VISTI PER VOI A TAORMINA ARTE (inviata Silvana La Porta)...CON CADUTA FINALE!
Data: Marted́, 07 ottobre 2008 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


AMORE E PSICHE 27 luglio 2008 (regia di Peppe Barra, coreografie Andrè de la Roche)

Peppe Barra e Taormina Arte festeggiano anche quest’anno la loro lunga amicizia. Da anni infatti ormai l’attore napoletano fa vivere, con le sue abili perfomances, magiche notti agli spettatori della sezione Teatro, nel solito magico scenario della baia di Giardini Naxos. E stavolta, dopo il Decamerone di Boccaccio e il Satyricon di Petronio, Peppe Barra si è magistralmente cimentato, il 26 e 27 luglio scorsi, con un classico delle storie d’amore di tutti i tempi: la favola di Amore e Psiche, tratta dalle Metamorfosi di Apuleio, con uno spettacolo totale in cui musica, danza e parola si sono magicamente fuse, in onore alla lezione dei tragici greci e alla tradizione del buon teatro italico antico.
Il regista Renato Giordano, non nuovo alla riedizione di classici con gusto e stile moderni, e il ballerino André de la Roche, con il suo spumeggiante corpo di ballo, hanno fatto il resto. E il risultato sono state due serate di grande divertimento e di grande sogno. Con un Apuleio riletto con simpatia, ma senza tradirne il profondo spirito filosofico: la curiositas è un desiderio lacerante, un folle peccato di orgoglio che si sconta con atroci pene. In mille modi questo messaggio è riecheggiato sul palcoscenico: con la bella presenza di Francesca Nunzi, la melodiosa voce di Francesca Martini, le sensuali coreografie di Andrè de la Roche, le musiche originali, ricche di sonorità mediterranee, di Gabriele Coen, Paolo Del Vecchio e Mario Rivera. E soprattutto con gli esilaranti duetti di Peppe Barra, con quella sua parlata napoletana inconfondibile, e Piero Caretto: e su tutti, intervallato sapientemente da frequenti interventi di danza, l’unico grande protagonista, quel Peppe, trasformista, istrione e guitto inimitabile, ora Venere, ora sorella di Psiche, ora Giunone, che definisce l’amore…nu’ verme che divora le midolla e allude, con pose e linguaggio farseschi, all’amplesso tra i due giovani innamorati. Sempre autentico, sempre divertente, mai sopra le righe e perennemente animato da un’irresistibile vis comica.
L’esito è stato un riuscito e affascinante pastiche di stili e di toni, che ha restituito la vera essenza dell’opera di Apuleio, semplicemente una bella favola con una morale profonda. E alla fine gli spettatori, quasi delusi della prematura conclusione, tra scroscianti applausi hanno atteso che, come per magia, tutto ricominciasse da capo. Erant in quadam civitate rex et regina…

SILVANA LA PORTA

LE CENERI DI GRAMSCI 3 agosto 2008 (regia di Sandro Lombardi e Virgilio Sieni)

Taormina arte, tra le tante convincenti proposte di quest’anno nella sezione teatro non ha esitato ad accogliere tra gli spettacoli uno straordinario e sentito omaggio a Pier Paolo Pasolini affidato all’attore Sandro Lombardi e al coreografo Virgilio Sieni, che hanno portato in scena domenica 3 agosto al Palazzo dei Congressi “Le ceneri di Gramsci”. I due hanno un prestigioso passato in comune, dovuto ai primi spettacoli della compagnia «I Magazzini» in cui erano in scena insieme sempre diretti da Federico Tiezzi. E si sono cimentati con un poemetto, pubblicato nel 1957 ed ambientato davanti alla tomba di Gramsci nel cimitero acattolico di Roma, che vive di un accorato dialogo tra Pasolini, così uguale e così diverso dal suo interlocutore, e il grande intellettuale marxista. Sulla scena la parola di Sandro Lombardi, accompagnata dalla appassionata gestualità di Virgilio Sieni, ha fatto rivivere una pagina straordinaria della letteratura italiana, un monumento alla necessità che la parola poetica diventi impegno politico e civile. I due attori, esaltando e sviscerando in ogni sua parte il testo pasoliniano, grazie anche all’alternarsi di toccanti commenti musicali, hanno convinto il pubblico, merito anche di un gioco di luci chiaroscurale, allusivo all’eterna contraddizione pasoliniana, tormento del suo animo sensibile: la sua naturale propensione verso il popolo e la coscienza tutta intellettuale di appartenere indissolubilmente al ceto borghese. Il tutto affidato scenicamente a una mimica che si è mostrata nel suo essere presenza, movimento, voce, figura, memoria.
Spettacolo d’atmosfera dunque. Peccato solo per l’audio, non sempre perfetto. Ma, magia della gestualità, i corpi avvinghiati dei due attori parlavano meglio e più delle loro bocche…

Silvana La Porta

BEATLES SYMPHONY 14 agosto 2008 (ACCADEMIA MUSICALE DI PALERMO)


