Scuola: sciopero, per il ministero della Pubblica istruzione ha aderito il 57,1%
Data: Giovedì, 30 ottobre 2008 ore 23:05:41 CET
Argomento: Rassegna stampa


dal sito DIESSE.org

RIFLESSIONI SU QUESTI GIORNI DI SCUOLA  

 

In questi giorni di vivaci discussioni sulla scuola e sulle recenti disposizioni ministeriali, la domanda che, in modo pressante, interroga noi insegnanti è: cosa vuol dire essere adulti di fronte ai ragazzi che incontriamo quotidianamente in classe? 
L’impressione è che da un lato gli insegnanti, disorientati e talvolta poco informati su quanto dice la legge 133 del 6 agosto 2008 e il decreto legislativo 137 del 1 settembre 2008, si aggrappino al sicuro tran-tran quotidiano fatto di spiegazioni, verifiche ed interrogazioni, aspettando che la bufera passi, dall’altro, contrari alle disposizioni legislative, coinvolgano nel loro giudizio gli studenti, invitandoli alla mobilitazione e all’organizzazione di forme di protesta (occupazione, autogestione, ecc). 
L’alternativa sembra quindi porsi tra il disinteresse per quello che succede intorno e l’uso, ahimè talvolta strumentale, del credito che i ragazzi ci concedono, per piegarli alle nostre logiche  di parte e, peggio, farsene portavoci più o meno inconsapevoli. 
Noi riteniamo invece che l’adulto di fronte ai giovani sia altro. Sia colui che invita il ragazzo a guardare la realtà per quella che veramente è, senza censurarne alcun aspetto. E, al tempo stesso, lo sostiene in un approccio positivo e fiducioso dei problemi che ha davanti. 
 Ogni giorno, entrando in classe, sentiamo la responsabilità che inevitabilmente abbiamo, nei confronti di tutti i nostri alunni. Ed è una responsabilità ben maggiore di quella di fornire loro le conoscenze che si posseggono riguardo alla propria materia di insegnamento… 
I ragazzi osservano come spieghiamo, se siamo appassionati ai contenuti che trasmettiamo, se stiamo attenti a loro e alle difficoltà che manifestano… 
Ed intuiscono anche se il nostro atteggiamento è di rispetto per la loro libertà e al tempo stesso ricco di una proposta di significato su tutto ciò che vivono o semplicemente preoccupato di convincerli che la nostra lettura della realtà è quella giusta e l’unica a cui aderire. 
Per questo le giornate così convulse e ricche di confronti e di dibattiti sul futuro della scuola sono una grande occasione, per noi insegnanti, per mostrare ai nostri studenti degli adulti appassionati di tutto ciò che succede, disponibili ad interrogarsi, senza preclusioni ideologiche, sui cambiamenti che la realtà pone. 
 
E’ quanto mai urgente che i giovani siano educati a partire dai fatti e non da letture precostituite e, al tempo stesso,siano sostenuti nel loro impeto costruttivo, piuttosto che incitati ad una sterile, quanto poi avvilente, opposizione. 
Chiediamo ai nostri alunni, talvolta quasi come un ritornello stereotipato, di essere responsabili; ma qui si tratta prima di tutto della nostra responsabilità di adulti: verso i giovani (in qualsiasi ambito li incontriamo), verso l’intera comunità civile e, in ultima analisi, verso noi stessi e il nostro essere uomini.  

                                          Professori:

 

Eugenia Cinello, Emanuela Cosatti, Cristina Cupan, Antonella Dorì, Elena Gobbato, Marina Gobbato, Andrea Ricardi ,Silvana Sclippa, Lorena Urli                                                                         

 da Repubblica.it

Il ministro ammette però che al momento si tratta di "dissenso fisiologico" Soddisfazione dei sindacati per la mobilitazione contro i tagli alla scuola Maroni: "Denunce per chi occupa" Epifani: "Insorge un intero Paese" Berlusconi rifiuta di riconoscere il movimento: "Ho visto solo una sinistra scandalosa" Veltroni rilancia la proposta del referendum anti-Gelmini, ma il Pd è perplesso

