''La classe'', disavventure di un prof nel liceo multietnico parigino
Data: Mercoledì, 08 ottobre 2008 ore 22:20:16 CEST
Argomento: Redazione


Un film che colpisce per la sua verità, per il ritratto credibile che fornisce delle dinamiche interne al mondo scolastico, nell'epoca dei tagli al personale e delle aule multietniche. E a spiegare il livello di realismo che vediamo nello schermo, c'è il modo in cui Cantet (autore di opere interessanti come Risorse Umane e Verso il Sud) ha costruito la storia: "Abbiamo girato in un vero istituto del Ventesimo arrondissement - racconta oggi a Roma - gli insegnanti che vedete sono tutti veri. E anche i ragazzi: abbiamo organizzato un laboratorio all'interno della scuola, il mercoledì pomeriggio, a cui hanno partecipato 50 studenti, che poi si sono ridotti a 25, i più motivati rispetto al progetto. Con grande entusiasmo e concentrazione, ci hanno dedicato un pomeriggio a settimana per l'intero anno, e poi tutte le vacanze: alcuni professori erano quasi invidiosi, nel vederli così impegnati!".

Se gli si chiede la sua opinione personale, su come dovrebbero andare le cose in questo campo, il regista spiega di essere "contro l'autorità, non credo che debba essere questo il senso di un progetto educativo. Sarò utopistico, ma per me è così. Credo invece che gli allievi dovrebbero essere gli attori del loro stesso processo di approfondimento". E sui prof: "Credo che il loro sia un impegno totalizzante, un modo di vivere, uno stato mentale. Devono avere anche un'ottima salute, e la capacità di resistere a tutti i colpi. Penso comunque che tagliare il loro numero, come avviene in Francia (e anche in Italia, ndr) non sia la strada giusta".

E alla fine la Palma d’oro di Cannes 2008 va al professorino Francois e al suo meticciato di alunni tredicenni cinesi, algerini, maliani, marocchini, della classe quarta di una scuola del 20esimo arrondissment parigino. Film come Entre les murs lasciano però stupefatti per una serie di motivi non sempre nobili. In primo luogo, essendo un film che vuole immergersi nella realtà, anima e corpo, usufruisce di una forma statutaria ibrida tra documentario (sembra una tranche de vie con non attori, invece così non è) e fiction (un po’ come il primo film di Cantet, Risorse umane) con risultati drammaturgici disomogenei. Secondo: la formula ragazzino o bimbo che recita, con relativa supposta naturale spontaneità comunicativa, è, comunque la si prenda e giri, sempre un espediente piuttosto ricattatorio. Terzo: l’idea di trasferire un romanzo di successo (dal titolo omonimo) e farne interpretare il personaggio principale dal suo autore (Francois Begaudeau) suona come l’ennesimo strano sdoppiamento tra matrice o fonte del discorso cinematografico e il film in sé. Entre les murs, infatti, si presenterebbe di primo acchito come film sul “com’è difficile fare gli insegnanti oggi”, includendo una sorta di esposizione e denuncia di un dato di fatto del reale (l’ambiguità della democratizzazione dell’educazione scolastica che miete vittime innocenti sia tra prof che tra alunni), ma finendo continuamente per essere un mockumentary dalle modalità espressive forzate. Valutando che è girato per intero dentro un aula di scuola e che gli unici effettivi punti di fuga spaziali e concettuali per professore e alunni sono l’ufficio del preside o il cortile dove si gioca a calcio (anch’esso contornato da muri alti), il film di Cantet risente anche di una supponente messa in scena da inquadrature rubate sui visi ignari di studenti e docenti. Invece è tutto paurosamente architettato nei minimi particolari e strenuamente finto. Scelta legittima, per carità, ma si intuisce lontano un miglio che le proprie scelte poetiche ed estetiche sono puntellate da fragili espedienti formali. Peccato che questo film abbia così impressionato una giuria come quella di Cannes e abbia sollevato polemiche a posteriori, quando gli intenti di Cantet e Begaudeau (autore anche della sceneggiatura) erano di lasciare libertà d’interpretazione allo spettatore di fronte ai comportamenti di professore e alunni.

Eppure La classe, in Francia, ha suscitato anche molte polemiche, per la sua rappresentazione senza orpelli dell'universo dell'istruzione. "Io non volevo fare un film 'esemplare' sulla scuola - spiega ancora Cantet - ma solo raccontare questi venti particolari ragazzi che vedete sullo schermo, nella loro individualità. Anche il meting pot di etnie non è stato cercato, per me i protagonisti non sono degli stereotipi. E comunque in Francia il dibattito sulla scuola c'è da sempre".


Ultima curiosità: il film, che nelle nostre sale è distribuito da Mikado, rappresenterà il suo Paese nella corsa agli Oscar. Scontrandosi dunque, ancora una volta, con Gomorra: a Cannes, ricordiamolo, Cantet ebbe la Palma d'oro, Matteo Garrone il Gran premio della giuria. "Gomorra mi piace - chiosa Cantet - è un film che, come i miei, trae spunto dalla realtà: esplorandola, possono venirne fuori tante belle sceneggiature"







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