LA STORIA LETTERARIA (NON) E' MORTA: VIVA LA STORIA LETTERARIA!
Data: Marted́, 11 novembre 2008 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


Approccio diacronico sì

di Giuseppe Iannaccone*

La centralità attribuita al rapporto coi testi e la progressiva affermazione di itinerari tematici hanno portato negli ultimi anni a mettere in discussione nell’insegnamento scolastico la nozione di storia letteraria. Giuseppe Iannaccone illustra invece le ragioni che suggeriscono il recupero di un’impostazione diacronica che privilegi un disegno organico, unitario e non frammentario dell’attività letteraria nella pienezza di tutte le sue connessioni.

La storia letteraria (non) è morta. Viva la storia letteraria
Per almeno un paio di decenni, alla storiografia letteraria sembrava che si dovesse recitare il de profundis. Dalle aule accademiche giù fino a quelle delle scuole medie, il rifiuto della storia ha portato a conseguenze didattiche non sempre positive, da un lato privilegiando una fantasiosa fioritura di schede, indirizzi, percorsi e apparati, dall’altro stimolando una specie di ossessione dell’analisi testuale, col risultato di considerare l’opera un prodotto autonomo, indipendente da condizionamenti e influenze, slegato dall’orizzonte più ampio della società, della cultura e del tempo in cui è maturata.
 E’ ovvio che una consapevole fruizione del testo letterario non possa essere disgiunta dalla conoscenza, per così dire, della sua natura interna: ma che senso ha inaridire la lettura di una novella, seppellendola sotto chili di focalizzazioni, patti narrativi e connettivi testuali? O isterilire la bellezza e l’emozione immediata di una poesia (o magari di un quadro), scomposta in elementi, unità, rapporti e livelli? La sensazione è che questo sistema o, per meglio dire, questo codice della comunicazione letteraria, fatto di emittenti e destinatari e affollato di dati tecnici, teorici, stilistici, retorici, metrici sia servito in questi anni a poco altro che ad alimentare con ideologica pedanteria gli sbadigli degli alunni, specie quando questi non abbiano già sviluppato l’apprendimento della storia sociale e di quella letteraria. Le conseguenze di tale approccio sono sotto gli occhi di tutti: i liceali hanno smarrito la nozione del tempo e non sanno ricondurre un’espressione artistica al clima in cui è nata; gli universitari si imbattono in programmi monografici assurdi, che chiedono loro di approfondire adeguatamente un’opera (e non sempre si tratta di un capolavoro) senza il necessario corredo storiografico o, se volete, manualistico. Col risultato, magari, di conoscere l’Adone di Marino, ignorando i temi del Barocco, la società e la cultura controriformistiche, e – soprattutto – legami, continuità e rottura di quella sensibilità con le precedenti.

L’approccio diacronico e l’interdisciplinarità
Le ragioni per preferire un approccio diacronico a quello sincronico sono molte. La letteratura è in stretto rapporto con il contesto esterno ai testi, i quali sono condizionati da una molteplicità di situazioni reali. Certo, non può essere trascurata l’individualità biografica, il genio creativo dell’autore, ma come non scrutare anche l’orizzonte in cui egli si è formato e vissuto? Quest’esigenza è ancora più vitale nell’insegnamento scolastico: il legame tra arte in generale ed epoca storica può favorire quel carattere interdisciplinare che da anni è auspicato non solo per autoreferenziali motivazioni didattiche, ma anche e soprattutto per favorire nello studente lo capacità di orientarsi nel mare magnum delle attività e delle esperienze umane nel corso dei secoli.
 In questo senso, con buona pace di quella critica strutturalista che ha imperversato anche nella scuola (con la triste conseguenza di una crescente disaffezione “sentimentale” o “emozionale” dell’alunno dinanzi all’arido sezionamento di un testo poetico), quella letteraria può essere intesa come una vera e propria storia, come un racconto di un succedersi organico di fatti intimamente uniti tra loro. La storia della letteratura italiana può, in altre parole, inglobare (se non diventare essa stessa) una storia della società italiana, sfruttando, tra l’altro, la ricchezza delle ultime generazioni di manuali scolastici che, ben lungi dal ridursi a semplici compilazioni o a successioni di testi antologici, vanno assimilandosi sempre più a volumi di storia della cultura (gli inserti, i percorsi, i materiali e i documenti proposti, dall’arte alla filosofia dal teatro al costume e alle mentalità, sono funzionali a questa intelligente strategia).

