Il clima politico di muro contro
muro purtroppo non lascia presagire nulla di buono, nonostante la nostra
organizzazione abbia sempre fatto appello al buon senso e alla raccomandazione
di perseguire un dialogo bipartisan.
I nostri obiettivi strategici
restano sempre quelli e cioè contrastare l’emergenza educativa, potenziare e
ampliare l’autonomia scolastica, privilegiare la qualità e non la quantità del
servizio scolastico, affermare il principio del merito a tutti i livelli e per
tutti, a cominciare dai dirigenti scolastici.
Il clima politico delle
manifestazioni di piazza punta ossessivamente sul problema dei tagli e dei
licenziamenti paventati.
I tagli ci sono, anche se
erroneamente e volutamente amplificati e quantificati in 8 miliardi quando tutti
gli operatori seri sanno che si tratta di 456 milioni di euro per l'anno
2009, 1.650 milioni di euro per
l'anno 2010, e 2.538 milioni di euro per l'anno 2011 e
3.188 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012.
I tagli a regime sono quindi tre miliardi e non otto.
Altra cosa sono i risparmi.
I tagli corrispondono alle
criticità del nostro sistema scolastico e possono e secondo noi dovrebbero
diventare occasione per riqualificare la spesa scolastica fuori controllo.
Semmai dovremmo puntare al
reinvestimento totale dei tagli nella stessa scuola senza la limitazione del
30%, per la riqualificazione del sistema.
I licenziamenti del personale di
ruolo è noto a tutti non esistono e sono un’invenzione buona solo per agitare le
piazze e accalorare i comizianti.
Siamo per la serietà negli studi
e il ripristino del rigore; il tutto per far riacquistare autorevolezza alla
scuola e per reintrodurre i principi meritocratici e per valutare alunni e
docenti e presidi per come avviene in tutti i paesi avanzati dell’OCSE.
Queste tesi e queste
argomentazioni abbiamo da sempre sostenuto sin dai tempi del ministro Berlinguer
che abbiamo sostenuto allorquando ha introdotto l’autonomia e la dirigenza e la
parità scolastica; lo stesso ex ministro ha da recente rilasciato apprezzate
interviste al Corriere della Sera dove richiama tutti al senso di
responsabilità.
Lo stesso ex ministro Bassanini
rivendica nelle interviste la paternità delle norme sul dimensionamento della
rete scolastica e invita la sua parte a non contrastare le stesse cose che a suo
tempo ha sostenuto dal versante del governo.
Abbiamo sostenuto la voglia di
serietà del ministro Fioroni allorquando è intervenuto sui tempi del saldo dei
debiti e cosa più importante quando ha firmato il libro bianco sulla scuola che
contiene una disamina impietosa e spassionata sul degrado della scuola italiana,
con i relativi provvedimenti necessari per evitare di precipitare nel baratro.
Cosa che in evidente continuità
sta facendo la Gelmini che si è richiamata al libro bianco del suo predecessore
anche se le misure proposte e quelle in via di attuazione vengono rifiutate per
mera strumentalizzazione politica.
La realtà attuale disegna però
un’interessante novità e cioè che l’opinione pubblica è stanca del degrado e del
bullismo ed è favorevole alle politiche scolastiche del ministro Gelmini; basta
leggere il sondaggio Ipr riportato da repubblica secondo il quale la Gelmini
cresce di quattro punti nel gradimento passando da 38 a 42 punti percentuali.
Così titolava il Riformista, che giornale di destra non è, “ Il fenomeno
Gelmini, odiata dalle piazze ma amata dagli italiani”.
Così come apprezzate dai
sondaggi sono le misure di Brunetta sulle limitazioni di assenze e sui distacchi
sindacali.
In questo clima la scuola si
prepara alla “ mobilitazione
generale “ del 30 ottobre, contro se stessa.
E dire che le recenti ricerche
sugli insegnati riservano delle sorprese per il sindacato: Una recentissima: la
Fondazione Giovanni Agnelli (ricerca su 10.872 docenti neoassunti):
o
Sì alla carriera in funzione diverso impegno nell’insegnamento: 67,8 %
o
Sì alla carriera in funzione di carichi di lavoro differenziati: 62,9%
o
Sì a poteri della scuola per esonerare insegnanti incapaci: 74,5 %
o
Sì all’assunzione diretta da parte delle scuole di parte del personale
docente: 44%.
Alla luce di tutto ciò dobbiamo
anche considerare che i provvedimenti legislativi in atto, la 133 la 154 e la
137 , non possono essere considerati una riforma della scuola bensì delle misure
ad hoc ancora limitati e specifici.
