E’ stato per anni un leader della dissidenza cecoslovacca al comunismo. E poi, dopo il crollo del regime, due volte presidente della Repubblica ceca. Adesso in un libro-intervista e diario personale lo scrittore e drammaturgo Vaclav Havel (Un uomo al Castello, SantiQuaranta, pp.376, € 15) narra di sé e della sua straordinaria esperienza politica e umana, facendoci viaggiare nel sogno di uno stato Spirituale in una nazione distrutta da anni di sfruttamento, povertà e noia comunista.
L’autore esprime infatti una idea di politica dominata dall’etica, con una personalità ferrea, che non fa sconti sulla propria verità, che è pronta a finire in galera, a rifiutare l’offerta di emigrare e che, una volta tornato in libertà, ha continuato a fare quello che faceva prima. Senza indulgere a cedimenti di sorta e sempre attento a un solo fine: garantire la libertà al suo paese.
Havel e la sua grande azione politica possono essere sintetizzati in una sua celebre affermazione: “Do la precedenza alla politica che nasce dal cuore e non dagli slogan. Un elettricista con il cuore al posto giusto può influenzare la storia di un’intera nazione.” In un’età dove più che mai la politica è un’attività pragmatica, c’è da riflettere su questa prevalenza dell’ideale sul reale. In fondo Havel, in questo libro, ci insegna quello che in Italia sappiamo bene: che dietro lo squallido gioco di interessi c’è solo la volontà di mantenere a tutti i costi la poltrona.
SILVANA LA PORTA