Perché i dirigenti scolasti non aderiscono allo sciopero del trenta ottobre.
Data: Lunedì, 20 ottobre 2008 ore 18:55:54 CEST
Argomento: Opinioni


Il clima politico di muro contro muro purtroppo non lascia presagire nulla di buono, nonostante la nostra organizzazione abbia sempre fatto appello al buon senso e alla raccomandazione di perseguire un dialogo bipartisan.

I nostri obiettivi strategici restano sempre quelli e cioè contrastare l’emergenza educativa, potenziare e ampliare l’autonomia scolastica, privilegiare la qualità e non la quantità del servizio scolastico, affermare il principio del merito a tutti i livelli e per tutti, a cominciare dai dirigenti scolastici.

Il clima politico delle manifestazioni di piazza punta ossessivamente sul problema dei tagli e dei licenziamenti paventati.

I tagli ci sono, anche se erroneamente e volutamente amplificati e quantificati in 8 miliardi quando tutti gli operatori seri sanno che si tratta di 456 milioni di euro per l'anno 2009,  1.650 milioni di euro per l'anno 2010, e 2.538 milioni di euro per l'anno 2011 e  3.188 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012. I tagli a regime sono quindi tre miliardi e non otto. Altra cosa sono i risparmi.

I tagli corrispondono alle criticità del nostro sistema scolastico e possono e secondo noi dovrebbero diventare occasione per riqualificare la spesa scolastica fuori controllo.

Semmai dovremmo puntare al reinvestimento totale dei tagli nella stessa scuola senza la limitazione del 30%, per la riqualificazione del sistema.

I licenziamenti del personale di ruolo è noto a tutti non esistono e sono un’invenzione buona solo per agitare le piazze e accalorare i comizianti.

Siamo per la serietà negli studi e il ripristino del rigore; il tutto per far riacquistare autorevolezza alla scuola e per reintrodurre i principi meritocratici e per valutare alunni e docenti e presidi per come avviene in tutti i paesi avanzati dell’OCSE.

Queste tesi e queste argomentazioni abbiamo da sempre sostenuto sin dai tempi del ministro Berlinguer che abbiamo sostenuto allorquando ha introdotto l’autonomia e la dirigenza e la parità scolastica; lo stesso ex ministro ha da recente rilasciato apprezzate interviste al Corriere della Sera dove richiama tutti al senso di responsabilità.

Lo stesso ex ministro Bassanini rivendica nelle interviste la paternità delle norme sul dimensionamento della rete scolastica e invita la sua parte a non contrastare le stesse cose che a suo tempo ha sostenuto dal versante del governo.

Abbiamo sostenuto la voglia di serietà del ministro Fioroni allorquando è intervenuto sui tempi del saldo dei debiti e cosa più importante quando ha firmato il libro bianco sulla scuola che contiene una disamina impietosa e spassionata sul degrado della scuola italiana, con i relativi provvedimenti necessari per evitare di precipitare nel baratro.

Cosa che in evidente continuità sta facendo la Gelmini che si è richiamata al libro bianco del suo predecessore anche se le misure proposte e quelle in via di attuazione vengono rifiutate per mera strumentalizzazione politica.

La realtà attuale disegna però un’interessante novità e cioè che l’opinione pubblica è stanca del degrado e del bullismo ed è favorevole alle politiche scolastiche del ministro Gelmini; basta leggere il sondaggio Ipr riportato da repubblica secondo il quale la Gelmini cresce di quattro punti nel gradimento passando da 38 a 42 punti percentuali. Così titolava il Riformista, che giornale di destra non è, “ Il fenomeno Gelmini, odiata dalle piazze ma amata dagli italiani”.

Così come apprezzate dai sondaggi sono le misure di Brunetta sulle limitazioni di assenze e sui distacchi sindacali.

In questo clima la scuola si prepara alla  “ mobilitazione generale “ del 30 ottobre, contro se stessa.

E dire che le recenti ricerche sugli insegnati riservano delle sorprese per il sindacato: Una recentissima: la Fondazione Giovanni Agnelli (ricerca su 10.872 docenti neoassunti):

o          Sì alla carriera in funzione diverso impegno nell’insegnamento: 67,8 %

o          Sì alla carriera in funzione di carichi di lavoro differenziati: 62,9%

o          Sì a poteri della scuola per esonerare insegnanti incapaci: 74,5 %

o          Sì all’assunzione diretta da parte delle scuole di parte del personale docente: 44%.

Alla luce di tutto ciò dobbiamo anche considerare che i provvedimenti legislativi in atto, la 133 la 154 e la 137 , non possono essere considerati una riforma della scuola bensì delle misure ad hoc ancora limitati e specifici.

