LA RIVOLUZIONE DEI PESI IN SICILIA
Data: Venerd́, 07 novembre 2008 ore 12:39:48 CET
Argomento: Rassegna stampa


LA RIVOLUZIONE DEI PESI IN SICILIA
 
 
 
 
Negli anni appena successivi all’impresa garibaldina giunse in Sicilia dal Governo di Torino un certo Gaetano Marini che faceva uno strano mestiere: il verificatore di pesi e di misure. E venne per introdurre nella nostra bella isola il metro, il chilo e il litro; ma non sapeva che sarebbe andato incontro ad episodi assurdi e inverosimili a causa del suo audace zelo modernizzatore. Questa simpatica e sintomatica storia, ritrovata nella ricca biblioteca comunale di Sciacca, ci racconta, nell’ultima sua fatica, Pasquale Marchese, giornalista, bibliografo ed editore (Gaetano Marini verificatore di pesi e di misure. Bivona 1862, Sellerio, Palermo, pp. 169, € 10), facendoci immergere, grazie al contributo di altri documenti dell’epoca, nella Sicilia postunitaria.
Un mondo che visse drammaticamente il passaggio dall’indolente amministrazione borbonica al solerte ordinamento sabaudo e di cui Gaetano Marini rappresentò, tra tante altre, quasi una vittima sacrificale. Arrivato a Bivona, piccolo paese della lontana provincia di Girgenti, un villaggio sperduto tra le montagne e incancrenito da secoli di prepotenze baronali, il Verificatore non trova infatti nulla da verificare, ma solo abitanti ostili al forestiero, sedicenti liberali e naturalmente famigli del vecchio barone ora a capo della consorteria locale. Tutti nemici di chiunque volesse portare novità. E questo Gaetano Marini si delinea via via come un personaggio enigmatico, clownesco, un giovane e impaziente garibaldino, per il quale l’introduzione delle nuove misure è un problema di progresso, una questione patriottica: ma i bottegai non vogliono fornirsene. Allora, da impetuoso illuminista, combatte quei montanari retrogradi e il loro fanatismo religioso; ma loro lo accusano di volere introdurre la nuova legge per avere la percentuale sulle vendite.
Ne emerge così uno spaccato interessantissimo della Sicilia di quei lontani tempi, tanto profetica artefice della sua situazione attuale. Un mondo di uomini che si ingegnavano in tutti i modi a far male a loro stessi, confermando il famoso motto del De Roberto dei Vicerè: adesso che l’Italia era fatta, bisognava solo farsi gli affari propri.

SILVANA LA PORTA








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