Documento dei docenti del Liceo Majorana di Scordia sulla riforma Gelmini
Data: Mercoledì, 29 ottobre 2008 ore 16:51:11 CET
Argomento: Opinioni



Documento sottoscritto dai docenti del Liceo Scientifico “E. Majorana” di Scordia

[la sottoscrizione da parte di tutti i docenti (di ruolo, precari ecc.) è ovviamente libera ed individuale]

* Lo status quo legislativo

L’articolo 64 della legge n. 133, approvata il 6 agosto 2008, prevede una serie di interventi diretti al riordino del sistema scolastico italiano, di ogni ordine e grado. In seguito, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministro dell’Economia e delle Finanze hanno stilato un testo (Schema di piano programmatico) che indica le modalità che verranno seguite per rendere operativi i dispositivi indicati nell’articolo 64 della legge n. 133. Il termine per l’entrata in vigore dei dispositivi di legge è indicato a partire dall’anno scolastico 2008/2009. Questo Schema inizia a definire le modalità per raggiungere l’obiettivo fissato all’articolo 64, comma 3 della legge 133, ossia: predisporre «entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, un piano programmatico di interventi volti ad una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, che conferiscano una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico».

* Cosa cambia?

Veniamo dunque allo Schema: «Si rende perciò necessario un profondo e sereno ripensamento dell’impianto complessivo del nostro sistema scolastico, e l’avvio e la gestione di una fase di revisione, riordino ed “essenzializzazione” dell’intero quadro normativo, ordinamentale, organizzativo e operativo. Non tanto si tratta di aggiungere a quelle esistenti altre soluzioni innovative, ma di razionalizzare e semplificare l’esistente e rendere pienamente efficienti i servizi scolastici al fine di raggiungere risultati qualitativi migliori e di più alto profilo».

  1. Essenzializzazione: così viene definito l’accorpamento delle classi di concorso in base ad una «comune matrice culturale e professionale, ai fini di una maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti. Tale misura risulta funzionale al processo di essenzializzazione dei curricoli previsto dal piano». In sostanza: il piano prevede la riduzione del numero di ore settimanali di lezione nei vari indirizzi di scuola, e la riduzione e il cambiamento del numero di ore per singole discipline, secondo la logica del risparmio e della riduzione all’essenziale dei programmi disciplinari. Ciò non solo nella scuola primaria, ma anche nella secondaria. Ad esempio, un docente di italiano e latino potrà insegnare anche storia e filosofia e viceversa, un docente di matematica e fisica potrà insegnare anche scienze e viceversa, con un abbassamento complessivo delle competenze professionali richieste al docente;

  2. Flessibilità: così si definisce nello Schema la necessità di utilizzare la forza lavoro già presente nelle scuole secondarie (docenti di ruolo) in ambiti disciplinari più ampi; una volta accorpate le classi di concorso, un docente con una precisa specializzazione e profilo professionale potrà insegnare anche altre discipline “omogenee”;

  3. Riconversione: «Saranno attivati corsi di riconversione professionale per i docenti, facenti parte delle classi di concorso in esubero, nonché corsi relativi ad altre tipologie di docenti, ai fini dell’inserimento in classi di concorso più ampie»; ciò significa l’attivazione di corsi riservati ai docenti di ruolo affinché acquisiscano le competenze per potere insegnare anche altre discipline ‘collaterali’ alla propria classe di concorso;

  4. Soprannumerari: «eliminazione nella scuola secondaria di secondo grado della norma che consente di salvaguardare la titolarità del docente nei casi in cui vi sia stata la riconduzione della cattedra a 18 ore di insegnamento»; ossia: nel caso in cui non si possano coprire le 18 ore per intero in docenza, il docente in questione diventa soprannumerario.

