La musica S
ufi torna in Sicilia. a Palermo uno stage internazionale di flauto
ney con i maestri Gallet e De Zorzi
Realizzare in Sicilia la prima scuola italiana di musica
sufi. Con questo ambizioso obiettivo,
dal 20 al 26 ottobre, si terrà al Conservatorio di Palermo uno
stage formativo internazionale di flauto
ney, lo strumento tipico della confraternita
sufi mevlevîye, più nota in occidente come dei “dervisci rotanti”. L’iniziativa è promossa dall’Officina di Studi Medievali, con il sostegno della Fondazione Banco di Sicilia, della Fondazione Ignazio Buttitta, e con la collaborazione dell’Università degli Studi di Palermo e del Conservatorio Vincenzo Bellini. Lo stage, dal titolo “Musica
sufi ottomano-turca e flauto
ney: pratica strumentale e valori culturali”, giunto alla sua seconda edizione dopo il fortunato esordio dello scorso anno, sarà ancora diretto da Stéphane Gallet, dell’associazione “
Voix des Voies” di Parigi, insieme a Giovanni De Zorzi, che insegna flauto
ney al Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza, assistiti dalla dottoressa Maria Giuliana Rizzuto.
Il corso terminerà sabato 25 ottobre con un concerto finale degli allievi nell’Aula Scarlatti del Conservatorio Bellini di Palermo, e culminerà, domenica 26 ottobre, in un concerto dei maestri Stéphane Gallet (flauto
ney, voce, viella
yailı tanbûr), Giovanni De Zorzi (flauto
ney, voce) e Francesco Clera (percussioni) nella suggestiva cornice della Basilica di San Francesco d’Assisi. Nell’ambito dello stage è, inoltre, previsto un
reading di poesia
sufi, in programma al “Teatro delle Balate” all’Alberghieria.
Le iscrizioni sono già aperte e ci sarà tempo fino al
15 ottobre. La quota di iscrizione (simbolica) è di dieci euro. Ai partecipanti verrà rilasciato un attestato di frequenza che consente il riconoscimento come “Crediti Formativi Universitari”. Il corso avrà la durata di 30 ore.
Per iscriversi, occorre chiamare il numero 091.586314 e recarsi nei locali dell’Officina di Studi medievali, in via del Parlamento 32, a Palermo (dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30). Per informazioni, telefonare al numero 3270827691 o scrivere a
mariagiuliana@yahoo.it.
Avviciniamoci a questo strumento insolito: il
ney è uno strumento dal passato millenario divenuto nei secoli l’unico strumento a fiato adottato negli
ensembles di musica classica persiana, araba e ottomano-turca. Dal IX d.C. il
ney è uno tra i rari strumenti musicali impiegati nell’incontro cerimoniale
sufi detto
samâ‘, “ascolto, audizione”, nel corso del quale si ascoltano musica e poesia nell’intento di pervenire a particolari stati interiori, definibili come estasi o, più correttamente, enstasi. Dal XIII secolo il
ney assume un particolare ruolo, musicale e simbolico, in seno alla confraternita
sufi detta
mevlevîye, più nota in occidente come confraternita dei “dervisci rotanti”, sorta sull’esempio del poeta
sufi di lingua persiana
Mevlâna Jalâl-ud-Dîn Rumî (Balkh, 1207-Konya, 1273). Per la
mevlevîye il particolare
samâ‘ che combina poesia, musica e “danza” divenne una pratica quasi quotidiana elaborata nei minimi dettagli. I
tekke,
“centri”,
mevlevî divennero presto i conservatori e i centri letterari ed artistici dell’impero ottomano (1326-1922) e, nel tempo, si venne formando un notevole insieme di composizioni destinate al
samâ‘ che vennero trascritte e transnotate, costituendo le prime testimonianze di scrittura musicale in area ottomana turca.