Ermanno Olmi: gli studenti fanno bene a protestare. I politici? Non trovo pių la bestemmia giusta per definirli
Data: Giovedė, 06 novembre 2008 ore 23:26:11 CET
Argomento: Comunicati


 Sulle proteste degli studenti nei confronti della riforma scolastica, il 77enne regista Ermanno Olmi non ha dubbi: «I giovani fanno bene a protestare, purché siano convinti di quello per cui manifestano. Non possiamo meravigliarci se il loro discorso è un po' scomposto, visto che i discorsi scomposti della classe dirigente non ci meravigliano mai». Oggi Olmi è stato ospite al carcere minorile Beccaria per introdurre alla lettura i giovani detenuti: il tutto nell'ambito della V edizione della Società di lettura, organizzata dal Liceo Volta di Milano.

Gli studenti devono ribellarsi. «Una delle maggiori difficoltà per i giovani - dice Olmi - è la mancanza di libertà per crescere autonomamente come singolo, in una società che oggi offre come unica attrazione la celebrità. Come possiamo chiedere ai ragazzi di essere onesti e irreprensibili in un mondo tutt'altro che onesto e irreprensibile? Gli studenti devono ribellarsi ai modelli imposti, per essere unici e irripetibili, e devono avere il coraggio di rischiare l'errore».

«I libri devono essere un punto di riferimento costante per le nuove generazioni, indispensabili come il pane - ha detto il regista - Se dovessi salvarne solo due in tutta la letteratura, salverei la Bibbia e Pinocchio. Anche nel cinema, a un ragazzo di 18 anni, consiglio di guardare proprio Pinocchio di Comencini».

«Non trovo più la bestemmia giusta per descrivere la classe politica dell'Italia - dice Olmi - Sono deluso da Milano e da un Paese in cui la giustizia scompare sempre di fronte all'interesse, che segno di civiltà daremo nell'ospitare, nel 2015, un esposizione mondiale? Le
iniziative encomiabili come questa passano sotto silenzio, mentre è urgente offrire ai giovani la possibilità di essere educati come individui liberi. Che efficienza faremo vedere con l'Expo? Forse una metropolitana che funziona? Non sono contrario al progresso, ma sono deluso da come viene utilizzato».

 Il Messaggero







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