LA SCUOLA NON E' NE' DI DESTRA, NE' DI SINISTRA: GUARDIAMO AI GIOVANI!
Data: Venerd́, 31 ottobre 2008 ore 19:51:33 CET
Argomento: Opinioni


C’è da dire, in verità, che il fascismo in Sicilia ha sortito effetti diversi che al Nord. Comunque sia, mi sembra di tornare, in maniera soft, ai tempi della dittatura fascista nel sentire i commenti dei nostri politici o peggio ancora le minacce del Sig. Maroni – faccia da pitbull – e nel minimizzare intenzionalmente e tornacontisticamente – vedi la faccia di bronzo del nostro Presidente del Consiglio – la gravità dell’attuale situazione scolastica ed il massiccio concorso di discenti e docenti, di ogni ordine e grado, e di genitori…e non di un esiguo “gruppo di facinorosi”. Si risparmino pure il Sig. Veltroni – altra faccia da bergamotto – nel mostrarsi opportunisticamente favorevole nei confronti della scuola o il Sig. Di Pietro – bla bla bla inconcludente – nel sentenziare di continuo scambiando la vita concreta degli italiani con un’aula da tribunale.

Mettiamo giù le mani dalla scuola! La scuola è il vivaio della società del domani. La scuola è il nostro futuro di cittadini italiani. E’ vero che la scuola necessita di riforme urgenti! E’ vero che nella scuola ci sono sprechi per progetti PON, POR,…ed ognuno aggiunga le sigle che vuole! E’ vero che talune università non funzionano come dovrebbero ed hanno cattedre con quindici, dieci o tre studenti soltanto! E’ vero che… Ma apriamo il dialogo per trovare democraticamente le soluzioni più sagge, più utili e più impellenti.

La scuola non si cambia a colpi di Decreti Leggi. Cara Ministro Gelmini, con umiltà, fa’ un passo indietro. Non fare intendere di ascoltare…tanto il Decreto è già fatto, ora addirittura è approvato e non si tocca. La scuola non si cambia mostrando i muscoli. Caro Ministro Maroni, ora basta con le tue minacce che stanno fomentando ideologie razziste, dal Nord al Sud dell’Italia.

La scuola non si cambia con l’arroganza, proponendoci una melodia in salsa diversa degli anni ’70: “…questa è casa mia e qui comando io!”. Caro Sig. Premier, ascolti la protesta della scuola. Di tutta la scuola e non di un gruppo di facinorosi, come lei sostiene. Non si può tornare indietro, ignorando decenni di storia. Proiettiamoci in avanti con lungimiranza. Una volta tanto, faccia silenzio, metta da parte la sua tracotanza ed ascolti!

I problemi sono ben più seri di quelli che lascia apparire: la discriminazione degli alunni con la re-istituzione delle classi differenziate per i figli degli extracomunitari ed il relativo riconoscimento istituzionalizzato di chi ha la colpa di provenire da mondi diversi – ci manca solo la stella di Davide o il numero d’immatricolazione dei tempi nazisti ! -; l’impoverimento dell’educazione scolastica a partire dalla scuola primaria; l’ostruzionismo a chi da lungo tempo dedica anima e corpo alla scuola vivendo il proprio lavoro come una missione; l’ulteriore precarietà e la ingiustificata disoccupazione che accrescerebbero ulteriori problemi all’economia del nostro Paese; l’egemonia dei “baroni” nelle università che precluderebbe il futuro di molti giovani appartenenti ai ceti sociali meno abbienti; il taglio alla ricerca scientifica che è l’equivalente sinonimo dell’esodo della migliore qualità dell’intellighentia italiana all’estero.

Si va avanti, non si torna indietro. Ce l’hanno insegnato i Romani secoli fa: “Historia magistra vitae”.

Ascolti. Ascolti. Ascolti. Non può ignorare che ieri da Catania a Palermo, da Napoli a Roma, da Bari ad Ancona, da Firenze a Bologna, da Torino a Milano, centinaia di migliaia hanno sfilato contro il Decreto legge approvato l’altro ieri dal Senato. Se c’è una mobilitazione così imponente, multicolore o senza colore – come lei preferisce -, vuol dire che la situazione è veramente grave e rischia di diventare più pesante.

Il dialogo e l’intesa tra le varie parti mostrano saggezza, maturità, responsabilità e, non da ultimo, vero senso democratico. Non ricorriamo ai referendum, che costano anche tanto alle casse dello Stato! Usiamo i mezzi della democrazia e della civile convivenza.

Vogliamo più bene ai nostri giovani, non a parole ma coi fatti!

Vincenzo Grasso






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