SCIOPERI SELVAGGI : CON REGOLE MIGLIORI ANCHE IL SINDACATO SAREBBE PIU’ FORTE E CREDIBILE
Data: Mercoledì, 12 novembre 2008 ore 22:30:45 CET
Argomento: Rassegna stampa


Intervista a cura di Tonia Mastrobuoni, pubblicata su il Riformista, 11 novembre 2008

-       Lo sciopero dei servizi pubblici municipali che sta paralizzando il paese in queste ore era davvero “inevitabile” come sostengono i sindacati, che lamentano l’assenza di segnali da parte del governo sulla volontà di rinnovare i contratti?

Questo è un settore nel quale non è mai stato chiaro chi sia la vera controparte del sindacato. Le aziende municipali dipendono pressoché totalmente da finanziamenti comunali; ma i Comuni devono ricevere il denaro dalla Regione o da Roma.

-       Dunque è inevitabile, secondo lei, che il Paese subisca raffiche di scioperi a ogni tornata contrattuale?

Molto di più: in questo settore, in Italia, da vent’anni in qua si sciopera mediamente una volta al mese, anche la settimana dopo che il contratto è stato rinnovato. In nessun altro grande Paese Europeo avviene qualche cosa di lontanamente simile: neppure in Francia, dove pure gli scioperi nei servizi pubblici sono abbastanza frequenti. Ed è proprio questa proliferazione degli scioperi, proclamati soprattutto da sindacati autonomi minoritari, che ha privato i sindacati confederali del controllo della situazione e della rappresentatività che un tempo avevano. Per voltar pagina rispetto a questo assurdo e inconcludente rito collettivo è indispensabile riformare profondamente il sistema di relazioni industriali in questo settore.

-       Come?

Innanzitutto decentrando fortemente la contrattazione. In moltissimi casi l’accordo potrebbe essere trovato facilmente al livello cittadino. Per altro verso, uno standard medio nazionale – come quello che viene stabilito dai contratti oggi ‑ sarà sempre troppo alto per i comuni più piccoli e più poveri, troppo basso per le grandi città del centro-nord. Poi, sarei favorevole, nel settore dei servizi pubblici, alla regola che vige nella maggior parte dei Paesi europei, per cui lo sciopero deve essere proclamato da una coalizione sindacale che rappresenti la maggioranza dei dipendenti dell’azienda, o comunque deve essere approvato preventivamente dalla maggioranza.

-       Cosa pensa del disegno di legge approvato qualche settimana fa dal governo, voluto dal ministro del Welfare Sacconi, sugli scioperi nei servizi essenziali?

Ne ho letto soltanto la bozza che è stata fatta circolare. Ci vedo alcune cose giuste, altre sbagliate o inopportune.

-       Che cosa pensa, per esempio, della previsione che si possa chiedere al lavoratore prima dello sciopero se aderirà o no?

La legge sullo sciopero nei servizi pubblici già oggi obbliga entrambe le parti – anche i lavoratori ‑ a fare in modo che l’utente possa essere informato con precisione circa la funzionalità del servizio durante lo sciopero. Non vedo dunque nulla di strano nel fatto che una nuova legge precisi questa regola, imponendo al lavoratore di un’azienda di trasporti di dichiarare per tempo se si asterrà dal lavoro o no.

-       Non crede che ci sia un rischio di ricattabilità, soprattutto per milioni di lavoratori con contratti a tempo?

Prima o dopo, l’adesione o no del singolo lavoratore allo sciopero sarà comunque visibile. D’altra parte, l’adesione a uno sciopero, soprattutto in un settore dei servizi pubblici, è un atto di cui ciascun lavoratore deve assumersi apertamente la responsabilità di fronte alla collettività, consentendo che l’azienda ne tenga conto nell’informazione preventiva dovuta agli utenti. Questo, peraltro, rafforza il valore dello sciopero.

-       In che senso?

Nel senso che lo sciopero – soprattutto nei servizi pubblici – è efficace non per il danno che causa all’azienda (la quale spesso lavora in perdita, quindi con lo sciopero addirittura ci guadagna), ma per l’immagine che i lavoratori in questo modo danno della propria unità intorno al sindacato promotore dell’azione, della propria convinta determinazione. Questa immagine la dà in modo efficace un lavoratore che dichiara apertamente la propria adesione una settimana prima; la dà molto meno – anzi, non la dà per nulla – il lavoratore che si limita a starsene a casa nel giorno dello sciopero, soprattutto quando quel giorno è contiguo al week-end.

-       Vuol dire che la collocazione degli scioperi quasi sempre al lunedì o al venerdì tende a sfruttare l’adesione opportunistica di una parte dei lavoratori?

È così. E questo toglie allo sciopero gran parte del suo valore, della sua efficacia. Squalifica l’intera azione sindacale. Da tempo sostengo che un sindacato capace di darsi un codice etico incisivo sarebbe molto più forte.

-       In queste ore tiene banco, ancora una volta, il dramma Alitalia. Le cinque sigle autonome che rappresentano la maggior parte dei piloti e degli assistenti di volo hanno proclamato 15 giorni di scioperi da qui a maggio. Si poteva evitare?

Se la C.A.I. è un bluff, hanno ragione loro. Se non lo è, se cioè davvero dal primo dicembre la nuova Compagnia è capace di camminare con le sue gambe, è davvero in grado di sostituire i piloti e assistenti ex-Alitalia che rifiutano la sua offerta di lavoro, quegli scioperi non la riguarderanno.

-       Forse è per questo che stamattina l’assemblea dei piloti e assistenti di volo ha votato la mozione di un ‘comitato di lotta’ spontaneo, che ha proposto l’immediato blocco dei cieli.

Questo significa che la situazione è sfuggita di mano anche ai sindacati autonomi oltranzisti. È l’ultimo atto di un sistema di relazioni industriali che funziona disastrosamente male; anzi, a ben vedere, è la prova che con queste regole il sistema non può funzionare.

-       In che senso non può funzionare? A quali regole si riferisce?

Mi riferisco al nostro regime anarco-sindacale che consente di proclamare lo sciopero a qualsiasi sindacato, per quanto minoritario, addirittura anche a un comitato spontaneo ed effimero; e consente che a quello sciopero aderisca qualsiasi lavoratore, anche quelli che hanno aderito ai contratti stipulati dai sindacati maggiori e che magari contengono clausole di tregua. Questa regola è incompatibile con lo sviluppo di un sistema di relazioni industriali efficiente: qualsiasi sindacato serio verrà sempre messo nell’angolo dai sindacati minoritari autonomi più aggressivi. Ora, poi, assistiamo addirittura al caso dei sindacati minoritari autonomi che – proprio in virtù di questo regime – vengono a loro volta messi nell’angolo da un comitato spontaneo.

-       Le forme di lotta proclamate da questo comitato spontaneo sono comunque vietate dall’ordinamento attuale.

Si, sono per molti aspetti illegittime: precettazione e sanzioni sono giustificate. Ma occorre un ridiscutere l’intera materia della legittimazione a proclamare lo sciopero e della responsabilità per il rispetto della clausola di tregua. La vicenda Alitalia, ancora una volta, dimostra che non c’è più tempo da perdere. Il sistema Paese sta pagando un prezzo troppo alto per il ritardo con cui il problema viene affrontato: non possiamo permetterci di aspettare ancora.







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