ROMA.
21.10.2208. Si inizia oggi al Senato l’esame del
disegno di legge di conversione del decreto Gelmini. I tempi per non far decadere
il provvedimento sono ristretti (il
termine è il 31 ottobre) e non lasciano
grandi spazi al confronto che la piazza
chiede da giorni. Anche i sindacati più
prudenti, la Cisl e la Uil, che avevano fatto
un passo indietro sulla manifestazione
del 30 ottobre nella speranza di essere
convocati, ora sembrano convinti che
l’unica soluzione sia aderire allo sciopero
generale. Nelle scuole e negli istituti
continua lo stato di agitazione. E il «flirt»
del ministro dell’Istruzione, Maria Stella
Gelmini, con la Lega alimenta la protesta.
La Gelmini e i giovani padani. Fa discutere
l’incontro tra la Gelmini e i giovani della
«Scuola Politica del Movimento Studentesco
Padano» che, come fanno notare
dall’opposizione, hanno come obiettivo
di «convocare il primo parlamento degli
studenti del Nord». Il sodalizio con il Carroccio
sarebbe stato suggellato con l’approvazione
della mozione sulle classi
ponte. «Forse si sarebbe dovuto usare
un termine diverso. Classi ponte fa pensare
a classi di serie A e di serie B», afferma
la Gelmini che puntualizza: gli immigrati
frequenteranno «normalissime
classi a cui bisognerà aggiungere dei corsi
di italiano». Il ministro tenta una sintesi
tra le istanze della Lega e quelle di An
che ha preso le distanze dalla mozione.
Ma non si tratta di un passo indietro sulle
classi ponte. Semmai, c’è un «problema
terminologico, non di sostanza».
Territorialità degli insegnanti. Gradita alla
Lega anche l’ultima proposta della Gelmini per la razionalizzazione della
spesa scolastica e universitaria che passa
attraverso la territorialità di insegnanti
e supplenti: «Il ministero ogni anno
spende tra i 45 e i 50 milioni di euro per
le telefonate di convocazione dei supplenti» e dato che i dirigenti si devono attenere
a graduatorie «per una supplenza
di quattro giorni a Milano, devono chiamare
magari a Palermo, a gente che ovviamente
non accetterà».
I movimenti studenteschi. Scuole occupate,
assemblee e sit-in continuano in
tutt’Italia. A Milano lezione all’aperto
(«perché il decreto Gelmini ci lascerà per
strada») sotto Palazzo Marino, dove cinquecento
studenti si sono radunati per
rispondere alle dichiarazioni del ministro
e a quelle del vicesindaco De Corato
che si era lamentato per i blocchi provocati
dalle manifestazioni («Siamo disposti
a fare un corteo al giorno se necessario
», dicono gli studenti). Manifestazioni,
occupazioni e assemblee nelle scuole di
Prato, Napoli, Imperia, Trieste, Livorno.
E gli universitari non stanno a guardare.
A Palermo, oltre 5mila studenti hanno
partecipato a una manifestazione che si
è conclusa davanti al rettorato dell’università.
A Catania occupata l’aula magna
della facoltà di Scienze politiche. Tra
i punti critici della manovra Gelmini anche
il ridimensionamento scolastico del
2009. La Regione Marche ha dichiarato
battaglia al governo e ha deciso di ricorrere
alla Consulta contro la norma che
non applicherà a costo di farsi commissariare.
Il ministro. «Mi spiace che da parte della
sinistra si sia cercato di incanalare il disagio
dei giovani contro il governo senza
fare proposte e creando allarmismi ingiustificati
», ha detto il ministro Gelmini,
intervenendo a un incontro organizzato
per parlare della scuola. «La sinistra dopo
aver creato il precariato perché non
ha mai quantificato l’organico nelle
scuole - ha aggiunto - ora monta i precari
contro il governo: se oggi c’è precariato
è perché qualcuno non ha avuto il coraggio
di dire di no, si è preferito bandire
i concorsi e oggi per esaurire quelle
graduatorie ci vogliono dieci anni».
ANNA RITA RAPETTA (da www.lasicilia.it)