Mentre la ministra Gelmini presenta alla stampa la lavagna luminosa
da accendere in molte classi della repubblica, la Commissione
bilancio fa presente che non ci sono i soldi per pagare
al maestro unico le due ore aggiuntive alle 22 settimanali che
prima svolgeva coi due colleghi. Durante tutto il 2009 dunque
dovrebbe essere la scuola a rintracciare tra i suoi fondi i compensi
e qualora non li trovasse un emendamento le autorizza
ad anticiparli e poi si vedrà nel 2010. Diversa la prospettiva per
i corsi di recupero nella secondaria, per l’attivazione dei quali
qualcuno profila l’intervento finanziario delle famiglie, considerando
il piano complessivo dei tagli finora registrato.
In ogni caso il decreto del ministro, con tutte le novità, dovrebbe
essere votato alla Camera con la fiducia, a scanso di
equivoci e per fare in fratta, entro la prossima settimana, mentre
per il 17 ottobre i sindacati starebbero annusandosi per organizzare
uno sciopero unitario della scuola, sollecitato soprattutto
dalla Gilda che, visti i malumori e le diffidenze fra i confederali,
invita all’unità. I precari plaudono ma pure chi da poco
ha conquistato una cattedra, nel timore di vedersela sfuggire;
e pure gli Ata non sembrano avere titubanze a scendere in
piazza. In ogni caso pare si sia messa in marcia la protesta mentre
lasciano disorientati le parole del premier Berlusconi che
addossa colpe a tutti tranne al suo Governo che obiettivamente
sta creando un clima di incertezza.
Scuola come ufficio di collocamento, dice, dove al poco lavoro
corrisponde poco stipendio per cui i tagli sarebbero la risposta
maggiormente efficace per pagare di più chi rimane e per
farlo lavorare con profitto. Che potrebbe essere una buona osservazione
se ci fosse pure più chiarezza e un dibattito più
compiuto nel paese che invece ogni giorno deve registrare delle
novità che però sono non discutibili né criticabili. E questo
malessere lo ha pure evidenziato il presidente Napolitano
quando ha affermato che certe modifiche hanno bisogno dell’apporto
di tutti e in modo particolare di chi opera nella scuola
che è un bene della Nazione e non di chi conquista più voti.
Importante è stato anche il riferimento al "Quaderno bianco",
lo studio sulla attuale condizione della scuola fatto da Prodi, da
dove occorrerebbe partire.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)