I baroni frenano la Gelmini
Data: Sabato, 08 novembre 2008 ore 00:00:00 CET
Argomento: Comunicati


Slitta la scrittura del testo definitivo del decreto legge sull'università mentre i rettori spingono per un compromesso sui concorsi
FLAVIA AMABILE



Mariastella Gelmini scende in conferenza stampa
alle 17,30 di ieri dopo un consiglio dei ministri più difficile del previsto. Annuncia un decreto legge con alcuni provvedimenti d’urgenza e le linee guida che daranno vita alla riforma dell’università. Il decreto legge è breve: contiene quattro articoli e un bel po’ di dubbi. Perché, quando nel primo pomeriggio il consiglio ha inizi,o fra i ministri circola un testo del provvedimento. Ma al termine della riunione il testo viene riconsegnato ai tecnici che continuano a lavorarci. Probabilmente solo stamattina consegneranno la versione definitiva che diventerà legge la prossima settimana.

Il problema è che durante la riunione c’è stato un cedimento alla lobby dei «baroni» universitari che sono riusciti a scongiurare il pericolo di veder cambiare in modo radicale la formazione delle commissioni dei concorsi. Non a caso il decreto alla fine incassa gli applausi della Crui, la conferenza dei rettori, e lascia insoddisfatta l’ala più riformista della maggioranza «Si complicano le procedure senza mutarne la sostanze», lamenta Giuliano Cazzola del Pdl.

Alla fine, infatti, passa un compromesso: le commissioni saranno formate eleggendo un pool di 12 professori all’interno del quale saranno estratti a sorte coloro che si occuperanno della selezione. La modifica andrà a incidere sui concorsi già banditi e in scadenza lunedì: 3700 posti da professore e 320 da ricercatore. Ci saranno quindi ritardi nella formazione delle commissioni ma il ministro ha promesso che entro gennaio tutto sarà pronto «solo con un leggero slittamento di qualche settimana».

Il decreto prevede il via libera alle sanzioni per le università con bilanci in rosso che non potranno assumere ulteriore personale, nè per docenti nè per figure amministrative. Non è chiaro invece che cosa accadrà agli atenei più spendaccioni con il turn-over. Nel decreto infatti vengono stanziati 150 milioni di euro per favorire l’assunzione di giovani: almeno il 60% (dal 20% attuale) delle assunzioni dovrà essere destinato a nuovi ricercatori che dal 2009 dovrebbero garantire 3 mila posti in più. Le università potranno decidere anche di far andare in pensione i docenti con più di 70 anni di età e far raddoppiare, o anche triplicare, i posti per i ricercatori: un calcolo effettuato sulla base del fatto che un docente anziano guadagna circa 130 mila euro l’anno contro i 40 mila di un ricercatore.

Gli enti di ricerca vengono esclusi dal blocco delle assunzioni e potranno assumere nuovi ricercatori, e i bandi di concorso per ricercatori già banditi sono esclusi dal turn-over. Avranno finanziamenti le università che ridurranno sedi distaccate non funzionali e corsi di laurea «inutili e con pochi alunni» e 500 milioni di euro prelevati dal Fondo del Finanziamento Ordinario andranno alle università che si distingueranno per produzione sicentifica e organizzazione e qualità della didattica in base a parametri di valutazione internazionali.

Il decreto prevede anche 135 milioni di euro in borse di studio e esonero dalle tasse per tutti i ragazzi capaci e meritevoli ma privi di mezzi economici. Il ministero ha calcolato che sono 180 mila, 40 mila in più rispetto a quelli che oggi riescono ad usufruirne. E altri 65 milioni verranno utilizzati per garantire 1700 posti letto in più per studenti. I fondi per queste spese verranno in parte prelevati dal Fas, il fondo per le Aree Sottutilizzate.

Il consiglio dei ministri ha poi approvato le linee guida della futura riforma dell’università che prevedono lezioni in lingua straniera, prestiti d’onore per gli studenti, valutazioni periodiche dell’attività svolta dai docenti, commissariamento per gli atenei inadempienti dal punto di vista finanziario, limite di due mandati per i rettori.







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