The Beatles greatest hits in symphony. Già, le mitiche canzoni dei Beatles magicamente orchestrate e presentate al grande pubblico in uno, come ha entusiasticamente affermato la cantante soprano Carmen Avellone, dei teatri più belli del mondo. Taormina arte ha così festeggiato la sua notte di Ferragosto: con un concerto dell’Orchestra Sinfonica del Mediterraneo diretta dal maestro Salvatore Percacciolo, che ha riproposto 23 grandi successi dei Fab Four, di quel gruppo di ragazzi che, partiti dagli scantinati di Liverpool, diventarono in poco tempo l’oggetto di un culto sfrenato in tutto il mondo.
La bellezza delle canzoni dei Beatles cattura già di per sé. Ma la sapiente orchestrazione, affidata a cinque maestri come Giovanni Sollima, Giovanni D’Aquila, Antonio Fortunato, Alberto Maniaci e Gaetano Randazzo, ha davvero rapito le orecchie degli ascoltatori, segnalandosi per la sua varietà e per la capacità di conferire ad ogni brano una sua cifra inconfondibile. Così il classico si è mescolato con il moderno, con incursioni nel jazz assai gradevoli, l’ariosità degli archi ha ben duettato con il ritmo delle percussioni, mentre il piede degli spettatori, inconsapevolmente, si muoveva, a cercare una lontana melodia persa nella memoria. E su tutti Carmen Avellone, che con la sua versatilità artistica, ha saputo rendere ogni brano diverso dall’altro, adeguando toni e modi alla loro specificità. E d’altronde cosa furono i Beatles? Dei grandi sperimentatori, che sempre trovarono il modo di creare le più varie nuances musicali. E la loro immortale musica ha attinto, grazie a questo spettacolo ideato da Girolamo Salerno, direttore artistico dell’Accademia musicale di Palermo, la dimensione colta, di matrice classica e operistica. Thank you, Fab Four. And thank you, Beatlesimphony.


SILVANA LA PORTA

LORIN MAAZEL DIRIGE BEETHOVEN (dal 19 al 23 agosto)

Arrivò a quella solitaria altezza che a nessun altro mai fu dato raggiungere. E le sue nove sinfonie, dal 19 al 23 agosto, hanno deliziato quest’anno, dal palcoscenico del teatro di Taormina, un pubblico entusiasta e mai sazio di applausi per uno spettacolo così sapiente ed energico. Ludwig Van Beethoven e Lorin Maazel, uno dei più grandi compositori di tutti i tempi e uno dei più grandi direttori d’orchestra viventi, sono stati insieme, a dispetto dei secoli che li separano, uniti dalla loro grande singolare personalità. Perché, si sa, la partitura è un punto di partenza che poi il direttore fa proprio e interpreta, facendolo rivivere di vita nuova e ogni volta diversa.
E questo è stato lo spirito che ha animato il celeberrimo direttore americano di origine francese nel dirigere, per Taormina Arte 2008, l’orchestra Symphonica Toscanini, un ensemble da lui personalmente costituito e formato da elementi delle migliori orchestre europee: trasmettere la potenza immediata e nello stesso tempo l’equilibrio formale, tematico e strumentale delle sinfonie di Beethoven, tutte diverse e tutte animate da una duplice ispirazione: la robusta vena epica e il delicato amore per la natura. Duplice ispirazione, eroica e bucolica, che Maazel ha perfettamente reso con una direzione ora fremente, ora pacata, ma sempre tesa, mai rilassata; l’attenzione al ritmo è stata precipua in tutte le esecuzioni, in un gioco di contrasti straordinario, dove all’effetto massiccio della piena orchestra si è spesso, e decisamente, contrapposta la grazia delicata del gioco di domanda e risposta tra i singoli strumenti. Gioco di arditi contrasti di cui Beethoven fu maestro straordinario e che Maazel ha nelle varie serate valorizzato, trasmettendo l’amore della natura, la gioia di vivere, la luce della felicità del compositore.
E soprattutto l’abissale tormento del suo animo. Perché il maestro della gioia di vivere fu anche un uomo che lottava contro il taedium vitae, le infermità del corpo e le sofferenze dell’anima. E la sua incalzante devastante sordità, che lo avrebbe spinto al suicidio, se non ci fosse stata l’Arte.
Non a caso vetta dell’iter sinfonico del compositore fu proprio quella Nona sinfonia che ha chiuso magistralmente l’appuntamento taorminese, abbandonando il carattere puramente strumentale e offendo un tema cantabile di straordinaria bellezza, che allude alla redenzione di tutta l’umanità. Qui veramente l’orchestra ha dato il meglio di sé, duettando superbamente con le voci con slancio stupendo, in un sublime invito a quella gioia, che conferisce energia e calore all’esistenza, coronato da lunghi e ripetuti applausi.
Dulcis in fundo una nota di colore. Nel bel mezzo di uno dei bis di queste straordinarie serate, un flautista è letteralmente precipitato dal suo scanno, travolgendo i vicini orchestrali. E mentre tentava di afferrare il suo strumento, il direttore lo fissava incredulo e lo invitava, con lo sguardo severo, a prepararsi per la sua esecuzione. Ma tutto ok. The show has gone on. Come si addice a una grande orchestra. E a un grande, come sempre grandissimo Lorin Maazel, stupendo interprete di Beethoven.

SILVANA LA PORTA












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