LA RIFORMA GELMINI E IL DESTINO DEI LICEI: DOCUMENTO DEL LICEO ''CALINI'' DI BRESCIA
Data: Domenica, 26 ottobre 2008 ore 08:43:01 CET
Argomento: Comunicati


Gentile Silvana La Porta,
Le invio il testo del seguente intervento dei docenti del liceo scientifico A. Calini di Brescia sul destino del liceo scientifico. Si tratta di una lettera pubblicata dal quotidiano Il giornale di Brescia di sabato 18 ottobre e ripresa dal foglio elettronico IMGPress (questo il link http://www.imgpress.it/notizia.asp?idnotizia=37263&idsezione=1), e sul nostro blog http://operazioneliceoscientifico-ps.blogspot.com/. Saremmo lieti se potesse essere segnalato sul vostro apprezzatissimo sito: crediamo di toccare una questione importante (il destino della cultura umanistica nell'indirizzo liceale -lo scientifico- in cui sono iscritti più alunni) su cui sarebbe opportuno un ampio dibattito.                          Cordiali saluti,                                                                    Paolo Signoroni
 
Riproduco qui sotto l'intervento
Riforma Gelmini e il destino dei licei
sabato, 18 ottobre 2008
Giornate frenetiche per la scuola italiana: i ministri Gelmini e Tremonti stanno definendo una serie di interventi destinati a mutarla. A meno di sorprese, dopo l'approvazione del Senato, oltre alla scuola elementare, cambierà volto anche quella Superiore. In proposito noi sottoscritti, insegnanti del Liceo scientifico statale "A. Calini" di Brescia, desideriamo esprimere a Lei, gentile Direttore, e a tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti della scuola alcune riflessioni.
 1. Dei progetti di riforma della scuola Superiore, per ora, è stato presentato in modo ufficiale e dettagliato solo il "Piano programmatico", un documento finanziario, che individua misure finalizzate a risparmiare, in tre anni, circa 8 miliardi di euro, con un taglio di 87.000 cattedre e una riduzione del tempo di permanenza a scuola degli studenti in molti indirizzi di studio. I nuovi quadri orario e i nuovi curricoli delle scuole saranno resi noti dal Ministero nei prossimi giorni: tuttavia, è chiaro che essi saranno "ritagliati" solo sulle esigenze economiche indicate nel suddetto documento. Ci pare questo un metodo assai discutibile: sembrerebbe logico e doveroso che, alla base di scelte importanti per il futuro della società, ci fossero considerazioni culturali e pedagogiche, non esclusivamente economico-finanziarie. E soprattutto sembrerebbe opportuno aprire un dibattito serio e ampio con il mondo della scuola.
 2. Attendiamo, come molti, di conoscere il destino dei licei. In particolare, del liceo scientifico, che nella tradizione scolastica italiana ha assunto il ruolo di liceo "generalista", in quanto offre una preparazione completa e ampia. Prova ne sia che molti studenti, dopo lo scientifico, optano per facoltà non "scientifiche" (giurisprudenza, lettere, scienze politiche etc.). La crescita marcata di iscritti nell'ultimo decennio conferma, del resto, il gradimento delle famiglie, che vedono in questo corso di studi una risposta moderna e, insieme, rigorosa ai bisogni di istruzione dei giovani. Ebbene, sulla base delle prime anticipazioni, pare che proprio il liceo scientifico sarà profondamente "rivisto", si potrebbe dire snaturato.
 3. A fronte dell'opportuno aumento delle ore assegnate alle discipline scientifiche, lo schema di riforma prevede il significativo ridimensionamento dello spazio attribuito a italiano, a latino (che potrebbe addirittura diventare opzionale), a storia, a filosofia (al triennio ridotte a due sole ore settimanali) nonché alla prima lingua straniera (due ore in meno nell'arco del quinquennio). Anzitutto, per quanto riguarda il Latino, sembra opportuno richiamare il suo potenziale formativo, sia di ordine storico-culturale, sia relativo allo sviluppo delle competenze logiche.
 Ancor meno condivisibile la riduzione delle ore di Italiano, visto che la capacità di esprimersi in forma corretta, chiara ed efficace è basilare in ogni ambito della vita privata o associata, e in ogni campo disciplinare.
 La diminuzione dell'orario riservato all'insegnamento della Storia solleva invece un dubbio: in un mondo appiattito sulla dimensione del presente, dove convivono globalizzazione e frammentazione, sembrerebbe urgente e necessario coltivare il senso storico e del confronto tra le varie interpretazioni del passato.
 Ancor più sorprendente la decurtazione, sia in quarta che in quinta, del monte ore riservato a Filosofia; soprattutto perché nelle filosofie del Novecento la riflessione sulla scienza, sui suoi fondamenti e sulle sue metodologie è divenuto centrale e appare, pertanto, indispensabile complemento nella formazione "scientifica" di un giovane.
 Infine, se da un lato il ministero propone l'introduzione di una seconda lingua straniera da scegliere in alternativa al latino, dall'altro impoverisce l'offerta formativa relativa alla prima lingua.Temiamo, tuttavia, che queste scelte saranno presentate all'opinione pubblica come manifestazione di modernità e progresso, ma non dimentichiamo che, proprio nel Paese simbolo del progresso e della modernità, gli Usa, negli ultimi anni è prepotentemente cresciuto il numero di universitari che frequentano corsi di discipline umanistiche e, in particolare, di latino. Forse sarebbe opportuna una più attenta riflessione.
 Alla luce di tali considerazioni, proviamo un forte sconcerto per le novità ministeriali, sconcerto che, per i tagli ai percorsi educativo-formativi degli studenti, si traduce in indignazione.
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