SPIKE LEE E IL SUO NUOVO FILM: ''I PARTIGIANI SCAPPAVANO DOPO AVER ATTACCATO''
Data: Marted́, 30 settembre 2008 ore 14:14:11 CEST
Argomento: Rassegna stampa



30/9/2008 - IL REGISTA NERO «REVISIONA» LA RESISTENZA
"I partigiani scappavano
dopo aver attaccato"
Spike Lee: per il mio film non chiedo scusa
ALBERTO GALLO
TORINO
 Nonostante siano passati più di sessant’anni dalla fine della guerra, la Resistenza non conosce pace. Ma se il dibattito su questa controversa pagina di storia ha spesso coinvolto politici, storici e giornalisti del nostro Paese (si pensi al Sangue dei vinti di Giampaolo Pansa, pubblicato solo pochi anni fa, che ha riaperto la disputa con grande successo di vendite), questa volta la polemica arriva dall’America. La pietra dello scandalo si chiama Miracolo a Sant’Anna, il film di Spike Lee (in uscita nelle nostre sale venerdì) che da mesi fa infuriare le associazioni partigiane. Eppure il regista americano non ha alcuna intenzione di chiedere scusa ai partigiani. Sui quali, anzi, nutre opinioni tutt’altro che tenere.

 A suscitare le ire dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è stato l’inserimento nella trama del film di un elemento non riconducibile alla realtà: si tratta del tradimento di un partigiano, che avrebbe rivelato ai nazisti la falsa notizia della presenza di altri membri della Resistenza nel paese toscano di Sant’Anna, causando in tal modo, indirettamente, la strage. «Se questo film crea discussione è solo una buona cosa - sottolinea il cinquantunenne regista nero di Atlanta, ospite al Tg1 -. È vero, ci sono diverse interpretazioni della strage di Stazzema, ma una cosa è certa ed è quella che il film vuole raccontare: il 12 agosto 1944 la 16ma divisione delle SS uccise 560 civili». Dura la reazione di Giovanni Cipollini, vicepresidente della sezione Anpi di Pietrasanta: «Le dichiarazioni del regista ci indignano. Quello che ha detto è un’ulteriore dimostrazione di ciò che sosteniamo da tempo: Lee che ha realizzato un film senza tenere presente la verità storica su ciò che avvenne a Sant’Anna. Avevamo richiesto un confronto con il regista, ma non è stato possibile ottenerlo e questo ci dispiace molto».

 Ma il cineasta afroamericano, che per la sua pellicola si è ispirato all’omonimo libro di James McBride, non torna sui suoi passi: «Sono davvero dispiaciuto di aver offeso i partigiani, ma non ho alcuna intenzione di chiedere scusa a nessuno. Io sono un artista, non posso piacere a tutti. Mi criticano? E allora cosa devo fare, buttarmi giù dall’Empire State Building? Faccio film da 23 anni e di sicuro continuerò a farli anche se a qualcuno non piacciono». Sulla Resistenza Lee sembra avere le idee chiare: «Nemmeno i partigiani, sia italiani che francesi, erano amati da tutti: c’erano anche quelli che dopo aver fatto qualche azione scappavano sulle montagne, lasciando la popolazione civile a subirne le conseguenze. Oggi tutti in Italia si dicono partigiani, ma allora, negli anni Quaranta, non era affatto così. È stato così anche per noi americani di colore per la difesa dei diritti civili». Il regista rifiuta un aperto schieramento a favore della Resistenza: «Rispetto l’opinione dell’Anpi - dice -, ma ci sono molti aspetti in ciò che è successo a Sant’Anna di Stazzema: non ci sono solo buoni o solo cattivi. Anche alcuni soldati americani non erano il bene e perfino qualche nazista non era solo male. Questa complessità caratterizza il film, che vuole rendere tutte le sfaccettature della vicenda».

 Oggi cast e regista saranno a Firenze per presentare in anteprima il film. Si prevede l’intervento delle associazioni partigiane e, con ogni probabilità, nuove polemiche.






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