I SINDACATI AI PRECARI DELLA SCUOLA: ''TROVATEVI UN ALTRO LAVORO''
Data: Sabato, 25 ottobre 2008 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Gentilissima prof.ssa La Porta Le giro una lettera, scritta da una collega, che stiamo inviando a tutti per spiegare CHI sono i DOCENTI PRECARI.
Vi assicuro che chi è estraneo al mondo della scuola NON LO SA!
Dobbiamo fare informazione a tappeto o è finita!
Da noi i sindacati stanno consigliando ai PRECARI di trovarsi un altro lavoro!!!!
NOI DICIAMO NO! Non saremo licenziati in virtù del nostro STATUS!
Riappropriamoci dell'ORGOGLIO di ciò che siamo e di ciò che abbiamo dato e possiamo dare al mondo della scuola! IL GOVERNO NON LICENZIA NESSUNO!, CACCIA SOLO I PRECARI

Sono un'insegnante precaria, una dei 200.000 in Italia. Amo tanto il mio lavoro. Mi piace insegnare e vorrei dar voce alla protesta indignata dei precari della scuola contro i tagli. Se attuati pienamente, questi metteranno letteralmente in mezzo a una strada molti insegnanti e lavoratori capaci e meritevoli, vittime di un sistema di reclutamento assurdo. Sì!, perché la gente dovrebbe sapere che nella scuola italiana si può essere precari fino alla pensione pur avendo superato abilitazioni e concorsi ed aver dimostrato sul campo il proprio valore professionale.

Ogni anno nei mesi di luglio e agosto ci ritroviamo disoccupati. Anche quest'anno è stato così, ma c'è qualcosa di peggio: la legge n 133, il disegno di legge della ministra Gelmini (dl n.137) e il disegno di legge Aprea, tagliano indiscriminatamente 87 mila docenti e 43 mila dipendenti amministrativi (Ata), e non certo in nome della meritocrazia, ma solo del nostro status.

Ma chi sono i "precari"? Noi precari della scuola siamo insegnanti, inseriti nelle graduatorie permanenti, abbiamo già superato uno o più concorsi dello Stato, ci siamo aggiornati, e non solo, abbiamo prestato anni di servizio, quello che poi conta di più, perché la capacità di insegnare la si guadagna con l’esperienza, sul campo. Lavoriamo e siamo in attesa di un posto stabile di lavoro. Non siamo semplici supplenti che occupano il posto di un collega assente, il precario storico non supplisce nessuno. Occupa un posto che è assolutamente vuoto e l'anno successivo ritornerà assolutamente vuoto.
Perchè allora lo Stato si è ostinato a non assegnare quei posti di lavoro una volta per tutte? A chi giova questo stato di cose? - La prima risposta spontanea è quella corretta: alle finanze dello Stato.
La presenza dei precari nella scuola, anche se su posti vacanti, è una presenza comoda per le casse dello Stato. I docenti nominati a tempo determinato costano molto di meno di uno di ruolo, perché la loro nomina parte da settembre e dura fino a giugno. Luglio e agosto sono mesi di vacanza per tutti. Per i precari è vacanza anche di stipendio, perché possono ricevere solo un’indennità di disoccupazione. E lo stipendio è sempre lo stesso, non subisce aumenti, non ci sono scatti di anzianità, il contratto viene rinnovato di anno in anno e con contratti a TD che poi nessuno si preoccupa in alcun modo di regolarizzare, cioè li lascia tali per un tempo indefinito!
Notate che nel privato non si può rinnovare un contratto a tempo determinato per più di tre volte.
Oggi noi precari ci schieriamo per la difesa del carattere statale della Scuola di tutti, e chiediamo a gran voce la salvaguardia dei nostri diritti di lavoratori, non sappiamo se le colpe di quanto sta succedendo siano da attribuire a sinistra o a destra come affermano i politici a turno, chiediamo di essere rispettati e riconosciuti come lavoratori e professionisti e non come accattoni da sganciare come una zavorra. Si!, perché a noi precari non sono neanche concessi gli ammortizzatori sociali, quelli che almeno ti aiutano quando perdi il lavoro, che ti garantiscono un periodo di transizione per trovarne un altro.
Molti di noi hanno 40/45/50 anni, ci si ricicla facilmente a queste età? Tutti ci aspettiamo che i governi procedano nella direzione di darci una scuola davvero migliore, una qualità dell’insegnamento sempre maggiore e adeguato ai tempi, per questo l’investimento per noi importante è sul futuro dei nostri figli e non sul Ponte di Messina o sul digitale terrestre.






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