Gelmini: «E ora l’Università un carrozzone inefficiente» Il ministro annuncia una rivoluzione anche negli istituti tecnici
Data: Martedì, 14 ottobre 2008 ore 00:24:08 CEST
Argomento: Rassegna stampa


ROMA. 12.10.2008. Dopo la scuola, tocca all’università. Dopo l’università sarà la volta degli istituti tecnici e professionali. I movimenti studenteschi sono tornati a farsi sentire. L’avvistamento di una pantera nella campagne irpine, nel giorno della manifestazione di venerdì scorso, è stato interpretato come un buon segno da chi è sceso in piazza. La cosa non turba il ministro dell’Istruzione, Gelmini, che tira dritto nonostante gli scioperi a raffica previsti nelle prossime settimane.

In occasione di un incontro a San Patrignano con gli studenti annuncia l’intenzione di presentare a breve un «crono-programma» per cambiare «il volto dei nostri atenei». Quattro o cinque priorità da realizzare in tempi prestabiliti, perché «anche per l’università italiana la situazione non è rosea». Parole che preannunciano una nuova sforbiciata alla spesa per l’Istruzione, un altro intervento per «razionalizzare» le risorse di un settore «inefficiente».

In arrivo anche una riforma degli istituti tecnici, mentre il centrosinistra protesta per una norma che prevede l’accorpamento degli istituti medi e superiori con meno di 500 alunni e la conseguente chiusura di circa quattromila sedi. A mettere altra carne sul fuoco, il ministro della Semplificazione, Calderoli, con la sua proposta per risparmiare ulteriormente sulla scuola rivedendo le mansioni dei bidelli: «In momenti di vacche magre come questo, è giusto far tornare i bidelli a pulire le scuole come capitava ai nostri tempi».

«Con 5.500 corsi di laurea, 300 sedi distaccate, e una media di laureati inferiore a quella di altri Paesi europei, abbiamo oltre il 50% dei ragazzi che non arriva alla laurea». Dopo aver rimesso ordine nello «stipendificio», il ministro Gelmini conta di cambiare i connotati agli atenei con «pochi disegni di legge». «Nessuna università fra le prime cento. Non è un motivo di orgoglio», dice promettendo guerra alla proliferazione dei corsi. «Il 90% del fondo ordinario per la spesa corrente e una governance dove i rettori sono spesso oggetto di ricatti non sono segno di efficienza», aggiunge chiosando: «Non possiamo non avere un sistema di valutazione delle risorse, non sarà più possibile spendere le risorse a pioggia, occorre valutare i singoli progetti, la qualità della ricerca e finanziare solo la ricerca più importante, quella qualitativamente più adeguata».

Gli istituti tecnici e professionali «devono avere assoluta pari dignità dei licei», afferma il ministro dell’Istruzione che intende ripartire da qui dopo la reintroduzione del maestro unico alle elementari. «Negli istituti tecnici ci sono 900 indirizzi. E’ un’assurdità. Faremo una riforma per cui davvero alla fine del ciclo di studi ci sarà per gli studenti un titolo spendibile sul mercato».

La Gelmini difende la sua riforma e annuncia che parte (due miliardi) dei risparmi ottenuti con la manovra sulla scuola saranno destinati all’aggiornamento e alla formazione degli insegnanti e a un capitolo di spesa che comprenderà anche «scatti di carriera per gli insegnanti legati al merito». Ma non riesce a conquistare la fiducia della piazza contro cui nutre una forte diffidenza: «Chi difende lo status quo non ha in mente la generazione del 2020, ma la difesa dei corporativismi che hanno ingessato la scuola».

Sono a rischio quattromila istituti. E’ l’allarme lanciato dall’ex ministro dell’Istruzione, Fioroni, a proposito della norma sull’accorpamento contenuta nel decreto legge riguardante la sanità che prevede la chiusura degli istituti scolastici con meno di 500 alunni.

ANNA RITA RAPETTA (www.lasicilia.it)







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