E’ vero: questo e’
accaduto ogni volta - e sono state tante! - che siete stati privati della scuola
all’assenteismo impunito, dall’incapacita’ conclamata o dalla pigrizia proterva
di un insegnante; o dal quieto vivere burocratico di un provveditore o di un
preside capaci soltanto di applicare circolari e non di garantire l’efficienza
della struttura risolvendone i problemi con spirito di iniziativa e fantasia;
dal lassismo di commissioni d’esame che hanno preferito assecondare con
indulgenza il degrado dell’insegnamento invece che denunciarlo; dai meccanismi
infernali che governano l’assegnazione delle cattedre e le girandole dei
supplenti tenendo conto soltanto di graduatorie e diritti del personale e non
dei vostri diritti; dalla scarsita’ di attrezzature e spazi cui per decenni non
si e’ posto rimedio con adeguati investimenti.
Faccio credito a quelli
di voi che hanno promosso e animato con impegno e serieta’ le manifestazioni e i
collettivi di una sincera volonta’ di dare uno scossone salutare al grande
organismo malato della nostra scuola. Questo intento ci accomuna e vi assicuro
che faro’ tutto quanto e’ in mio potere per correggere quei gravi difetti.
Se questo e’ davvero l’intento essenziale, pero’, ho il dovere di dirvi che il
modo in cui lo state perseguendo e’ per molti aspetti sbagliato. E’ sbagliato
soprattutto dal punto di vista dell’efficacia politica della vostra azione,
cioe’ della sua capacita’ di raccogliere il consenso dell’opinione pubblica:
come potrebbe l’opinione pubblica prendere sul serio, considerandola come
espressione genuina delle convinzioni e della volonta’ politica delle masse
studentesche, una occupazione decisa forse dalla maggioranza degli studenti, ma
poi di fatto disertata - anche nei suoi momenti migliori di discussione e di
approfondimento dall’ottanta o il novanta per cento di essi? Come puo’
l’opinione pubblica non trarne la fondata impressione che la maggior parte di
coloro che hanno votato a favore dell’occupazione lo ha fatto soltanto per
prendersi qualche giorno di vacanza? L’occupare la scuola, cosi’ come il
disertare le lezioni per “andare in manifestazione”, stante il difetto di
partecipazione seria della grande maggioranza, invece di rendere visibile e
apprezzabile il vostro impegno per l’obbiettivo dichiarato, sottolinea al
contrario il vostro prevalente disimpegno. Donde l’effetto controproducente di
queste iniziative, il loro bilancio in perdita proprio sul terreno della
riqualificazione della scuola che dite di proporvi: nello stillicidio delle
interruzioni dell’attivita’ didattica conseguente alle varie “iniziative di
lotta” il disimpegno di troppi studenti sembra sposarsi alla perfezione con il
disimpegno di troppi presidi, insegnanti e genitori, che se ne stanno inerti
alla finestra, per lo piu’ senza cogliere l’occasione dell’agitazione per aprire
un confronto di idee libero e rigoroso.
Per finire, una
considerazione economica. Vi siete mai chiesti perche’ tante giornate di studio
perse per occupazioni e manifestazioni nella scuola pubblica, e nessuna o quasi
nella scuola privata? Forse il motivo sta nel fatto che per ogni giorno di
scuola privata la famiglia spende una retta di molte decine di migliaia di lire:
allo spreco del proprio denaro si sta piu’ attenti. Ma non sono forse denaro di
ciascuno di noi anche le altrettante decine di migliaia di lire al giorno che lo
Stato spende per ciascuno studente nella scuola pubblica? E non vi sembra che la
spensierata facilita’ con cui le vostre manifestazioni vanificano parte di
questa spesa sia un pessimo servizio alla causa della scuola pubblica, che pure
dite di voler difendere?
Il
vostro Ministro dell’Istruzione
Pietro Ichino