ROMA. 28.09.2008. La storia si ripete. Cinque anni fa la Cgil portò tre milioni di persone in piazza
contro il tentativo del governo Berlusconi di
demolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Stavolta, il più grande sindacato italiano
ha manifestato per chiedere al governo
di cambiare rotta sulla politica economica
che starebbe portando il Paese sull’orlo
del baratro,l e per minacciare lo sciopero
generale sulla riforma dell’istruzione.
Come cinque anni fa, anche stavolta all’appello
mancano la Cisl e la Uil di Raffeale Bonanni
e Luigi Angeletti che accusano Guglielmo
Epifani di aver abbandonato il percorso
unitario per fare "la propria manifestazioncina".
La rottura, proprio mentre è in corso la
trattativa per il rinnovo dei contratti del
pubblico impiego, preoccupa Bonanni che
ha convocato una conferenza stampa proprio
nel giorno della mobilitazione per lanciare
un appello unitario alla Cgil. "A chi mi
chiede perché oggi sono qui - è la risposta
del segretario generale della Funzione pubblica
nazionale, Carlo Podda, -, io rispondo
chiedendo a mia volta: perché non ci sono
gli altri?". Per il sindacato di Corso Italia, ragioni
per scendere in piazza ce ne sono a iosa:
dall’imminente crisi nella Sanità, ai tagli
all’Istruzione, dall’attacco al pubblico
impiego alla crisi economica che si riflette
sul potere d’acquisto di lavoratori e pensionati.
I numeri delle piazze. Migliaia di persone
nelle centocinquanta città del Paese sotto
l’insegna "Diritti in piazza". In corteo hanno
sfilato insieme lavoratori, pensionati,
precari della scuola, dei call center e dei
grandi magazzini, operai, poliziotti, ex dipendenti
di aziende che hanno chiuso i
battenti.
Le istanze dei manifestanti. Una precisazione,
visti i rapporti tesi con gli altri due sindacati:
"La manifestazione è per dare voce a chi vuole il cambiamento. Non è contro
qualcuno, tantomeno contro Cisl e Uil che
avremmo voluto al nostro fianco", ci tiene a
precisare il leader della Cigl appena arrivato
a piazza Farnese. "Siamo in piazza per ripartire
dal basso e dare una sveglia al governo.
Bisogna affrontare i problemi di chi
perde il posto di lavoro, dei lavoratori dipendenti,
che pagano sempre più tasse, dei
pensionati, a cui nessuno pensa. Governo
svegliati che il Paese sta perdendo colpi e
l’occupazione sta tornando indietro", dice
dal palco prima di snocciolare i problemi
uno ad uno. Si parte dalla trattativa sulla
riforma del modello contrattuale. Per Epifani
l’accordo è "difficile" visto che
Confindustria ha presentato un
documento "un po’ sovietico anche
a livello di libertà di contrattazione"
con un indice di inflazione
che impoverirebbe i salari.
Epifani non ha gradito neanche
l’attacco al potere contrattuale
inferto dal ministro della Funzione
pubblica, Renato Brunetta,
che ha previsto degli aumenti
una tantum per i lavoratori del
pubblico impiego in attesa del
rinnovo del contratto: "Non sono
mance quelle che chiediamo ma
diritti e contratti". Le cose peggiorano
passando alla scuola.
"Spero unitariamente, ma anche
se non fosse unitariamente, se le
cose non cambieranno, noi andremo
allo sciopero generale di
tutta la scuola". Infine la Sanità,
che nel Lazio rischia il collasso:
"Caro governo, o dai i 5 miliardi
che mancano all’appello alla Regione
Lazio o la situazione precipita
e gli ospedali vanno a gambe
all’aria". Infine, Epifani chiede
le scuse di chi, sull’Alitalia, "voleva
fare senza la Cgil e ci ha accusato
di giocare allo sfascio".
L’appello della Cisl. Bonanni non
ha affatto digerito la mossa solitaria
della Cgil che ha dato
"ascolto alla pancia interna" allontanandosi
dal percorso unitario.
Il timore è che la Cgil punti i piedi sulla
trattativa con la Confindustria. Di qui l’appello.
Non "a Confindustria e alla ’cara’ Emma
che mi pare abbiano fatto uno sforzo
abbandonando l’indice-truffa dell’inflazione
programmata. Ora anche altri devono
trovare questa ragionevolezza".
ANNA RITA RAPETTA (da www.lasicilia.it)