Diciamo nella legge 133 :

-           Sì alla essenzializzazione di  curricoli piani di studio carichi orario settimanali

-           Sì alla riqualificazione della spesa, con un trasferimento delle risorse dalla logica dei numeri a quella della qualità, salvo la misura del 30 %

-           Sì alla razionalizzazione delle classi di concorso

-           Sì al ridimensionamento della rete scolastica nel rispetto dei parametri definiti dal DPR n. 233/98 e dell’equilibrio richiesto per la salvaguardia delle scuole nelle sedi disagiate.

Diciamo nel decreto 137  in fase avanzata di approvazione:

-           Sì all’insegnamento di Educazione civica e costituzione

-           Sì alla valutazione del comportamento con le conseguenze dell’insufficienza in condotta, in funzione di deterrenza

-           Sì alla valutazione del rendimento scolastico col ripristino dei voti in decimi

-           Maestro unico: si tratta in realtà del maestro prevalente (il termine “unico” è sbagliato e ingenera solo polemica e confusione). Si tratta di una misura di razionalizzazione e riqualificazione della spesa

-           Provvedimento per la sicurezza edifici in zone sismiche: va bene, ma è troppo debole il ruolo del Miur

-           Sì alla salvaguardia del 9° (e ultimo) corso sissini al fine dell’inserimento nelle graduatorie permanenti

Ma guardiamo con grande interesse e attesa a quella che consideriamo la vera svolta di politica scolastica e cioè la proposta di legge Aprea su carriera professionale docenti, contrattazione separata docenti, vicedirigenza. Si trova in atto in commissione alla Camera dei deputati.

Ha il merito assoluto di aver recepito in toto la proposta sulla carriera dei docenti.

Inoltre contiene i seguenti aspetti normativi di assoluta importanza:

-           autonomia statutaria

-           distinzione tra compiti diversi soggetti

-           integrazione più stretta tra Consiglio di Amministrazione (ex consiglio di istituto) e realtà territoriali

-           coinvolgimento scuole nelle procedure di abilitazione

-           revisione e semplificazioni relazioni sindacali di istituto senza introdurre un nuovo livello regionale

La proposta di legge dovrebbe anche recepire speriamo:

 -          Competenza dei presidi nel conferimento delle supplenze

-           Competenza dei presidi ad irrogare sanzioni disciplinari a carico del personale docente ed Ata

-           Vincolo di frequenza per gli alunni della  scuola secondaria di II grado

Sull’iniziativa politica complessiva, ha pronunciato parole di grande equilibrio ed un giudizio di apprezzamento il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 29 settembre scorso, in occasione della cerimonia di apertura del nuovo anno scolastico. Ha detto: “Non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente” e ancora “Compiano tutti uno sforzo per evitare contrapposizioni pericolose. Mostrino tutti senso della misura e realismo nell’affrontare anche le questioni più spinose.”

E per finire “ Per quel che riguarda la scuola l’obiettivo di una minore spesa non può prevalere su tutti gli altri, e va formulato, punto per punto, con grande attenzione ai contenuti e ai tempi, in un clima di dialogo. Ma ciò non può risolversi nel rifiuto di ogni revisione necessaria ai fini di risparmio; deve invece tradursi nel massimo sforzo sul piano della razionalizzazione e del maggior rendimento della spesa per la scuola, sul piano del sostanziale miglioramento della sua qualità.”

Dal quadro sopra evidenziato si ricava che:

1.         la scuola continua ad essere utilizzata come terra di occupazione dei partiti all’opposizione per fare battaglie politiche a basso costo, che prendono a pretesto le tematiche scolastiche, strumentalizzandole: le idee riformatrici vanno bene per le campagne elettorali, ma subito dopo vengono messe da parte per inseguire un più facile consenso

2.         la scuola continua ad essere riserva di caccia per i sindacati tradizionali che ne mantengono il controllo attraverso un rigido sistema di tutele (egualitarismo, nessun controllo sulla qualità e sui risultati, retribuzioni al di sotto dei parametri europei che possono andare bene per coloro che non fanno il loro dovere ma non per tutti gli altri) in una logica di pura conservazione dell’esistente.

In questo modo:

-           il personale della scuola viene utilizzato come massa di manovra per alimentare lo scontento sociale;

-           si perpetua l’immobilismo che non consente al sistema dell’istruzione di riqualificarsi ed aggiornarsi.

Per tutti questi motivi non abbiamo aderito alle proteste di piazza e intendiamo contrastare le azioni di sciopero a cominciare da quelle del 30 ottobre.

Salvatore Indelicato







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