QUANDO IL RACCONTO TRASFORMA LA REALTA'
Data: Sabato, 18 ottobre 2008 ore 16:45:35 CEST
Argomento: Redazione


Dopo le dichiarazioni di un pentito che aveva parlato di un piano per ucciderlo entro Natale, dichiarazione poi ritrattata, Saviano ha manifestato l'intenzione di andare a vivere all'estero. Roberto Maroni da Napoli dove ha firmato oggi un protocollo sulla legalità, si è comunque augurato che Saviano "resti in Italia" perche' "andare via non mi sembra una buona idea", visto che "la vendetta camorristica non ha confini", ma anche perchè lo scrittore "con la sua immagine contribuisce al contrasto alla crimininalità".
In un Paese normale uno scrittore non dovrebbe vivere sotto scorta. Ma questo non è un Paese normale della vecchia e sviluppata e civilissima Europa. Questo è un Paese nel quale intere province del Sud sono di fatto esposte al controllo del terrotorio operato dalle mafie e dai loro padrini con i colletti bianchi. E così Roberto Saviano, l'autore di Gomorra, deve vivere sotto scorta e ora sappiamo che è stato minacciato di morte dai casalesi. A lui va la mia solidarietà.
Il ministro ha comunque tenuto a sottolineare che "al di là della risonanza mediatica e della vicenda personale di Saviano" la lotta alla camorra la fanno "ogni giorno poliziotti, carabinieri,
magistrati, imprenditori, che sono in prima linea ma non sulle prime pagine dei giornali". Una battaglia, ha concluso, che tutte le forze dello Stato combattono "non da oggi" e "in silenzio".

"Se Saviano decidesse di restare in Italia, darebbe un bell'esempio". E' la posizione di Luciano Violante, ex presidente della Camera che ha vissuto per 25 anni sotto scorta, intervistato da Il Corriere della Sera. Dall'autore di Gomorra, aggiunge Violante, "non possiamo esigere di restare a tutti i costi, perchè quella scelta attiene alla sfera privata".

Ieri la replica dell'intervista a Saviano a MATRIX ha sfiorato i 2.500.000 telespettatori. Intanto si moltiplicano le iniziative di solidarietà allo scrittore: forum di discussione su internet, letture corali, striscioni, poster testimoniano quanto sia importante la sua denuncia.

Il social network Facebook è andato in tilt per i numerosi argomenti di discussione che vedono al centro l'autore di Gomorra e sono migliaia gli utenti iscritti. Primo fra tutti lo spazio intitolato 'Nessuno tocchi Saviano' dove al grido "Non lasciamolo da solo!" hanno risposto ad oggi circa 13.360 utenti. Segue la discussione Aderite! raccolta firme in difesa di Roberto Saviano che si propone di inviare una lettera aperta al presidente Napolitano per chiedere di costituire un pool
parlamentare all'interno della Commissione Antimafia. Non manca anche un Appello a Saviano, con l'invito diretto "non te ne andare!".

Tra le tante iniziative, anche quelle delle letture corali. A Roma, alla Casa della memoria, per tutta la giornata del 21 ottobre verrà letto ad alta voce il best seller Gomorra; un'altra lettura si terrà ad Orvieto il 25 e il 26 ottobre per la Notte bianca di Resistenza e Solidarietà con Roberto
Saviano. In radio, sono molti gli ascoltatori di Fahrenheit, il programma di Radiotre, che si sono prenotati per la staffetta di lettura integrale di Gomorra fissata anche questa per il 21 ottobre.

Solidarietà arriva anche dal mondo dello sport: i tifosi granata della curva Primavera attendono l'ok delle autorità per esporre il loro striscione 'Saviano uno di noi' in Torino-Cagliari di domenica. E c'è un'immagine gigantesca che campeggia fra le strade di Caserta dove il volto dello scrittore è composto di mini-ritratti fotografici di suoi concittadini.

E dovrebbe andargli la solidarietà di tutti, il che purtroppo non accade perchè in Italia chi si espone suscita irrefrenabili invidie e viene giudicato non per quello che fa ma per la notorietà che acquisisce. Lo stesso Saviano ha raccontato di persone che gli hanno detto: "Hai fatto i soldi con la camorra, perché dovremmo difenderti?". Dire una cosa del genere significa guadare il dito di chi indica la luna. I soldi - soldi leciti, si badi bene - non ripagheranno mai Saviano della sua vita da sequestrato, del deserto che fatalmente gli viene fatto attorno, e del rischio di morte che corre. Nessuna cifra lo farebbe, figuriamoci poi quel che può aver guadagnato con il suo libro "Gomorra": con i libri non si diventa ricchi.

E comunque, anche se Saviano fosse diventato ricco con un lavoro lecito è affar suo, e non è certo un peccato. Il punto è un altro: che Saviano ha avuto il coraggio di esporsi, e di rischiare in prima persona per far conoscere all'Italia e al mondo la drammatica situazione nella quale vive una parte importante della Campania. Questo è il suo merito: aver avuto coraggio, non essersi rassegnato.

E la geometrica riprova che la sua azione è stata incisiva, che ha fatto del male alla feccia criminale che lui ha denunciato, è proprio il fatto che ora vogliano ucciderlo. Basta e avanza per dirgli non sei solo. E per farlo sapere a chi ha tanta paura di lui da meditare di ammazzarlo.





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