SCUOLA/ Le classi di inserimento per gli stranieri non sono ghetti, ma un’occasione di integrazione
Data: Giovedì, 16 ottobre 2008 ore 19:57:11 CEST Argomento: Istituzioni Scolastiche
giovedì 16 ottobre 2008
Impressionante. Ci riferiamo in particolare alla mozione della Lega sulla
formazione delle classi, che è stata fatto propria anche dal Popolo della
libertà. L’idea è molto semplice, e nasce da una considerazione pratica. Oggi
molti bambini e ragazzi stranieri entrano nella scuola senza sapere l’italiano.
Non solo: spesso sono la maggioranza. Il risultato è una particolare lentezza
nello sviluppo dei programmi, tale per cui molte famiglie italiane preferiscono
trasferire altrove i propri figli. Sarà ingiusto, ma accade così. Il risultato è
che nascono classi-ghetto, dove la maggioranza o addirittura la grande
maggioranza degli alunni sono stranieri, proveniente dalle più svariate
nazionalità. Il risultato è il caos. Si parli con insegnanti non ideologizzati:
converranno. La richiesta viene proprio dal mondo della scuola. Si tratta di
creare una corsia che renda agevole l’inserimento. Dove sta lo scandalo?
Famiglia cristiana è partita lancia in resta con la solita accusa: razzismo, una
mozione che spinge alla espulsione. In realtà si tratta esattamente del
contrario. Nasce dalla volontà di integrazione, non di discriminazione. Ed è una
vera vergogna che Piero Fassino si sia impancato a dare giudizi morale sul
prossimo, sostenendo con linguaggio violento che si tratterebbe di una
«abiezione tanto più grave perché diretta contro i bambini, contro i più
piccoli». Oltretutto queste classi di transizione saranno frequentate solo da
chi effettivamente non parla l’italiano, perché la si dovrà frequentare se non
si supera un test di comprensione. Dopo di che nessuna classe potrà più avere un
numero di stranieri che possano trasformarla in una enclave di questa o quella
nazionalità. Cose semplici. Pragmatiche. Un paragone tra metodologie, dove
nessuno dovrebbe dare lezioni di limpida coscienza umanitaria all’altro. Invece
è venuto giù il mondo. Sindacati, partiti, intellettuali: i bambini
extracomunitari sono sembrati essere la preda ambita di una caccia infame. Il
tutto è stato abilmente innescato da titoli di quotidiani monocordi. Repubblica:
«A scuola classi solo per immigrati». E il Corriere: «Sì a classi separate per
stranieri». Con tanto di morale fatta trarre dal direttore di Famiglia
cristiana: «Altro che integrazione. Così si punta all’espulsione». Serietà,
merito, disciplina, riconoscimento dell’autorità, tentativo di introdurre i
bambini in un mondo culturale dove il dato dominante della nostra tradizione non
sia annacquato, senza negare le differenze ma valorizzandole. Per valorizzarsi
però bisogna capirsi. Prepararsi per capirsi, secondo modi che non offendano
alcuno, sarà l’impegno del governo. Partire negando la buona fede del governo e
della maggioranza significa trattare da razzista la più parte degli italiani che
ha voglia di cambiare la scuola anche attraverso pochi e chiari punti fermi.
Vedremo se poi il governo avrà il coraggio, come chiesto da chi finora lo ha
difeso, di aprire realmente alla parità scolastica, senza cui gli impegni di
serietà, merito e autorità sarebbero affidati alla solita burocrazia di Stato.
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