l’importante è lavorare…quante volte ho sentito questa frase, mi ha nauseato ormai, come se i precari fossero sprovveduti, gente senza nessuna competenza che deve ringraziare chissà chi, se presta la sua opera!

Non parliamo poi delle supplenze brevi, quelle che alla fine dell’anno  lasciano loro  in testa una girandola di volti di alunni che non sanno più in quale scuola hanno avuto, e i mille volti dei colleghi, e quel programma senza senso che hanno svolto, un giorno qui, un giorno lì, come  tappabuchi miserandi.

Ministro, ma non aveva promesso 21000 assunzioni nel novembre 2000? Ma lo sa che la situazione della gestione delle scuole si aggraverà ulteriormente dal 1 settembre 2003, allorquando 17000 docenti andranno in quiescenza e il numero complessivo dei posti vacanti supererà le 100000 unità?

Ma perché non attuare subito le immissioni in ruolo, con un’immediata positiva ricaduta sulla tanto decantata continuità didattica, e di conseguenza sulla qualità dell’offerta educativa e formativa della scuola statale? D’altronde è stato dimostrato che la spesa per il personale supplente annuale, necessario comunque per coprire i posti vacanti, sarebbe la stessa che si dovrebbe sostenere per assumere nuovo personale a tempo indeterminato.

Perché nulla si muove? Semplice: gli insegnanti sono già troppi, lo stato è in deficit, del diritto allo studio tanto sbandierato non interessa niente a nessuno, conviene andare avanti così, maltrattando tutti, senza ritegno.

E allora, rispettando peraltro l’etimologia della parola precario, non resta altro che pregare, pregare finchè la preghiera, prima o poi, come succede sempre nelle situazioni di esasperazione, si trasformerà in urlo sonoro contro cotanto disdoro…

Silvana La Porta





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