«Effetto Brunetta»? In quasi tutti gli istituti di Catania
e provincia le assenze per malattia da parte
degli insegnanti o personale Ata in servizio si sono
notevolmente ridotte rispetto ai precedenti anni
scolastici. Secondo un capo di istituto di una scuola
secondaria di secondo grado catanese i congedi
nell’istituto che dirige sono diminuiti addirittura
del cinquanta per cento rispetto allo scorso anno.
A suo avviso, il motivazioni è che per i primi 10
giorni di assenza è prevista la detrazione sullo stipendio
delle indennità accessorie. Inoltre, il capo
di istituto è obbligato a disporre la visita fiscale anche
per un solo giorno di malattia. Viceversa, negli
anni scorsi per assenze di uno-due giorni la visita
fiscale era a discrezione del dirigente scolastico.
Non è necessaria tuttavia la visita fiscale - ricordiamolo
- qualora la certificazione attestante la malattia
venisse rilasciata dalle Asl o dagli ospedali.
Ovviamente, essendo, come si è detto, obbligatoria
la visita fiscale, «l’ammalato» non potrà allontanarsi
dalla sua residenza, tranne che per casi
gravi. Tutto dipende, però, dalla disponibilità dei
medici ai quali verrà affidata la visita di controllo.
Negli anni passati, infatti, capitava che i capi di
istituto i quali ordinavano una visita fiscale, spesso
ricevevano specie da alcune Asl (però non tutte)
una lettera in cui si diceva che la visita non era
stata possibile farla per mancanza di personale. Risposta
che in diversi casi arrivava nelle scuole addirittura
dopo molti giorni dalla richiesta del controllo;
nel frattempo, ovviamente «l’ammalato»
aveva regolarmente ripreso servizio.
Da quest’anno, quindi, con la detrazione delle indennità
accessorie sullo stipendio e con l’obbligo
da parte dei dirigenti della visita fiscale, i congedi,
come si è detto, sono sostanzialmente diminuiti.
Una situazione, questa, che non è per nulla favorevole
ai docenti precari, che, oltre ai noti tagli, che
hanno causato la mancata riconferma del posto di
lavoro annuale per molti, a causa della diminuzione
delle assenze, sono chiamati sempre meno per
le supplenze, anche di breve durata.
Ovviamente tutto questo incide sull’occupazione
dei giovani in un’area come la nostra caratterizzata
da un elevato tasso di disoccupazione. Sono
moltissimi i laureati e diplomati, magari con elevati
punteggi sul titolo conseguito, che non vedono
sbocchi lavorativi, con i concorsi bloccati da anni,
mentre le supplenze anche brevi sono un miraggio.
Vi sono docenti non di ruolo magari ben piazzati
nelle graduatorie di istituto, da anni abilitati, con
servizi prestati nelle scuole di Stato (compreso il
personale Ata precario), non più giovani, che ogni
mattina attendono con ansia che arrivi una chiamata
dalle scuole per una supplenza.
MARIO CASTRO (da www.lasicilia.it)