Lotta continua contro la Gelmini, a prescindere...
Data: Lunedì, 10 novembre 2008 ore 20:34:39 CET
Argomento: Redazione


La gazzetta del Mezzogiorno del 10.11.2008

di Bruno Vespa
La ragione sta nel fatto che il governo ha accettato
il dialogo, pur senza rimangiarsi nulla circa
l'alleggerimento dei bilanci universitari previsto
a partire del 2010. La strategia condivisa è quella
che qualunque persona di buonsenso farebbe propria:
eliminare progressivamente gli sprechi premiando i mi
gliori. Scontato? No, per l'Italia è una rivoluzione. Si
prendano i concorsi universitari. La parola concorso
lascerebbe presumere un confronto scientifico tra can
didati. Si sa che non avviene mai così. Bravi e somari,
luminari e mezze calzette prendono la cattedra perché
questo rientra nel circolo degli scambi e delle baronie.
Esattamente come avviene nell'assegnazione degli in
carichi direttivi da parte del Consiglio Superiore della
magistratura: un posto per corrente e chi non fa parte del
giro non viene nemmeno preso in considerazione. La svolta
sta nell'istituto del sorteggio, approvato per decreto legge
per mettere una pezza ai concorsi già avviati. Fino ad oggi
la commissione era composta da cinque persone (l'or
dinario che ha bandito ìl posto e quattro colleghi) nominati
per cooptazione. D'ora in poi si formerà una rosa di dodici
nomi tra i quali si sorteggeranno i quattro da affiancare al
titolare. Non possono escludersi pastette: ma farle diventa
oggettivamente più difficile. La rivoluzione non finisce qui:
finora gli ordinari arrivati all'età della pensione (67 anni)
potevano ottenere uno slittamento fino a 70. Come sempre
accade, molti lo meritano, molti no. Un docente, dicono al
ministero, a fine carriera costa più o meno 130mila euro
lordi all'anno. Un ricercatore una trentina. Bene, il senato
accademico potrà decidere se tenersi il professore o
mandarlo a casa e investire la metà del risparmio nell'as
sunzione di due ricercatori. E' garantita in ogni caso
l'assunzione di tremila nuovi ricercatori. Ancora: i tagli
prevedono dal 2010 circa 650 milioni di euro all'anno in
meno al mondo accademico. Bene, il ministro ne mette sul
piatto 500 che non andranno però a tutti, ma saranno
ripartiti soltanto tra le università più virtuose sul piano
dei bilanci e della ricerca scientifica e tra quelle più
coraggiose nell'abolire corsi di laurea inutili e sedi
distaccate. Ricordiamo che in Italia gli insegnamenti
universitari sono 170mila contro una media europea di
90mila e i nostri novanta atenei hanno 320 sedi distaccate:
una media di tre per ogni provincia italiana. Questi dati si
commentano da soli. Si aggiunga che i 40mila studenti
bisognosi senza borsa di studio l'avranno e che 1700
studenti in più potranno dormire in nuove residenze universitarie.
Ci si aspetterebbe a questo punto la cessazione di ogni forma di protesta. E invece no: da Pisa a Firenze, da Milano a Palermo, da Napoli a Genova, da Salerno a Bari, da Siena a Roma (dove sono avvenuti gli incidenti più gravi) le proteste continuano. Non viene il sospetto che non si vuole nessuna riforma, quale che sia?







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