Il rischio della periodizzazione: un falso problema
L’assunzione di una visione storicista, del resto, non rappresenta una gabbia che costringa docenti e studenti a schematismi e distinzioni convenzionali. Il problema della periodizzazione, che spesso viene sollevato dai detrattori delle storie letterarie, rappresenta infatti un falso problema. Sappiamo tutti che utilizzare concetti e categorie storiografiche consolidate o ripartire le varie fasi letterarie a seconda dei secoli è un modo per favorire la comprensione di processi e fenomeni che, per comodità didattica, applichiamo, ad esempio, al Rinascimento e non al Barocco e viceversa. E’ chiaro che la semplificazione, quando è adottata con troppa disinvoltura, può produrre banalizzazioni e fraintendimenti: starà al docente evitare che tali costruzioni mentali finiscano per cristallizzarsi e far capire come le peculiarità di un dato periodo sfumino gradualmente nei successivi e siano integrate o sostituite da altre non sempre con lineare continuità.
 Per paradossale che possa sembrare a prima vista, proprio l’apprendimento della letteratura all’interno di una visione diacronica costituisce un valido antidoto ai rischi di una troppo sbrigativa liquidazione dei processi storici o alla generica e acritica sequenzialità dettata dalle rigide frontiere dei secoli. Grazie allo studio dinamico, si possono cogliere con maggiore precisione linee di tendenza, fisionomie particolari, sviluppi contingenti e trasformazioni in relazione e comparazione con altri momenti storici.
 Ciò non impedisce naturalmente che si possano sviluppare in sede didattica moduli in cui singoli problemi e argomenti siano illustrati, per così dire, monograficamente. La storia e i testi possono essere visti anche da angolature diverse con conseguenti itinerari tematici, con letture critiche o testimonianze storiche considerate come documenti di un orientamento culturale, con suggestivi confronti tra passato e presente. Ma anche in questo caso, lo studio – solo per citare qualche esempio – del ruolo della donna, della geografia letteraria o della collocazione sociale degli intellettuali si rivelano valide integrazioni come supporti e approfondimenti paralleli allo sviluppo diacronico, che unisca l’esperienza letteraria nel suo svolgersi alla vita materiale, alle strutture economiche e culturali, ai modelli elaborati nelle diverse epoche.

De Sanctis e Gramsci: ancora voi?
La lezione romantica di De Sanctis, ma anche quella di Gramsci, insomma, non hanno perso di validità né nell’approccio critico né in quello didattico. La letteratura può ancora oggi essere lo strumento con cui si allarga lo sguardo, penetrando in culture quotidiane diverse dalle nostre e perlustrando terreni materiali e mentali oggi spesso off limits. Può essere insomma, oltre che un richiamo alla bellezza a-storica della poesia, un invito a capire meccanismi e dinamiche delle istituzioni in cui si sono inseriti i letterati, del pubblico, i cui gusti sempre diversi hanno suggerito idee e forme nuove, della lingua, lo strumento espressivo che, indagato nel suo lungo e ininterrotto percorso, rivela la propria storia, le proprie modificazioni.
 Posto in questi termini lo studio della storia letteraria, si potrà offrire cittadinanza anche ad altri orientamenti: la conoscenza dei dati storici, antropologici, istituzionali non condanna affatto alla clandestinità l’illustrazione specifica del testo attraverso la lettura, il significato, l’interpretazione. Il dialogo con le opere, anzi, quando si sia data allo studente la possibilità di orientarsi nel contesto, è un’operazione imprescindibile: spaziare senza precostituiti ideologismi tra le diverse metodologie critiche e affrontare lo studio di un’opera anche nel suo carattere formale significa continuare a far vivere la letteratura del passato anche nella nostra esperienza di oggi. Riconoscendo la diversità dei punti di vista, degli orientamenti e delle realtà in tutti i loro aspetti, questo obiettivo è più facile da raggiungere.


 *Docente di letteratura italiana contemporanea presso l’Università Roma Tre; docente di italiano e latino presso il liceo “F. Enriques” di Roma.







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