ROMA. Trecentomila studenti in piazza contro la riforma
della scuola e per dire no alla politica dei tagli. «Non
è che l’inizio», recita lo striscione in testa ai cento cortei
sfilati nelle province di tutt’Italia. L’inizio dell’autunno
caldo del ministro dell’Istruzione, Gelmini, nell’occasione
ribattezzato «ministro della d-Istruzione». E il
clima sembra destinato ad arroventarsi. Dopo le affermazioni
del ministro della Funzione pubblica, Brunetta,
sugli insegnanti «pagati troppo e formati poco», le dichiarazioni
del ministro della Semplificazione, Calderoli,
che attacco un’altra categoria: «Il numero dei bidelli
è 160 mila. Tantissimi, anche se poi ci dobbiamo rivolgere
a strutture esterne per le pulizie o per la gestione
della mensa».
I numeri. Secondo l’Uds, che ha sfilato assieme alla Rete
degli studenti e all’Udu, a Roma, Napoli e Torino erano
in 40 mila, a Milano in 30. Forte mobilitazione anche
a Palermo (cinquemila), Siracusa (tremila) e Caltanissetta
(duemila).
Le istanze. «Siamo venuti qui da te perché tu non ci
chiami mai. Non ci chiedi mai cosa pensiamo». La voce
sparata dagli altoparlanti del camioncino del corteo capitolino
riecheggia davanti alla sede del ministero di
viale Trastevere. Gli studenti si danno il cambio al megafono
per spiegare le ragioni della protesta. Sono contrari
al taglio di otto miliardi al settore con la conseguente
riduzione del personale docente e non, alla
reintroduzione del voto in condotta per «tappare la bocca» agli studenti, al finanziamento delle scuole private,
all’abbassamento dell’obbligo scolastico da 16 a 14 anni.
«Siamo in piazza per svelare le balle di un governo
fatto di balle e pupe: si fa passare la riforma con un atto
di bullismo. L’unica riforma sono gli otto miliardi di
tagli per la scuola pubblica», dice uno dei manifestanti.
L’esito della giornata. Gelmini, che nei giorni scorsi ha
liquidato con sufficienza le contestazioni di «piccole
frange», non si è fatta vedere. Una delegazione di studenti
è stata ricevuta dal dirigente generale del personale
della scuola e dal vicedirettore generale degli studenti,
ma non ha avvicinato le parti in causa. «E’ stata
una chiacchierata ininfluente», hanno commentato gli
studenti annunciando una consultazione nelle scuole:
«Se non lo farà il ministro, il referendum lo faremo noi
stessi, attraverso i nostri siti entro novembre». Inoltre,
da lunedì prossimo partirà la petizione per le dimissioni
della Gelmini promossa dalla confederazione degli
studenti.
I prossimi appuntamenti. Quella di oggi si preannuncia
come la prima di una lunga serie di iniziative sia nazionali
che locali. Il 30 ottobre gli studenti scenderanno in
piazza a supporto dello sciopero indetto da Cgil, Cisl,
Uil. L’appuntamento clou è quello del 17 novembre, la
Giornata internazionale di mobilitazione studentesca
lanciata dal Social Forum.
Reazioni politiche. Veltroni è quasi sorpreso per la massiccia
partecipazione degli studenti. Si affretta a dare il
suo sostegno ai manifestanti che hanno dato prova di
«maturità» (a Roma gli studenti hanno reso un tributo
alle forze dell’ordine in servizio) e dedica anche a loro
la manifestazione del 25 ottobre del Pd. Il Pdl fa sapere
che sta organizzando una contromanifestazione.
ANNA RITA RAPETTA (da
www.lasicilia.it)