ROMA - Davanti al dilagare della protesta nel mondo della scuola e al rifiuto del presidente del Consiglio a fare qualsiasi concessione o apertura al movimento anti-Gelmini, è il ministro dell'Interno Roberto Maroni a tentare di vestire i panni del politico fermo, ma allo stesso tempo saggio e conciliante.
Commentando l'ondata di manifestazioni che sta sconvolgendo l'Italia, il responsabile del Viminale ha ribadito che "chi occupa abusivamente le scuole impedendo ad altri di studiare sarà denunciato", salvo però precisare che "finora il fenomeno delle occupazioni rientra in manifestazioni fisiologiche di dissenso" e "la continuità didattica finora è garantita".
Insomma una valutazione della protesta che pur rimanendo ferma nel giudizio negativo, ne ammette comunque la legittimità. Piccola apertura alla quale si aggiunge la riflessione autocritica di Ignazio La Russa.
Sulla scuola, ha ammesso il reggente di An, il governo non ha comunicato bene e soprattutto ha fatto le cose troppo di fretta. "Per una volta - ha osservato - c'è stata una mancanza di informazione da parte del governo: abbiamo comunicato bene sulle città sicure, invece questo decreto è passato all'improvviso.
Si è sottovalutato che la carenza di informazione potesse alimentare un'opera di disinformazione interessata". Fermo nelle sue certezze è rimasto invece Silvio Berlusconi che davanti alle tante persone scese in piazza in tutta Italia si è limitato anche oggi ad attaccare "una sinistra scandalosa che ha la capacità di rovesciare il vero e dire il contrario della verità".
Distinguendosi dal premier, Maroni ha voluto portare avanti in maniera articolata anche la consueta polemica sulle cifre del corteo romano. "Ho letto che a Roma ci sarebbe stato un milione di persone.
Purtroppo c'è il vezzo di moltiplicare per dieci le cifre reali, anche se 100 mila persone sono comunque tante", ha detto. Di ben diverso tenore è stata ovviamente la valutazione del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani nell'intervento dal palco di piazza del Popolo.
C'è "un'intero paese che insorge", ha esordito il leader sindacale. "State segnando una giornata memorabile, non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del Paese, per i nostri giovani", ha proseguito rivolto alla folla. Parlando poi in particolare ai giovani, Epifani ha aggiunto: "Non vi pentirete di stare con noi, non permetteremo che il vostro impegno sia messo in discussione da qualcuno che ha cattivi pensieri.
La forza di questa piazza è la forza della democrazia ed è uno scudo per i nostri giovani. Qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna, che non abbassa la schiena, che non si fermerà". "Noi - ha detto ancora il segretario della Cgil - siamo pronti a una sfida riformatrice, non proteggiamo nessun fannullone e chiediamo al governo di aprire finalmente un confronto: lo deve al Paese reale non ai sindacati".
Grande soddisfazione per lo sciopero generale della scuola anche da parte del segretario del Pd Walter Veltroni. "Oggi a Roma centinaia di migliaia di persone, professori, studenti, genitori, personale non docente, hanno dato vita ad una straordinaria manifestazione di popolo - ha commentato - Straordinaria per la sua forza e insieme per la serenità nella quale si è svolta, per il senso di responsabilità e per la capacità di tenere insieme i diversi soggetti del mondo della scuola. Il governo deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno".
Ma al di là della soddisfazione, la protesta scolastica consegna a Veltroni anche una delicata situazione da gestire all'interno del partito. Oggi il leader democratico ha ribadito che contro le scelte del ministro Gelmini il Pd "risponde lanciando una raccolta di firme per un referendum che cancelli il decreto, una raccolta che deve avere per protagonisti i cittadini, i professori, gli studenti". In realtà questa linea sta creando più di un malumore nel Pd, dove due big come D'Alema e Marini ritengono che la strada del referendum possa rivelarsi per vari motivi un'arma spuntata che rischia tra l'altro di dare l'impressione di un partito che insegue il modello di opposizione di Antonio Di Pietro.
Riflessione critica di più ampio respiro è invece quella svolta da Nichi Vendola. Con il movimento nato contro la riforma della scuola si è di fronte "alla prima vistosa crepa dell'egemonia berlusconiana", ha sottolineato il leader della minoranza di Rifondazione comunista, ma il centrosinistra, ha aggiunto, non potrà sperare di guarire le proprie malattie facendo degli studenti le proprie "truppe cammellate".







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