Ha avuto il merito almeno il ministro Gelmini di ricombattere
i sindacati della scuola: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda che
per il giorno 30 ottobre hanno indetto lo sciopero generale,
compresa una manifestazione a Roma, contro il suo decreto
che prevede il maestro unico, e quindi tagli di organico, e
altre modifiche più di colore che di effettiva sostanza. Ma la
protesta si muove pure sulle onde del rinnovo del contratto
di lavoro scaduto già da 10 mesi e sul quale da un lato il governo
tergiversa e dall’altro Brunetta sostiene che i professori
guadagnano anche troppo, mentre si starebbe puntando
solo su risorse aggiuntive da concedere ai meritevoli.
Come individuarli però non è dato ancora sapere, benché
si ventilino tante ipotesi fra cui quella di affidare la decisione
al dirigente o alle famiglie o ai ragazzi o a tutti costoro
messi insieme. Ma la ritrovata unità sindacale ha tuttavia un
elemento contraddittorio individuabile nel fatto che il decreto
137 deve essere approvato entro fine ottobre, pena la decadenza,
esattamente in coincidenza con lo sciopero della
scuola che a questo punto rischia di diventare quasi una presa
d’atto delle scelte del Governo.
Una tesi questa sostenuta dai Cobas che hanno invece appuntamento
in piazza il 17, in tempo, dicono, per dimostrare
che la scuola non è d’accordo, chiedendone la sospensione.
In ogni caso i sindacati rappresentativi dei docenti stanno
rischiando fortemente immagine e ruolo perché se non
riescono a raggiungere percentuali rilevanti di partecipazione
potrebbe lo sciopero favorire il ministro che ha più volte
dichiarato essere contro il suo provvedimento solo una piccola
minoranza e per giunta politicizzata.
Tuttavia lo sciopero non è solo contro l’eccessiva decretazione
e la richiesta della fiducia (questa sarebbe la sesta in 4
mesi) ma è anche per favorire un confronto sugli sprechi e
sull’utilizzo più idoneo delle risorse. Ma nell’insieme della
protesta si aggiunge pure tutto quel indigesto malumore che
il decreto Brunetta contro i fannulloni ha fatto inghiottire,
perché non bisogna dimenticare che tutta la materia relativa
alle malattia e alle visite fiscali era oggetto di trattativa sindacale
e non di legge organica dello Stato.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)