30.10.2008. ROMA. Manca la firma del capo dello Stato
e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale,
poi il provvedimento sulla scuola
targato Gelmini sarà legge. Ieri, con 162
voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti,
Palazzo Madama ha convertito il decreto
133 contro cui l’opposizione ha subito
annunciato un referendum abrogativo.
"La scuola cambia. Si torna alla scuola
della serietà, del merito e dell’educazione",
commenta a caldo il ministro
Gelmini secondo cui la maggioranza degli
italiani condivide il provvedimento.
Per niente intimorita dalla piazza, il ministro
si prepara quindi per la prossima
mossa. Tocca all’università: "Entro una
settimana - annuncia - presenterò il piano".
Attivissimo nella difesa della manovra
sulla scuola, il presidente dei senatori
del Pdl, Maurizio Gasparri, che cerca di
contrastare la "campagna di menzogne"
della sinistra e di spostare l’attenzione
sulla "casta dei baroni". "Razionalizziamo
la spesa della scuola elementare, riportiamo
con il maestro prevalente una
figura pedagogica importante soprattutto
per i bambini che avviano la loro attività
scolastica, ripristiniamo principi di
tutela del merito con voti e con criteri di
valutazione più chiari e più utili anche
alle famiglie", spiega.
Ma anche nella maggioranza c’è chi
contesta i metodi del governo. Giovanni Pistorio dell’Mpa, annunciando in aula il
suo sì al provvedimento, ha sottolineato
che il decreto "non è lo strumento più
idoneo a favorire la dialettica", non solo
all’interno tra maggioranza e opposizione,
ma "anche all’interno della maggioranza".
"Non voglio esprimere un giudizio
negativo su questo provvedimento -
ha concluso ricordando interventi come
quello sull’Ici che avrebbe penalizzato il
Mezzogiorno - ma qualche volta vorrei
votare un provvedimento perché sono
convinto dei contenuti che esso porta".
Per il Pd "non finisce qui". Anna Finocchiaro
infiamma l’Aula. Dai suoi banchi
partono lunghi applausi mentre la maggioranza
la fischia soprattutto quando
accusa la Gelmini di "afasia". "Il suo silenzio
è indifferente e opaco ma anche
esplicito. Di queste giornate colpisce il
disprezzo per le ragioni degli altri", dice
prima di leggere una lettera di alcuni
studenti determinati a far sentire la propria
voce "per cercare di garantire fino in
fondo quella democrazia conquistata dai
nostri padri". "Ora pensate che approvate
questo decreto e che sia finita qui.
Non è così", avverte anticipando in qualche
modo l’annuncio del ricorso al referendum.
Mentre il ministro dell’Istruzione ha
già in mente un piano per rifare la faccia
agli atenei, l’opposizione si prepara a dare
battaglia alla legge Gelmini fuori dal
Parlamento. Il leader del Pd, Walter Veltroni,
annuncia l’intenzione di indire un
referendum (a cui aderisce l’Idv ma non
l’Udc) chiamando i cittadini a formare
comitati in ogni città: "Non abbiamo alcuni
interesse a far diventare questo referendum
un’iniziativa del Pd", spiega
gongolante: "Sembrava l’incredibile
Hulk, ma la luna di miele del governo col
paese è finita sulla scuola".
Anna Finocchiaro ribatte a chi dal Pdl
obietta che solo il giorno prima Veltroni
aveva detto che non si sarebbero fatti
referendum su una "riformetta". Il Pd,
spiega, sta studiando la migliore formulazione
dei quesiti referendari per chiedere
l’abrogazione di una riforma "occultata"
che il governo starebbe facendo
sulla scuola con una serie di provvedimenti,
dalla Finanziaria a diversi decreti,
come quello sulla sanità che minaccia
il commissariamento alle Regioni che
non daranno seguito alla normativa sull’accorpamento
degli istituti. Il Pd conta
inoltre sui ricorsi alla Consulta da parte
della Regioni. "Finalmente una buona
notizia", commenta il ministro Ignazio La
Russa: "Forse andrò a firmarlo, così si vedrà
che gli italiani voteranno per il sì alla
riforma all’80%".
ANNA RITA RAPETTA (da www.lasicilia.it)