La semplificazione del piano Gelmini-Fioroni
Data: Sabato, 27 settembre 2008 ore 17:04:27 CEST
Argomento: Opinioni


Berlinguer aveva addirittura commissionato uno studio a consulenti privati poi sfociato nei libri PICTO.
Ma chi se lo ricorda più?
Prendiamo in mano questo benedetto quaderno bianco Fioroni e leggiamolo.
Si trova in internet digitando in qualunque motore di ricerca l’acronimo. Ne estraiamo dei brani tanto per avere l’idea del precipizio in cui ci siamo fermati.
A pag. 9 leggiamo : A questa situazione in miglioramento per la quantità, corrisponde una situazione non positiva per la “qualità”…. La forte diversificazione territoriale nella qualità mostra risultati buoni nel Nord, insoddisfacenti nel Centro (un profilo spesso trascurato), gravemente carenti nel Sud.
A pag. 10 leggiamo: Assai elevato è anche il grado di analfabetismo funzionale della popolazione adulta: Questi risultati devono preoccupare per via degli effetti forti e pervasivi dell’istruzione.
A pag. 11 leggiamo: il rapporto insegnanti per 100 studenti è decisamente più alto che negli altri paesi OCSE, in tutti gli ordini di scuola: in media circa 1 punto e mezzo in più, effettuando il confronto per il 2004 su aggregati comparabili.
Le classi sono distribuite in oltre 42 mila sedi scolastiche su un territorio caratterizzato dalla presenza da oltre 7 mila piccoli comuni, con una non soddisfacente efficienza della programmazione della rete scolastica.
A pag. 12 : Più alta della media internazionale è anche la spesa per istruzione misurata per studente ….. esiste un serio problema di allocazione delle risorse finanziarie.
Ne fa parte anche un livello insufficiente della spesa in conto capitale, per attrezzature e strutture. Per quanto riguarda la dimensione delle classi, si osserva un forte squilibrio verso la piccola dimensione, ben al di sotto dei valori indicati dalla normativa. Nella determinazione dell’organico si è sedimentato un “metodo contrattuale” e in due stadi (“diritto” e “fatto”) che è fonte di opacità e tensioni.
A pag. 13: A una retribuzione media (al quindicesimo anno di insegnamento) modesta, anche nel confronto internazionale (nelle secondarie superiori fino al 20 per cento in meno l’anno rispetto alla media OCSE), in parte legata a un minore orario di insegnamento frontale, si accompagna una progressione retributiva assai lenta e limitata e l’assenza di legami della retribuzione con la formazione e le qualifiche acquisite e con i risultati ottenuti.
Il complesso di questi fattori, cumulandosi con quelli che caratterizzano in tutto il mondo la delicata professione di insegnante, ha prodotto in una parte degli insegnanti atteggiamenti di distacco e ostilità, documentati e visibili.
Il prolungato insuccesso nell’avviare un sistema nazionale di valutazione sugli apprendimentiha privato le autorità di governo della scuola della possibilità di apprezzare i risultati del sistema e di fissare operativamente standard di apprendimento; non ha permesso l’adozione di strumenti innovativi per monitorare e favorire i progressi delle singole scuole; ha tolto, assieme alle incertezze sulla credibilità dei titoli, uno strumento di guida per studenti, famiglie e interessi del territorio.
A pag. 18 si invoca una più piena autonomia economico-finanziaria delle istituzioni scolastiche, accompagnata da capacità e trasparenza contabile e dalla crescente potestà di attuare gli interventi necessari al miglioramento dei risultati.
A pag. 21 si invoca un nuovo reclutamento. Questa previsione rende quindi credibile e praticabile la scelta di procedere con nuove modalità di reclutamento concorsuale e di abbandonare definitivamente le logiche del precariato e delle graduatorie permanenti/ad esaurimento.
A pag. 24 prevedere incentivi per il complesso degli insegnanti (e del personale) in relazione al conseguimento di obiettivi

E così via perché il quaderno bianco si snocciola per ben 287 pagine con ricchezza di dati tabelle e studi.
Ma allora se i punti di crisi e di debolezza del sistema sono noti perché si continua a sostenere testardamente che tutto va bene e che non c’è niente da cambiare?
Perché si continua a negare la semplificazione introdotta dai provvedimenti?
E’ mai possibile che non ci si renda conto che gli studenti dei tecnici e dei professionali non riescono a stare in classe per 36 ore? Tant’è vero che tutte le scuole riducono le ore a 50 minuti.
E’ mai possibile che non ci si rende conto che il carico delle discipline è assurdo e occorre più flessibilità e essenzializzazione? Riempire la testa degli studenti di tonnellate di fatti e notizie non funziona più perché produce poi rigetto se i fatti e le notizie non si sanno organizzare e filtrare.
Le vogliamo leggere queste 16 pagine del piano con spirito sereno e sgombro da pregiudizi per accorgerci che c’è solo del buon senso e niente più?
Vogliamo leggere i testi della commissioni De Toni insediata da Fioroni per riformare i tecnici e i professionali e fatti propri ora dalla Gelmini?
Ma leggiamo il testo originale e non i sunti o i bignami sparsi su tutti i siti.





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