IL PRESIDE CHE NON SCIOPERA
Data: Sabato, 01 novembre 2008 ore 08:44:29 CET
Argomento: Comunicati


da LASTAMPA.it

 Il preside che non sciopera

 Renato Dellepiane, il dirigente di un liceo di Genova che ha convinto quattro classi intere a entrare


 FLAVIA AMABILE

 Le cifre sono state ai limiti del bulgaro: un milione di persone in piazza, e il 90% delle scuole chiuse, hanno raccontato gli organizzatori. Ora, come al solito, bisogna rivedere un po’ al ribasso le cifre ma su una cosa sono tutti d’accordo, sia chi ha manifestato sia chi è andato a scuola: mai uno sciopero è stato altrettanto imponente. Professori rimasti fuori dai cancelli perché i bidelli hanno partecipato in massa, portoni rimasti chiusi e interi edifici deserti e poi gli altri, quelli che a scuola ci sono andati comunque. Come al liceo Martin Luther King di Genova, a Sturla. Sono 1380 alunni divisi tra classico e scientifico per 60 classi. Due giorni fa corridoi e aule erano vuoti tranne quattro classi, due del liceo scientifico, due del classico.

 «Da noi circa l’80% degli studenti hanno fatto sciopero e il 60% dei docenti», racconta Renato Dellepiane, il dirigente scolastico dell’istituto. Volendo rovesciare le cifre si può dire che il 20% degli studenti e il 40% dei docenti sono entrati, hanno fatto i «crumiri», non hanno partecipato alla protesta.

 Dellepiane ha 65 anni, da 20 fa il preside. Da allora «crumiro» lo è sempre stato, per scelta. A volte quando ancora era professore, qualche volta ha scioperato, da dirigente mai più. «Per senso di responsabilità - spiega lui - per senso del dovere. Sono d’accordo con alcune delle rivendicazioni di chi ha fatto sciopero ma il momento era troppo delicato, non potevo lasciare la scuola: non sapevo che cosa avrebbero fatto gli alunni o i docenti».

 Dellepiane è il dirigente che questa primavera ha dovuto gestire un delicato problema con un professore trovato da una studentessa a compiere atti osceni in classe e che sa il bullismo che cosa è e come combatterlo. Nella scuola vorrebbe più rigore. «E il ministro Gelmini qualche risposta la da: con il voto in condotta, in un certo senso con il grembiule che sembra una stupidaggine, e invece frena la corsa alle griffes di tanti studenti».

 E’ d’accordo con la reintroduzione dell’educazione civica fra le materie da studiare e vorrebbe che il ministro «facesse pulizia nelle università». Ma vorrebbe anche che ritirasse tutti i tagli. «Perché a noi fanno paura l’accorpamento delle classi di concorso, la riduzione dell’orario, i tagli ai docenti. Sono un ridimensionamento di tutta la nostra attività».

 E quindi non ha nulla da dire contro quelli che hanno scioperato ma ha lavorato sodo per arrivare a riempire almeno quelle quattro aule. «Ho riunito tutti i rappresentanti di classe, ho spiegato loro il mio punto di vista sul decreto Gelmini e sui tagli, e ho detto che secondo me bisognava informarsi bene su quel che prevedevano le novità introdotte dal governo. Ho ascoltato le loro posizioni poi i rappresentanti sono tornati dagli studenti a riferire. Si è creato un dibattito con i docenti e le classi i cui docenti erano più disponibili a discutere sono venute per intero. Hanno fatto lezione normale ma anche parlato di quello che stava accadendo. E’ stato il professore di storia e filosofia a approfittare della lezione di educazione civica per parlarne».

 Problemi all’ingresso? Insulti, prese in giro? «Nessuno, i ragazzi sono entrati senza alcun problema di picchetti da superare». E ora, lasciato alle spalle lo sciopero, le agitazioni, il periodo più convulso della protesta, per Dellepiane inizia un’altra fase. «Ho convocato di nuovo i rappresentanti di classe lunedì. Consegnerò loro un po’ di documentazione: il testo della 137 e gli articoli del decreto 133 che si riferiscono alla scuola. Ho aggiunto anche alcune dichiarazioni sindacali».

 Le dichiarazioni sindacali? Il preside che non ha mai scioperato diffonde le posizioni dei sindacati? «Offro agli studenti la possibilità di informarsi, poi convocheremo un’assemblea e ne discuteremo tutti insieme. Devono sapere, devono capire, e l’unico modo per farlo è avere le informazioni».
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