* Gli effetti:

  1. La dequalificazione della professione docente: accorpare le classi di concorso, e riconvertire con corsi ad hoc i docenti di ruolo affinché possano insegnare anche altre discipline con «matrice culturale comune», significa dequalificare la professionalità dei docenti e abbassare il livello dell’offerta formativa della scuola pubblica. La specializzazione dei saperi va di pari passo con la capacità di connetterli in una rete multidisciplinare e interdisciplinare. La scuola, secondaria in particolare, deve avvalersi delle più alte capacità specialistiche disponibili nei vari ambiti disciplinari. Accorpare le classi secondo il principio della «flessibilità» significa abbassare il livello qualitativo dell’insegnamento perché la specializzazione dei saperi comporta una formazione specialistica e dedicata, non raggiungibile mediante corsi di qualche decina di ore. Non è specificato poi quale sarà la logica scientifico-culturale degli accorpamenti, ma indicando nella «flessibilità del personale docente» l’obiettivo è facile comprendere che la regola sarà la semplificazione dei contenuti e delle competenze. In sostanza: si tratta dell’elevamento del principio del maestro unico ai gradi più alti dell’istruzione;

  2. L’impoverimento dell’offerta formativa: «I piani di studio relativi al sistema dei licei, di cui al decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, come modificato dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, saranno riesaminati con l’obiettivo di razionalizzarne l’impianto in termini di massima semplificazione»; ossia: nelle scuole pubbliche la qualità, specificità, analiticità, ricchezza dell’offerta formativa deve cambiare nella direzione della «massima semplificazione» dei piani di studio e dei programmi delle singole discipline. La qualità dell’insegnamento nelle singole discipline non è garantita;

  3. L’emergenza sociale: la scuola pubblica va quindi nella direzione della razionalizzazione estrema delle risorse professionali esistenti, sia come personale docente di ruolo sia come personale docente “precario”, ossia va verso l’impoverimento della specificità professionale dei docenti cui in sostanza verrà richiesto di insegnare in sostanza meno e in maniera più generica («essenziale»). In mancanza di indicazioni sul modello pedagogico, sul problema culturale ed educativo posto dalle discipline e dai loro programmi attualmente in vigore, «razionalizzazione» ed «essenzializzazione» non possono significare altro che semplificazione nel senso della genericità, superficialità, evanescenza. Ciò nella scuola pubblica e nell’attuale società della tecnologia e della specializzazione estrema.

* La scuola oggi e la scuola che vogliamo:

Nessuno dei docenti sottoscrittori del presente documento aspira a mantenere l’attuale situazione didattica e strutturale della scuola pubblica italiana. Gli sprechi, le gestioni irrazionali del personale a disposizione, il proliferare immotivato di sperimentazioni, lo scollamento tra mondo reale vivo ed attuale e programmi didattici sono realtà che ci riempiono di sconforto e indignazione. Riformare il sistema dell’Istruzione Pubblica nella sola logica del risparmio e del taglio delle risorse è una scelta politica e non una necessità naturale, soprattutto in un momento in cui la politica decide di investire mezzi e finanze pubbliche nel salvataggio di eventuali banche in crisi. Per questi motivi riteniamo necessaria non solo l’abrogazione dell’articolo 64 della legge 133 e di tutti gli altri provvedimenti legislativi in corso che riguardino il sistema complessivo dell’istruzione pubblica, ma chiediamo anche l’apertura immediata di una fase di discussione sul riassetto del sistema pubblico dell’istruzione cui partecipi l’intero paese, a partire dalle parti vitali e vive della Scuola: i docenti e gli studenti. Ciò nella convinzione che ogni intervento nel sistema dell’istruzione debba mirare non alla dequalificazione e mortificazione del sistema pubblico, ma al suo miglioramento proprio attraverso interventi, anche radicali, che lo migliorino, rafforzando la dignità e centralità del pubblico nel sistema scolastico italiano. Non vogliamo una scuola che guardi con nostalgia al passato, o che si accontenti del difficile presente, ma una scuola che con coraggio guardi al futuro e ad una riforma anche radicale ma culturalmente consapevole, motivata e condivisa. Tutto ciò nel pieno rispetto dell’art. 3 della Costituzione Italiana: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

I docenti sottoscrittori:

Giuseppe Moncada
Antonino Barone
Salvatore Barone
Bonaccorso Anna
Carmelo Bontempo
Grazia Caniglia
Santina Caniglia
Filippo Cannizzo
Vito Cataldo
Gabriella Conti
Carmela Eremita
Mario Gambera
Sergio Garofalo
Laura Garozzo
Antonia La Spina
Lucia Leonardi
Laura Mercante
Maria Rita Pollina
Sebastiana Randone
Laura Rutella
Salvatore Sinatra
Maria Angela Sotera
Nella Tavolo
Carmelo Tramontana
Venera Vecchio
Concetta Zagami

Per sottoscrivere tutti: http://www.firmiamo.it/lascuolachevogliamo

 







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