CISAL SCUOLA DI CATANIA: DOCUMENTO A DIFESA DEI PRECARI
Data: Domenica, 28 settembre 2008 ore 09:50:13 CEST
Argomento: Comunicati


Cisal Scuola di Catania: documento a difesa dei precari
 
 
 
“Se volessimo dare un titolo d’effetto sulla questione scolastica potremmo ricorrere a “La scuola di sartoria”.

 Fosche le previsioni per la vita dei precari vista la prospettiva dei 150.000 tagli previsti e le riforme attuate  “a colpi di decreti”( il maestro unico per la scuola primaria, voto in condotta, giudizio espresso in numeri, insegnamento dell’educazione civica,).
Il ministro, Maria Stella Gelmini dice di voler valorizzare la professione docente pagando meglio gli insegnanti di ruolo e di voler razionalizzare l’utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili; il vero obiettivo è il contenimento (art. 64 del decreto-legge 25 giugno 2008),  in parole semplici bisogna far quadrare il bilancio a spese dei precari, degli alunni ed in particolare degli alunni diversamente abili.
 A proposito di precari, ma non sono anch’essi membri della categoria docente, non hanno conseguito lauree, abilitazioni (tramite concorsi e scuole di specializzazioni), non hanno approfondito l’autoformazione attraverso strumenti quali master e corsi di perfezionamento/formazione offerti dalle Università telematiche?!? 
Questi precari, pensavano di far valere il loro curriculum in un sistema di reclutamento trasparente in grado di garantire il diritto al lavoro.
Ed ecco che  il governo cambia tutte le regole!
Eccovi un nuovo suggerimento all’insegna della concretezza, uniformiamoci al sistema scolastico europeo, via al disegno di legge che prevede la chiamata diretta, cioè la nomina dei supplenti annuali e temporanei da parte dei DS a partire dalle GaE.
E le graduatorie? Che fine faranno?
 Sicuramente anche i precari andranno in mobilità dal sud si sposteranno al nord, ci sono tante scuole pronte a nominare i precari del sud.
Rimuoviamo però la speranza di essere immessi in ruolo. Il governo precedente aveva già avviato un processo di razionalizzazione della distribuzione dei precari, trasformando la GP in GaE, in nome di una scuola efficiente, per semplificare le procedure di reclutamento e far fronte alle esigenze di avvio delle attività scolastiche con tempestività.
Adesso la situazione, alla luce di questo disegno, si complica, i  precari dovranno ottenere il favore del DS, spetta a lui valutarli e riconoscerli degni del ruolo a cui aspirano.
Altro che trasparenza, legalizziamo un sistema di reclutamento privato escludendo le garanzie più elementari.
La continuità e il diritto allo studio, del resto, giustificano quanto appena enunciato, almeno a detta di alcuni. Ma la continuità non dovrebbe essere garantita dal Governo che anziché razionalizzare “tagliando”, avrebbe dovuto investire nella formazione e nella ricerca, attivando in modo capillare su tutto il territorio un sistema di monitoraggio in grado di dar conto della reale situazione delle scuole, spesso passata sotto silenzio, e da lì risollevare le sorti della scuola italiana? 
Qui nella provincia di Catania ci sono scuole che non dispongono di strutture essenziali (ascensori e laboratori inefficienti,  palestre inagibili, ecc.) in cui la reale sicurezza e l’abbattimento delle barriere architettoniche non sono ancora realtà.
Eppure nonostante queste condizioni i docenti dei vari ordini si impegnano quotidianamente insieme ai dirigenti e al personale ATA affinché nella prassi sia garantito il diritto allo studio.
Se si estendesse l’analisi a fattori socio-culturali il problema risulterebbe in tutta la sua complessità e gravità.
Che dire, per esempio, del diritto allo studio per gli alunni diversamente abili, e per i loro genitori,  docenti curriculari e docenti specializzati?
Se in una classe sovraffollata alcuni alunni con gravi patologie non permettessero un normale svolgimento delle lezioni, qualcuno proporrà una soluzione d’avanguadia, le scuole speciali per esempio? Le figure degli assistenti e quelle degli educatori, spesso presenti ed efficienti al nord, qui al sud non sono presenti.
L’équipe psico-pedagogica è spesso sobbarcata di lavoro. A volte si delega tutto al docente specializzato considerato spesso tutto fare e “tappabuchi”. Si può allora parlare di una rete efficiente?
L’integrazione, principio cardine della scuola, sembra negata dalla prassi. A chi importa? Occorre razionalizzare! Ed ecco la Gelmini che risparmia tagliando i docenti specializzati nelle attività di sostegno, in particolare al sud. Sembrano proprio soluzioni improponibili.

 Chiediamo:
 Il ritiro del DL 137 che prevede il ritorno al maestro unico – dal punto di vista pedagogico è una figura superata che non offre al bambino di oggi quella pluralità dei rapporti didattici ed educativi di cui ha bisogno .Il ritiro dei tagli all’organico di sostegno, di posto comune di tutte le classi di concorso e degli ATA per evitare l’accorpamento delle classi. Il Ministro Gelmini,  ha previsto un taglio di 90.000 docenti e 47000 ATA. La riduzione degli organici avrà come conseguenza la formazione di classi di 35-40 alunni e migliaia di studenti disabili non avranno più alcun aiuto.”

 


                         ANGELO FLORIDDIA
                         ALDO REITANO
                         PATRIZIA CASTIGLIONE






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-12254.html