"RAGAZZI, STATE SBAGLIANDO: L'AUTRICE DEI TAGLI ALLA SCUOLA NON E' LA GELMINI"
Data: Marted́, 04 novembre 2008 ore 10:15:24 CET
Argomento: Opinioni


Ragazzi, state sbagliando obiettivo. Purtroppo. Credete che l’autrice colpevole dei tagli alla scuola sia la Gelmini e il governo che la esprime. La colpa invece è altrove: a Hong Kong, Shanghai, Mumbai e non si condensa in una persona, ma in una massa immensa di persone, e si chiama globalizzazione. Avrete visto che il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle, che il prezzo del pane e della pasta, delle patate e delle lattughe è diventato insostenibile per una parte rilevante della popolazione. E non solo da noi e presso i paesi europei con governi conservatori, ma anche dove ci sono governi progressisti.

La recessione, che ai tempi del Manzoni si chiamava carestia, non segue i confini della politica. Che c’entrano le lattughe con la scuola e il Manzoni con la Gelmini? Sono aspetti dello stesso fenomeno. In tempi di fame non sono ammissibili i lussi. E nessun governo può creare la ricchezza (pane, pasta, patate) dove non c’è. Per anni l’Italia ha accumulato debiti sulle vostre spalle, nella colpevole illusione che nel futuro le cose sarebbero andate meglio che nel presente. Creando posti di lavoro finti, prebende improduttive, assegni scoperti, un gigantesco castello di speranze che ci ha accomunato in parte con il resto del mondo capitalistico.

Prima o dopo sarebbe venuta l’ora di pagare quei debiti. E’ venuta. Purtroppo non possiamo più permetterci le medicine gratis per tutti (una volta lo erano), il posto di lavoro fisso a vita (un tempo lo era), la pensione pari allo stipendio (un tempo lo era). E la scuola? E’ tanto importante (dall’asilo all’università) che è l’ultima cosa nella quale è il caso di fare economie. Avete ragione.

Ma le economie bisogna farle ed è possibile ancora farle senza danneggiare il paese a condizione di eliminare gli sprechi e non gli investimenti utili. Conosco decine di "docenti di sostegno" che sostengono in primo luogo se stessi; schiere di docenti che organizzano corsi di "aggiornamento" giustificati solo da uno stipendio aggiuntivo. Voi stessi, fino alla scorsa stagione, avete puntato il dito accusatore contro stanziamenti scolastici ad personam, contro il business del libro di testo, delle gite di "istruzione", dei master di varia denominazione e di comune inutilità. E quel che vale a scuola, vale ancora di più all’Università che ha moltiplicato cattedre e cattedratici assegnando stipendi inutili alla collettività (utilissimi ai beneficiari) che finanzia "ricerche" risibili togliendo risorse a quelle serie in una perversa democrazia della ricerca che ci ha relegato agli ultimi posti nelle classifiche mondiali della cultura.

Li avete visti i convegni (finanziati con i soldi della ricerca) con 15 relatori e 3 ascoltatori? Le passeggiate (finanziate dall’erario) camuffate da sopralluoghi culturali?

Dunque avreste perfettamente ragione se rivolgeste la vostra protesta contro questi sprechi, contro l’assurda macchietta per cui in un liceo scientifico si studia inglese, francese, spagnolo, lasciando in un angolo la matematica; per cui in una già prestigiosa università del nord si studia "cinese" su libri rigorosamente in italiano, prendendo in giro la logica e gli stessi studenti che pagano le tasse.

Cari ragazzi: protestate pensando che tra una decina di anni dovrete pagare voi il conto degli sperperi di adesso. Il sistema attuale ha messo in ginocchio la ricerca (vera), ha umiliato gli insegnanti seri trattandoli allo stesso modo di quelli che pensavano solo alle vacanze (con certificato di malattia), alla pensione (anticipata) e alla conquista di un posto di lavoro ope legis. Chiedete seri criteri di selezione e controllo dei docenti, pretendete il rendiconto sui bilanci delle scuole e degli atenei. Imponete una revisione periodica delle carriere dei docenti. Non fatevi scippare il futuro mentre gridate e ballate per strada: vecchia pantomima di cui già ai tempi del Manzoni si servivano i baroni per convogliare a proprio vantaggio le emozioni della folla.

Sergio Sciacca (da www.lasicilia.it)







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