Diciamo nella legge 133 :
-
Sì alla essenzializzazione di
curricoli piani di studio carichi orario settimanali
-
Sì alla riqualificazione della spesa, con un trasferimento delle risorse
dalla logica dei numeri a quella della qualità, salvo la misura del 30 %
-
Sì alla razionalizzazione delle classi di concorso
-
Sì al ridimensionamento della rete scolastica nel rispetto dei parametri
definiti dal DPR n. 233/98 e dell’equilibrio richiesto per la salvaguardia delle
scuole nelle sedi disagiate.
Diciamo nel decreto 137
in fase avanzata di approvazione:
-
Sì all’insegnamento di Educazione civica e costituzione
-
Sì alla valutazione del comportamento con le conseguenze
dell’insufficienza in condotta, in funzione di deterrenza
-
Sì alla valutazione del rendimento scolastico col ripristino dei voti in
decimi
-
Maestro unico: si tratta in realtà del maestro prevalente (il termine
“unico” è sbagliato e ingenera solo polemica e confusione). Si tratta di una
misura di razionalizzazione e riqualificazione della spesa
-
Provvedimento per la sicurezza edifici in zone sismiche: va bene, ma è
troppo debole il ruolo del Miur
-
Sì alla salvaguardia del 9° (e ultimo) corso sissini al fine
dell’inserimento nelle graduatorie permanenti
Ma guardiamo con grande
interesse e attesa a quella che consideriamo la vera svolta di politica
scolastica e cioè la proposta di legge Aprea su carriera professionale docenti,
contrattazione separata docenti, vicedirigenza. Si trova in atto in commissione
alla Camera dei deputati.
Ha il merito assoluto di aver
recepito in toto la proposta sulla carriera dei docenti.
Inoltre contiene i seguenti
aspetti normativi di assoluta importanza:
-
autonomia statutaria
-
distinzione tra compiti diversi soggetti
-
integrazione più stretta tra Consiglio di Amministrazione (ex consiglio
di istituto) e realtà territoriali
-
coinvolgimento scuole nelle procedure di abilitazione
-
revisione e semplificazioni relazioni sindacali di istituto senza
introdurre un nuovo livello regionale
La proposta di legge dovrebbe
anche recepire speriamo:
-
Competenza dei presidi nel conferimento delle supplenze
-
Competenza dei presidi ad irrogare sanzioni disciplinari a carico del
personale docente ed Ata
-
Vincolo di frequenza per gli alunni della
scuola secondaria di II grado
Sull’iniziativa politica
complessiva, ha pronunciato parole di grande equilibrio ed un giudizio di
apprezzamento il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 29 settembre
scorso, in occasione della cerimonia di apertura del nuovo anno scolastico. Ha
detto: “Non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente” e ancora
“Compiano tutti uno sforzo per evitare contrapposizioni pericolose. Mostrino
tutti senso della misura e realismo nell’affrontare anche le questioni più
spinose.”
E per finire “ Per quel che
riguarda la scuola l’obiettivo di una minore spesa non può prevalere su tutti
gli altri, e va formulato, punto per punto, con grande attenzione ai contenuti e
ai tempi, in un clima di dialogo. Ma ciò non può risolversi nel rifiuto di ogni
revisione necessaria ai fini di risparmio; deve invece tradursi nel massimo
sforzo sul piano della razionalizzazione e del maggior rendimento della spesa
per la scuola, sul piano del sostanziale miglioramento della sua qualità.”
Dal quadro sopra evidenziato si
ricava che:
1. la scuola continua ad
essere utilizzata come terra di occupazione dei partiti all’opposizione per fare
battaglie politiche a basso costo, che prendono a pretesto le tematiche
scolastiche, strumentalizzandole: le idee riformatrici vanno bene per le
campagne elettorali, ma subito dopo vengono messe da parte per inseguire un più
facile consenso
2. la scuola continua ad
essere riserva di caccia per i sindacati tradizionali che ne mantengono il
controllo attraverso un rigido sistema di tutele (egualitarismo, nessun
controllo sulla qualità e sui risultati, retribuzioni al di sotto dei parametri
europei che possono andare bene per coloro che non fanno il loro dovere ma non
per tutti gli altri) in una logica di pura conservazione dell’esistente.
In questo modo:
-
il personale della scuola viene utilizzato come massa di manovra per
alimentare lo scontento sociale;
-
si perpetua l’immobilismo che non consente al sistema dell’istruzione di
riqualificarsi ed aggiornarsi.
Per tutti questi motivi non
abbiamo aderito alle proteste di piazza e intendiamo contrastare le azioni di
sciopero a cominciare da quelle del 30 ottobre.
Salvatore Indelicato