Le reazioni a Catania. La Cisl traccia un quadro allarmante delle conseguenze occupazionali per Catania «Oltre duemila posti in meno in tre anni» - Cr
Data: Mercoledì, 29 ottobre 2008 ore 16:59:19 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

28.10.2008. Gli studenti universitari cominciano ad occupare le facoltà, i ragazzi dei licei optano per l’autogestione, almeno fino allo sciopero generale della scuola. E, questa volta, le famigli e i docenti sono al loro fianco ritenendo che c’è motivo di protestare. La protesta si estende e coinvolge anche i sindacati che fanno i conti e dicono come incideranno i tagli nel nostro territorio.

Secondo la Cisl Scuola, nella scuola pubblica Catania perderà in tre anni 1420 docenti e 933 posti di personale Ata. A lanciare l’allarme è Alfio Fisichella, segretario generale della Cisl Scuola, che illustrerà questi dati drammatici nel corso dell’esecutivo che si terrà oggi anche in vista dello sciopero generale del 30 ottobre.

«A questi dati - aggiunge Fisichella - dobbiamo aggiungere quelli che deriveranno dal ritorno al maestro unico. I tagli previsti e realizzati per la Sicilia, anche se in parte arginati grazie alle pressioni del sindacato, incidono notevolmente sull’occupazione, sul sistema della formazione e particolarmente sulle famiglie con disabili. Altro che crescita culturale! I sacrifici richiesti al settore dal "decreto Gelmini" possono portare danni irreversibili per tutto il Meridione e, particolarmente, per la Sicilia e le sue province, dove le situazioni di sovraffollamento di alcune classi, costituite anche da 33 alunni, rischiano di trasformare le aule in vere e proprie arene, dove si è fortunati se si riesce a uscire illesi».

«A Catania - conclude - abbiamo discusso del dimensionamento scolastico. Siamo per un piano di razionalizzazione e dimensionamento delle istituzioni scolastiche catanesi che comporti l’accorpamento di quelle scuole o di quei plessi con scarsissimo numero di alunni, ma che garantisca a tutte le famiglie la possibilità di fruire di un servizio degno di tale nome, in strutture che garantiscono la sicurezza per tutti, favorendo l’apertura di nuovi istituti particolarmente nella secondaria superiore ove si è costretti, da parte di alunni e professori, a una continua movida tra vari plessi». Oggi, alle 11, al liceo scientifico Galilei (villaggio Dusmet), i sindacati della scuola terranno l’ottava assemblea preparatoria allo sciopero del giovedì 30.

 

Occupata Fisica, tanti licei in autogestione. Cresce L’Onda della protesta anti Gelmini

 

28.10.2008. L’Onda cresce. Ieri è stata occupata la facoltà di Fisica e, più precisamente, un’aula del dipartimento. La decisione è stata presa a tarda sera, dopo un’assemblea protrattasi per l’intera giornata e voluta per mettere a confronto le iniziative di protesta che studenti, ricercatori e docenti intendono portare avanti. Una scelta presa in un’atmosfera effervescente, ma tranquilla tanto che circa venti studenti, alla presenza del direttore del dipartimento Franco Porto, hanno firmato un atto con il quale si assumono la responsabilità, anche penale, di eventuali danni. Saranno loro a vigilare affinché non si intromettano elementi esterni. Gli occupanti dicono che impiegheranno parte della notte ad elaborare un documento che sarà presentato stamattina all’assemblea generale delle facoltà della Cittadella.

Sempre ieri, ai Benedettini, si è tenuta un’assemblea congiunta di studenti e ricercatori delle facoltà di Lettere, di Lingue e di Scienze politiche alla quale hanno partecipato anche alcuni rappresentanti del polo scientifico della Cittadella. I partecipanti hanno discusso del presidio da fare stasera ai Benedettini, in occasione della festa di accoglienza delle matricole, dell’assemblea che si terrà oggi alla Città universitaria e delle lezioni in piazza in programma per domani mercoledì.

La protesta si estende anche tra gli studenti delle scuole superiori che si sono coordinati e hanno fatto rete per informarsi e per protestare contro la riforma Gelmini che nessuno di loro definisce tale dal momento che considerano il decreto legge 133 soltanto un modo per tagliare risorse all’istruzione pubblica, un tentativo di svilirla ulteriormente e di spingere verso forme di privatizzazione. Ieri sono entrati in autogestione le ragazze e i ragazzi dei licei classici Spedalieri e Cutelli, dello scientifico Boggio Lera e del liceo artistico e, in provincia, i giovani degli istituti superiori di Bronte e di Linguaglossa. E lo stato di agitazione si estenderà ancora. Oggi dovrebbero entrare in autogestione anche l’istituto d’arte e il liceo scientifico Principe Umberto e, in provincia, il liceo classico di Giarre e Riposto. Autogestioni che probabilmente si protrarranno fino a giovedì 30, giorno in cui, in occasione dello sciopero nazionale della scuola, a Catania si terrà una manifestazione-corteo con concentramento in piazza Roma, alle 9.

Intanto è già pronto il volantino per giovedì pensato all’insegna di uno slogan carico di speranza, «Catania si muove!!!», e corredato da una vignetta di Vauro dove un’arrabbiata Gelmini tronca con l’accetta un segnale stradale che indica la presenza di una scuola. Il movimento dice no al taglio di 90.000 docenti e di 45.000 amministrativi, tecnici e ausiliari, dice no ad ulteriori tagli all’insegnamento di sostegno. No alla Legge 133 «che trasforma le scuole e le università in fondazioni private, accorpa le classi di concorso, riduce il tempo scuola, blocca le assunzioni a tempo indeterminato ». No al maestro unico e a quel che comporta, a partire dall’impossibilità di attuare il tempo prolungato.

No al taglio di 8 miliardi per le scuole e di un miliardo e mezzo per l’università. No alla chiusura delle scuole nei piccoli comuni a causa dei quali i ragazzi di 850 paesini avranno difficoltà enormi ad esercitare il diritto allo studio.

Temi che ieri mattina sono stati affrontati in tutte le scuole entrate in autogestione. Allo Spedalieri, poco dopo l’apertura dei cancelli, si è tenuta un’assemblea in cortile per decidere le forme di protesta e quella scelta, nonostante il parere contrario del preside, è stata proprio l’autogestione. I ragazzi poi si sono divisi in tre gruppi per approfondire altrettante tematiche: la riforma Gelmini, la sanità, la controinformazione. Un confronto per attuare il quale hanno chiesto e ottenuto di potere utilizzare i corridoi della scuola. E oggi si replica, almeno questo è nelle intenzioni degli studenti, ma il preside Alfio Pennisi proporrà nuovamente forme diverse di confronto. A suo avviso, infatti, «l’autogestione, nella quale c’è un aspetto rituale, non è la forma più efficace per approfondire i temi al centro della protesta». Per questo ha offerto agli studenti - invano - di aprire la scuola anche il pomeriggio assicurando loro che garantirà «la libera dichiarazione del dissenso, sciopero compreso». Proposta che ribadirà anche oggi, ma è probabile che gli studenti proseguano nella strada che hanno intrapreso.

PINELLA LEOCATA (da www.lasicilia.it)







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